Brindisi, 18/03/2011
De Pascalis (Cisl) su occupazione e sviluppo
Ieri in tutto il Paese si sono festeggiati i 150 anni dall’Unità d’Italia! Una
circostanza importante ed una festa di particolare significato che, al di là delle
“mattane” leghiste, rappresenta un simbolo, un legame forte per tutti gli italiani,
alle prese con una grave crisi sociale ed economica, con la debolezza delle
Istituzioni, con gli egoismi territoriali, insomma con un quadro sociale assai
disgregato.
In tutto questo Brindisi si inserisce con particolare specificità, quasi con
problematiche originali, dovute essenzialmente alla inerzia ed incapacità della
classe politico-istituzionale.
Quanto accaduto nelle scorse ore, con la
manifestazione dei “disoccupati”, è emblematico di tutto ciò.
La CISL, come di consueto, preferisce praticare più il confronto che la piazza,
impegnandosi nel concreto alla soluzione di importanti vertenze, le quali vedono
interessati centinaia di lavoratori, privati e pubblici. Tuttavia la domanda posta da
coloro che martedì hanno sfilato è una domanda non solo legittima, ma addirittura
sacrosanta e merita una risposta adeguata e non alzate di spalle, indifferenza o
formali solidarietà.
La domanda posta, infatti, riporta al centro del dibattito una questione che in
questa Provincia sembra accantonata, elusa, dimenticata: il lavoro è uno strumento
di dignità umana? A mio parere Si, il lavoro rappresenta il riscatto, sopratutto per
coloro i quali dalla vita sono stati privati di opportunità e possibilità che altri invece
hanno avuto: la famiglia, lo studio, la salute.
A Brindisi, invece, il lavoro è oramai uno sconosciuto, i lavoratori, gli operai sono un
fastidio, quello che conta è soltanto uno status socio-culturale che, di fatto,
emargina una grande parte della popolazione, rendendola invisibile agli occhi di chi
amministra la cosa pubblica.
Con troppa facilità si è dichiarato defunto lo sviluppo industriale, con altrettanta
semplicità si è bollato come “arretrato” il sindacato, o almeno quella parte di
sindacato, che con le unghie e con i denti sta cercando di difendere quel poco di
fabbriche che ci sono rimaste. Non solo, adesso da autorevoli pulpiti politici, anche
di grandi partiti di massa, si punta l’indice contro il sindacato, nel goffo tentativo di
accomunarlo negli errori drammatici che si sono susseguiti in questo territorio da
dieci anni a questa parte, con il risultato di desertificare il territorio e portare la
disperazione della gente in piazza.
Anche recenti avvenimenti che hanno interessato i Palazzi delle Istituzioni locali
sono emblematici; si cerca, infatti, di bloccare qualsiasi tentativo di riaprire l’unica
stagione positiva che abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni, la grande
concertazione degli anni novanta, riproposta nel CPEL, rispetto al quale assenze e
silenzi sono sintomatici della sindrome “dell’uomo solo al comando”, che tanti
disastri sta provocando!
Eppure, una riflessione deve essere fatta: la vicenda bonifiche, trasformata da
grande opportunità in cappio al collo dello sviluppo locale, le vicende del Porto, il
fotovoltaico, SFIR, MONTECO, ALENIA, GSE e tante altre vertenze aperte,
senza dimenticare le decine di lavoratori ex DOW, EVC, BTI, ancora alla ricerca di
una soluzione, tutto questo e tanto altro da riempire una pagina di giornale, ebbene
tutto questo non trova quella attenzione e soprattutto le soluzioni, che sono
indispensabili per la sopravvivenza sociale ed economica di una piccolo Provincia
come la nostra.
Né la questione può essere limitata al solo capoluogo ma deve interessare l’intero
territorio provinciale, dove i problemi sono identici, pur non avendo i riflessi
mediatici doverosi.
La CISL, quindi, continuerà nella sua opera di concertazione, individuando volta per
volta le priorità ed incalzando innanzitutto la politica, facendo emergere le
responsabilità e le inerzie, ma soprattutto approfondendo il confronto sulle
tematiche di prospettiva, indicando quelle che possono rappresentare direttrici di
uno sviluppo sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale ma soprattutto da
quello sociale, in una realtà dove due giovani su tre sono senza lavoro, dove i
cinquantenni che perdono l’occupazione sono condannati alla emarginazione, dove non
viene offerta nessuna opportunità a chi decide di reinserirsi nella società civile,
dove, soprattutto, tanti sono costretti a partire o a non tornare. Basti pensare alle
migliaia di ragazzi che recatisi in altre Città per motivi di studio, non fanno rientro
nelle loro terre, aggiungendo al danno la beffa: professionalizzandosi con le risorse
economiche prodotte in loco ed utilizzando queste professionalità a vantaggio di
altre aree del Paese!
Nei giorni scorsi i miei colleghi della CGIL e della UIL hanno con ripetuti ed
autorevoli interventi, proposto di ripartire nella discussione dalla piattaforma
unitaria del 10 luglio 2009. Nel confermare la totale disponibilità della CISL, non
posso non rilevare come quella piattaforma, sostenuta dalla grande manifestazione
del 5 dicembre 2010, prevedesse momenti di verifica e conseguenti iniziative
pubbliche, a partire da una presenza visibile di CGIL CISL UIL nelle piazze dei
venti Comuni della Provincia. Credo che sia giunto il momento di passare dalle parole
ai fatti!
A Brindisi come in tutte le altre parti d’Italia, la CISL sarà sempre al fianco dei
lavoratori, dei cassintegrati, dei disoccupati, di coloro che lottano per affermare la
dignità che nasce dal lavoro, onesto, sicuro, legale. Lo farà come per il passato con
la misura e la moderazione che sono necessari a chi crede nella soluzione dei
problemi, perché ciò che conta è dare una soluzione alle questioni, una prospettiva
al sistema produttivo, una speranza a chi bussa con forza alla porta della società
civile.
Corradino De Pascalis
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