Brindisi, 23/08/2011
Fondazione Verdi, Albano (Pd): "doveva aprire un'epoca, ma..."
Rimani a fare il Presidente della Fondazione Teatro Verdi... Non voglio nessuna buonuscita, il posto spetta al prossimo Sindaco… Non posso dare alla fondazione le previste 250.000 euro relative al 2011, forse dopo la firma delle convenzioni…Il comune può fare da solo, senza la Provincia, almeno per il prossimo anno.
Questo il gustoso siparietto dei giorni scorsi fra il Sindaco e il Presidente della provincia di Brindisi.
Al centro della scena la fondazione Nuovo teatro Verdi sulla quale credo sia tempo di proporre alcune riflessioni sulla sua funzione, sul suo futuro, ma anche sulla sostenibilità dell’impegno economico assunto dal comune e sul ruolo esercitato dal consiglio comunale di Brindisi.
Bisogna infatti rilevare che nel bilancio economico del teatro Verdi, sostanzialmente in pareggio nell’arco degli anni dal 2007 al 2010, non è rintracciabile l’effettivo impegno economico sostenuto in questi anni dal nostro comune, in aggiunta alla quota di 350.000 euro, che versa annualmente.
Non sono infatti conosciuti a molti, perché inseriti nel bilancio del comune di Brindisi, gli ulteriori costi (milionari?) che l’amministrazione comunale di Brindisi ha dovuto sostenere per effetto della convenzione sottoscritta con la fondazione ed inserita nella delibera di Giunta Comunale n. 396 del 23 ottobre 2007.
Nella stessa veniva precisato che, per i tre anni successivi, erano poste a carico del comune di Brindisi le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria del teatro e dei beni mobili situati al suo interno, quelle di manutenzione degli impianti di sicurezza e della struttura, di assicurazione a copertura del rischio di danni e di deperimento, i servizi di sala, di responsabile di sala, di sicurezza antincendio, di biglietteria, di guardaroba, di portineria, di custodia e pulizia locali, di conduzione impianti di climatizzazione, di manutenzione impianti elettrici, di macchinista, di facchinaggio, di sarta, di gestione bar, di assicurazione immobile.
Un impegno che è stato riconsiderato con un nuovo accordo, inserito nella delibera n. 510 del 13 dicembre 2010, che riduce la portata dell’impegno economico, ma che, a prima vista, si rivela ancora gravoso.
Si tratta comunque sempre di cifre importanti, che sarebbe necessario verificarne la sostenibilità da parte del comune, anche in conseguenza dei minori trasferimenti decisi dal governo centrale, per evitare che possano incidere sulla capacità di far fronte alle esigenze sempre crescenti della città e dei cittadini.
Intanto la intimazione a far da soli come comune, di poter essere autosufficienti nella conduzione di questo progetto, io le lascerei da parte, considerandola uno sfogo dettato dalla intempestività del momentaneo disimpegno economico della provincia , anche perché non si può ragionevolmente pensare, che il teatro, con i suoi volumi, con le sue ambizioni, possa vivere e rimanere costretto nella limitata dimensione comunale, negando la proiezione strategica in area vasta
Ma in questi anni è mancata la possibilità di verifica effettiva dell’andamento gestionale della fondazione da parte del consiglio comunale, l’individuazione di un efficace modello di dialettica istituzionale tra consiglio comunale e fondazione per evitare, come purtroppo è accaduto, che il consiglio fosse svuotato dei suoi poteri di indirizzo, di verifica e di vigilanza, che la legge ( 133/2008 ) gli assegna in conseguenza dell’impegno di consistenti risorse pubbliche, e come ribadito dalla stessa corte dei conti di Lombardia con la recentissima delibera n. 350/2011.
Ma è venuta a mancare la speranza, che avevamo consegnato al momento della costituzione della fondazione, di un teatro gestito e vissuto in modo diverso da quello privato esistente in città, che non misurasse i successi solo ed esclusivamente dal numero degli spettatori o dalla qualità e quantità delle rappresentazioni.
Perché dal nostro punto di vista il teatro comunale , aveva ed ha una funzione sociale diversa da quello privato. Non deve essere solo il luogo del grande evento, il luogo delle rappresentazione, ma deve diventare il luogo della produzione, della sperimentazione, della ricerca di nuove forme di espressioni artistiche, il luogo di accoglimento, di stimolo e di valorizzazione dei talenti e dei fermenti artistici e culturali del nostro territorio, per recuperarne la storia e le tradizioni.
Doveva diventare in ultima analisi uno dei centri motori di produzione della cultura, nella consapevolezza che la cultura è un fattore di crescita in sé, un elemento per rafforzare e valorizzare il senso civico e l’ appartenenza identitaria di una popolazione e di cui si sente più che mai la necessità, nel momento in cui facciamo i conti con una realtà globale, che ha generato una grande solitudine.
Questo il pensiero lungo che voleva offrire una prospettiva di sviluppo economico, ma doveva essere la risposta culturale del sistema Brindisi, che doveva aprire un’epoca nuova, con fenomeni inediti e che purtroppo è ancora lontana da raggiungere.
COMUNICATO STAMPA VINCENZO ALBANO - CONSIGLIERE COMUNALE DEL PARTITO DEMOCRATICO
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