Brindisi, 02/05/2006

Prelievo di sabbia, intervento di Brindisi Prodest

Probabilmente dietro l’asportazione di sabbia da Punta Penne si nasconde un bel business, se è vero, com’è vero, che il suddetto prelievo di sabbia dal litorale brindisino servirebbe a “rinsabbiare” le spiagge “private” e/o a far sorgere o ripristinare al meglio alcuni stabilimenti balneari della costa leccese lungo la "marina di San Cataldo”.
Un affare, che è stato calcolato in 6 milioni di euro (dietro, però, ci sarebbero ben quasi 9 milioni di euro dei fondi Por), che, oltre a danneggiare i complessi rapporti ambientali nel predetto tratto di mare del Comune di Brindisi, sarebbe perpretato in una zona, questa sì, di alto valore archeologico.
Dobbiamo ricordare, infatti, che si parla di uno spazio costiero compreso tra “Punta del Serrone”, ove sono stati ritrovati i bronzi che, restaurati, figurano nel Museo Provinciale, e le “Contrade Giancola ed Apani”, nelle quali, com’è noto, vi erano insediamenti produttivi, costituiti da fornaci, nelle quali operavano schiavi e liberti, i cui nomi sono stati rinvenuti sulle anse delle anfore ritrovate nei Paesi del Mediterraneo.
Per rassicurare il “popolo dei brindisini”, poi, si citano certi studi sui flussi idrodinamici fatti da un professore dell'università di Bari, e qui sorge spontanea la domanda: “a che servono tali studi (sempre che rispondano a precise analisi circostanziate dei luoghi, ma che sembra abbiano ignorato i fenomeni di erosione della costa a Sud e a nord di Brindisi) se è in ballo lo stesso ecosistema?”.
E allora vogliamo ricordare che su tali questioni non basta essere arrabbiati (come sembra lo sia il Presidente della Provincia Errico), ma doverosamente, come deve fare un buon amministratore, bisogna intervenire e ricordare, per esempio, al collega Presidente di Lecce, avv. Giovanni Pellegrino, che l’ambientalismo non può essere a senso unico; o, forse, questo è il senso che si vuole dare alla formazione del cosiddetto “Grande Salento”?
Inoltre, bisognerebbe dire al Presidente della Regione, Nichi Vendola, che non basta essere professionisti della politica, bisogna poi dimostrare di essere amministratori capaci ed intelligenti nei fatti.
Ci aspettiamo che tutto il mondo ambientalista di Brindisi si ribelli, magari anche ai suoi amministratori, se questi non dovessero prendere una posizione concreta e reale contro questi veri e propri scippi.
La vicenda, comunque, non ci lascia tranquilli, perché ci sono forti interessi in gioco, come dimostra la quantità di sabbia da prelevare – 150 mila metri cubi – e perché il Comune di Lecce ha avuto fino ad ora il sostegno e l’avallo della Regione Puglia, la quale, stando ai “si dice”, avrebbe autorizzato i prelievi senza alcuno studio di impatto ambientale, né un parere preventivo alcuno degli enti locali interessati.
Poi, perché prendere la sabbia dal litorale brindisino, se esiste un lunghissimo litorale ionico leccese che di sabbia ne ha in sovrabbondanza?.
L’auspicio è quello che questa denuncia, peraltro non solo nostra, non passi sottosilenzio o, peggio, venga addormentata da false rassicurazioni.

Franco Palma presidente Brindisi Prodest

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