I 7 lavoratori della Monteco che hanno ricevuto un avviso di garanzia, quindi solo indagati e non imputati di alcun reato , nella
inchiesta sui rifiuti della ditta Pacucci hanno ricevuto un ulteriore colpo.
La ditta Monteco ha spedito ai 7 dipendenti una lettera che contiene una contestazione disciplinare e che li sospende cautelarmente.
Il Sindacato Cobas del Lavoro Privato ritiene legittimo che l’
azienda
chieda una spiegazione ,per quanto sia passato oltre un anno dagli episodi contestati, relativamente al passaggio dei lavoratori vicino alla zona della ditta Pacucci o addirittura all’interno come la stessa Monteco afferma evincendolo dalle inchieste giudiziarie.
Il Sindacato Cobas ritiene invece sproporzionato il provvedimento di sospensione cautelare adottato dalla Monteco nei confronti dei 7 dipendenti perché comunque questi sono solo nella veste di indagati.
Ma in seguito a questo provvedimento di sospensione cautelare
agli
occhi della opinione pubblica sono già colpevoli di chissà quale reato.
Anche se bisogna dire che la ditta Monteco ha affermato pubblicamente che quello della sospensione cautelare dei 7
dipendenti
è solo un atto dovuto.
Noi non siamo d’accordo e per questo vogliamo chiedere all’azienda Monteco di recedere da questa decisione e di aspettare con maggiore calma gli esiti della vicenda.
Ci sembra interessante a questo punto ricostruire i fatti:
Dal ritrovamento di alcuni sacchi di immondizia nasce una inchiesta a carico della ditta Pacucci per aver smaltito illegalmente una quota dei loro rifiuti speciali.
Nel corso di questa inchiesta un agente di polizia giudiziaria afferma di aver appreso dalla viva voce del figlio del proprietario che loro pagavano la Monteco per venire a ritirare i loro rifiuti speciali.
Intanto è molto strano che un agente di polizia giudiziaria non abbia verbalizzato queste gravi affermazioni.
D’altra parte che uno dei capi del cosiddetto complotto criminale abbia affermato una simile banalità per sviare le attenzioni dal loro operato ha veramente dell’inverosimile.
Il poliziotto cosa fa intanto: va alla Monteco e chiede loro se corrisponde al vero che hanno rapporti commerciali con la ditta Pacucci per lo smaltimento di rifiuti.
La risposta è chiaramente negativa.
A questo punto il nostro poliziotto chiede alla Monteco la possibilità di ottenere la memoria storica dei tracciati dei Gps satellitari piazzati sui camion, perché le leggi attuali hanno bisogno di sapere quale percorso realizzano i rifiuti.
Non sono immagini quelle del Gps , ma una serie di punti in fila che indicano il percorso dei camion.
Si guarda quindi indietro nel tempo. L’inchiesta nasce nel Febbraio
2011 ma i tracciati si riferiscono al periodo marzo-agosto 2010 Il tecnico incaricato di analizzare i percorsi realizzati dai camion conclude affermando che per lui solo 8 volte fino ad oggi i camion della Monteco si trovavano nell’area perimetrale della ditta Pacucci.
Ma tutti sanno che fino a poco tempo fa a pochi metri dall’ingresso della ditta Pacucci si trovavano dei cassonetti di rifiuti indifferenziati.
Ma per la Magistratura 2 più 2 uguale a 4 .
Se i camion erano dentro il parcheggio della ditta Pacucci secondo il sistema satellitare, cosa che è abbastanza discutibile, è probabile che prendevano i cassonetti pieni di rifiuti speciali ,intascavano mazzette e che avevano costituito una associazione di stampo criminoso.
Un ragionamento un po’ forzato in questa specifica situazione e se soprattutto più in avanti non si troveranno riscontri precisi.
Ma lasciamo alla Magistratura e alle forze dell’ordine i loro compiti. A ognuno il suo mestiere.
Il Sindacato Cobas chiede semplicemente di recedere dalla sospensione dal lavoro per questi 7 dipendenti Monteco che fino ad oggi sono solo indagati e di attendere la fine delle indagini oppure maggiori e significativi riscontri sulle loro ipotetiche attività illecite.
Il Sindacato Cobas in merito all’inchiesta sui 7 dipendenti è per la individuazione certa di colpevoli e di reati da loro commessi.
Siamo contrari all’idea che si debbano trovare comunque dei colpevoli.