Brindisi, 14/02/2011
Nuovo Teatro Verdi: Nicoletta Braschi in Tradimenti
Fondazione del Teatro Stabile di Torino, OTC Onorevole Teatro Casertano
TRADIMENTI
di Harold Pinter
con Nicoletta Braschi, Tony Laudadio, Enrico Ianniello e Nicola Marchitiello
regia di Andrea Renzi
Si manifesta con un fair play tipicamente britannico l’ipocrisia che governa i rapporti tra i protagonisti di «Tradimenti», commedia del 1978 considerata tra i maggiori testi del premio Nobel Harold Pinter. Niente di meglio per il distacco di cui è scenicamente capace Nicoletta Braschi, attrice nata in teatro e per il drammaturgo inglese tornata sul palco dopo trent’anni di set, trascorsi per larga parte accanto al marito, il premio Oscar Roberto Benigni.
L’artista sarà al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, in esclusiva regionale, venerdì 18 e sabato 19 febbraio (sipario ore 20.30, info 0831.56.25.54). Con lei, Enrico Ianniello, Tony Laudadio e Nicola Marchitiello, tutti agli ordini del regista Andrea Renzi, che gioca sul filo del ricordo in quest’allestimento prodotto dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino e da OTC Onorevole Teatro Casertano, con le scene e i costumi di Lino Fiorito, il suono di Daghi Dondanini e le luci di Pasquale Mari.
Tra i dialoghi ridotti all’osso si ripercorre a ritroso il film degli eventi, lo srotolarsi della vicenda che - come dice Renzi citando Pinter - accende una luce diversa sulle orditure degli inganni e delle omissioni. «Betrayal», questo il titolo originale della commedia, parla della relazione tra due amanti, anzi tra due ex, visto che la pièce inizia dalla fine del loro affaire, durante un incontro in un pub. In nove scene si riavvolge il nastro della storia clandestina dei due, fino al bacio che sigla l’inizio della relazione tra Emma e Jerry, il miglior amico del marito di lei. Sono personaggi decisamente egotici, ma sorretti da identità forti, quelli sui quali Pinter indaga come solo lui sa fare. E così «Tradimenti» diventa una commedia che ha l’amore come plot e la memoria come soggetto.
«Restituire una osservazione delle relazioni umane così esatta e pure sospesa, dolorosa, immutabile, a volte leggera e piena di umorismo - spiega il regista Andrea Renzi - significa avere un’occasione per mettere lo spettatore e la sua coscienza di fronte alla irriducibile complessità di ogni essere vivente, e ciò rappresenta una necessità dell’atto teatrale. È evidente che il tradimento verso se stessi - prosegue Renzi - è quello da cui derivano tutti gli altri. Ed è un tema forte anche il tradimento delle aspirazioni giovanili. Quegli anni oggettivati dagli abiti e dagli arredi suscitano ricordi o nostalgie, o rievocano speranze. E si consuma nella assoluta fedeltà al testo un ulteriore tradimento che spero spinga a interrogare le nostre relazioni umane, a misurare “i confini tra reale e irreale, tra vero e falso”».
Scena dopo scena, le parole dette dalle figure poco amabili di questa pièce vengono smentite dai fatti, in un brutale viaggio nel tempo, che è anche un viaggio alla ricerca dell’identità di ciascuno dei protagonisti, partendo dai rispettivi ricordi. E, infatti, in un’intervista rilasciata a Furio Colombo, Pinter spiegava che la struttura drammaturgica di «Tradimenti» «è solo il trucco della memoria: comincia tutto dall’ultimo istante, si riavvolge all’indietro. Solo che sopra c’è la testa o il cervello o la logica o l’abitudine a pensare. Mettendo tutto alla rovescia in Betrayal ho preso la memoria alla lettera, la memoria senza logica, che è una macchina stupida, come tutte le macchine».
La composta accettazione dei rispettivi tradimenti rende amara l’intera vicenda, insinuando nello spettatore il dubbio sottile che tutti e tre i protagonisti siano complici nelle loro menzogne. Ma la crudeltà del testo non si ferma qui: «Tradimenti» è anche la storia del rapporto durato sette anni tra Harold Pinter e la giornalista televisiva Joan Bakewell, una relazione consumata dall’ombra dei matrimoni di entrambi, resa pubblica sulla scena da questa commedia e, infine, storicizzata da Michael Billington nella biografia del commediografo inglese a metà degli anni Novanta.
Proprio Billington, a proposito di una ripresa nel 2003 della commedia, commentò. «Questo è anche un testo che parla del potere della memoria e delle diverse aspettative di uomini e donne. Ogni incontro nel testo è oscurato dal passato: c’è un pranzo amaramente divertente tra i due uomini quando il ricordo di Jerry della sensualità di Emma è sovrastato dalla dolorosa scoperta di Robert del tradimento della moglie. Ma ciò che fa di questo testo più di un gioco ironico è la consapevolezza di Pinter della differenza tra i due sessi: non avevo capito quanto Emma consideri l’appartamento di Kilburn il nido d’amore, mentre per Jerry si tratta di un semplice pied-à-terre per il sesso. C’è un momento mozzafiato nella scena a Venezia quando Emma fissa immobile la pagina di un romanzo, consapevole che Robert ha scoperto il suo segreto. E quando la commedia torna indietro nel tempo, lei emana colpevolezza torcendosi come un serpente quando muta la pelle».
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