Brindisi, 27/04/2006

Rigassificatore: le associazioni scrivono a Ciampi

In data odierna le associazioni ambientaliste hanno inviato una lettera aperta al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, avente ad oggetto "Brindisi: il terminale di rigassificazione fra vecchi problemi e nuovo sviluppo".

Di seguito ne riportiamo integralmente il testo:

A Brindisi amministrazioni locali e Regione radicalmente rinnovate e impegnate alla costruzione di uno sviluppo finalmente sostenibile - fondato sulle risorse e le vocazioni locali, in primis il porto – sono ancora oggi condizionate dai resti di uno sviluppo effimero impostato per decenni su cantieri di impianti invasivi altrove non accettati, cantieri che drogano l’economia senza realmente farla crescere.
In questa promettente ma difficile situazione si incrociano due vicende di rilievo nazionale che segneranno la storia di questa comunità.
Sede del massimo polo energetico nazionale, alimentato a carbone e olio combustibile, e da poco – per un ulteriore impianto – anche a gas, Brindisi vuole raggiungere con i titolari delle 3 megacentrali termoelettriche un accordo che consentirebbe alla Nazione di continuare a soddisfare il 10% del proprio fabbisogno elettrico, con conferma di stress per il territorio e le sue infrastrutture, ma al territorio stesso di riportare l’impatto ambientale di esse entro limiti di accettabilità grazie all’ammodernamento dei sistemi produttivi e logistici e soprattutto al progressivo disimpegno dal carbone.
D’altro canto, il Governo – cavalcando la diffusa sensibilità del momento alla crisi del gas – ha fatto di tutto per condurre la costruzione di un rigassificatore British Gas nel porto di Brindisi ad un punto cruciale spianando la strada ai lavori di colmata nel porto, a dispetto dell’opposizione di Regione, Provincia, Comune e popolazione che reclamano a sé la programmazione dello sviluppo del proprio territorio, non avendo neppure potuto beneficiare del diritto alla valutazione di impatto ambientale o alla partecipazione della popolazione.
Sì Presidente. Per un impianto di tal fatta, che sorgerebbe davanti alla città tra altri 7 impianti a rischio di incidente rilevante, si è persino saltata la procedura di valutazione di impatto ambientale che, per disposto della normativa europea, viene invece garantita dallo stesso Governo per tutti i progetti di terminali di rigassificazione. Non è stata coinvolta la popolazione, e neppure i Consigli Comunale, Provinciale o Regionale che la rappresentano. E Sindaco e Presidente della Provincia dell’epoca, neppure supportati da uno studio di impatto ambientale, che alle rispettive amministrazioni mai è stato prodotto, non si sono accorti che un rigassificatore all’imboccatura del porto avrebbe per sempre compromesso il futuro del porto stesso.
Dalle Elezioni Amministrative del 2004 - già esito di una crescita sorprendente di opinione pubblica e coscienza civica, dopo che la Magistratura aveva messo a nudo corruzioni e interessi privati nella gestione della locale cosa pubblica e la cittadinanza attiva ben prima dei partiti cominciava a reclamare con forza una sterzata rispetto al modello di sviluppo sino ad allora seguito - Brindisi reclama presso il Governo Nazionale i diritti sanciti dalla Legge italiana, dalle direttive europee e dalle convenzioni internazionali, l’attenzione dovuta ad un’area di crisi ambientale che è anche sito inquinato da bonificare di interesse nazionale nonché straordinario concentrato di impianti ad alto rischio di incidente rilevante, infine la considerazione e il credito per il ruolo di servizio che svolge a favore della nazione.
Brindisi non è affetta da sindrome NIMBY, perché ha già accolto l’immaginabile e l’inimmaginabile: oltre alle centrali e a servitù militari onnipresenti, un petrolchimico più grande della città stessa ormai in parte dismesso con pesante eredità di inquinamento di terreno e falda, discariche di rifiuti anche tossico-nocivi al servizio di tutta Italia, un inceneritore di rifiuti speciali. Il Registro Tumori Ionico Salentino attesta la significativa maggiore incidenza di neoplasie nell’area di crisi ambientale di Brindisi. Tra gli ex lavoratori del petrolchimico sono state censite ad oggi oltre 200 vittime. Ma il territorio, la popolazione e le autonomie locali brindisine non possono più farsi carico dei bisogni della comunità nazionale se il Governo non prenderà definitivamente coscienza delle loro istanze di sviluppo sostenibile, indifferibili dopo una effimera crescita per consumo del territorio e cantieri che ha sinora portato servizio alla Nazione e utili alle grandi imprese, ma a livello locale solo disastro ambientale, crisi economica, disoccupazione, tensione sociale.
Da un anno e mezzo Provincia e Comune di Brindisi disinnescano gli assedi di cassintegrati e disoccupati – strumento di pressione di questa o quella lobby, rigassificatore, termovalorizzatore, discariche o traffico di carbone che siano – costruendo tra inimmaginabili difficoltà alternative vie di occupazione sostenibile, ferocemente osteggiate da tanti speculatori della disperazione.
Tutti a Brindisi riteniamo il porto il massimo veicolo di sviluppo, per la favorevole collocazione al centro del Mediterraneo tra l’Oriente e l’Europa. Per questo Comune e Provincia lo hanno reso cardine di un nuovo modello di sviluppo sostenibile per il quale stanno canalizzando su di esso, sulla retroportualità e sulle nuove funzioni di logistica ed intermodalità, opere pubbliche e agevolazioni ad investimenti privati, coerentemente pianificati con la Regione. Per questo vogliamo salvare il porto dal rigassificatore.
La popolazione brindisina è fiduciosa che lo Stato non prescinda nei propri programmi dalle valutazioni che le Autonomie Locali devono compiere in funzione delle prerogative loro attribuite dalla Costituzione, in un confronto costruttivo in cui trovino finalmente equilibrio esigenze di ordine diverso, in cui i bisogni della Nazione trovino soddisfacimento senza travolgere quelli di importanti parti della stessa.
La prosecuzione del progetto di rigassificatore nel porto alienerebbe per sempre la benevola disposizione dei brindisini alle esigenze nazionali e innescherebbe già annunciate azioni di clamorosa opposizione popolare sinora scongiurate solo dalla stretta vicinanza alle istituzioni locali e dall’insuperabile spirito di legalità della cittadinanza attiva. A Brindisi i cortei da migliaia e migliaia di persone sono all’ordine del giorno da 2 anni, nel più straordinario rispetto della legge e nel silenzio della stampa nazionale.
Il prossimo 29 aprile ci sarà una nuova grande manifestazione con l’adesione di Comune, Provincia, Regione, CGIL e altre autorevolissime presenze: una nuova occasione in cui questo movimento, maturo perchè incentrato non su un semplicistico NO ma sulla consapevole proposta di un nuovo modello di sviluppo sostenibile già in corso di sofferta affermazione, dimostrerà la più grande lontananza da qualunque deriva qualunquistica, il più rigido costume di legalità e non-violenza, la determinata volontà di cambiamento per Brindisi.
Nell’inviarLe copia di un cortometraggio di denuncia della pericolosità di un rigassificatore nel porto di Brindisi, La preghiamo, Signor Presidente, di voler rivolgere la Sua premurosa attenzione a questa città sfortunata, eppure finalmente ottimista sulla propria capacità di costruzione del futuro.
Grati, Le porgiamo i nostri più deferenti saluti.

FONDAZIONE “LAZZATI”, ARCI, LEGAMBIENTE, COBAS, WWF, COMITATO TUTELA AMBIENTE SALUTE CITTADINO, ITALIA NOSTRA, MEDICINA DEMOCRATICA, FORUM AMBIENTE SALUTE E SVILUPPO, FONDAZIONE TONINO DI GIULIO, FONDAZIONE FRANCO RUBINO, COMITATO CITTADINO BRINDISI PORTA D’ORIENTE 18-2