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Torchiarolo, Serinelli: "a proposito del “Terzo Polo” anche a Brindisi"



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Torchiarolo, 07/10/2011

Serinelli: "a proposito del “Terzo Polo” anche a Brindisi"

La diffusione del movimento degli “indignados” anche in terra di Brindisi la dice lunga, non solo sull’inquietudine che ormai scuote le masse, soprattutto giovanili, ma anche sulla necessità di dare la sterzata finale al vecchio modo di fare politica, voltando definitivamente pagina, per scriverne altre più edificanti nella storia del paese, prima che sia troppo tardi. Molti sostengono che la prima Repubblica sia ormai archiviata negli scaffali della storia della politica; pochi però ammettono che la seconda e la terza, nei fatti (e, ahimè, anche in molti degli attori che occupano l’attuale palcoscenico politico), hanno palesato i “vizi” peggiori della prima repubblica, tanto da far dire ai più: “stavamo meglio quando stavamo peggio”.
“Oggi tutti esigono dalla politica un radicale cambio di stagione, un cambio di governo, di sistema, di mentalità. La debolezza strutturale del Paese e l’inaffidabilità della sua leadership, espongono ormai il paese a rischi mortali. Perciò una svolta nel governo non è più solo un’opportunità, bensì una emergenza per evitare il fallimento del paese”.
Nel caos generale che caratterizza ormai la vita politica, il Terzo Polo ha avuto il coraggio (grazie soprattutto alla lungimiranza di Pierferdinando Casini) di ribadire la via maestra, per scongiurare il peggio: l’avvio di una nuova stagione politica segnata dall’unità e dalla responsabilità nazionale. E’ questa l’unica chance per affrontare, con la forza di un impegno comune di ricostruzione, i difficilissimi passaggi che ci attendono. E’ sotto gli occhi di tutti che la seconda e terza repubblica col suo bipolarismo ha fallito.
Del resto, in una situazione contingente così delicata, caratterizzata dal cedimento del primato della Politica rispetto agli altri “poteri” (ragion per cui la stessa ha dovuto abdicare in favore dell’economia, dei banchieri e della magistratura) il bipolarismo ha dimostrato tutti i suoi limiti per la semplice ragione che, a tenere insieme le diverse culture all’interno dello stesso bipolarismo, non sono stati gli ideali e i valori che hanno fatto la storia del nostro Paese, bensì i meri interessi del profitto, quelli del clan e soprattutto del “capo” clan. La storia si sa é “maestra di vita” e insegna, che ogni qualvolta vengono meno ovvero vengono soddisfatti gli interessi ed i profitti, tutti i sistemi costruiti attorno a tale “teorema” inevitabilmente crollano. Solo i grandi ideali possono fare da collant ad ogni grande e nobile progetto sociale.
E’ sotto gli occhi di tutti che nessuna delle coalizioni bipolari (centrodestra e centrosinistra) si è dimostrata in grado, da sola, di affrontare l’insieme delle misure necessarie a risollevare il Paese e a farlo progredire. Solo il senso dello Stato di quanti ancora hanno a cuore le sorti del bene comune, nonché la saggia sollecitazione della Chiesa, soprattutto negli ultimi tempi, hanno permesso di superare non pochi ostacoli e tenere unito un paese ormai stanco, deluso, disorientato … e inquieto.
Solo un condiviso amore per il bene comune e per l’interesse per il nostro Paese può salvarci. Perciò non resta che affidarsi alla provvidenzialità del terzo polo, chiamato ad una grande sfida, quella del recupero della credibilità, nella coerenza, per accorciare la distanza che separa il paese reale da quello legale. E’ indubbio però che non si può predicare e costruire il nuovo se questi lo si affolla del peggiore vecchiume (in termini non solo di persone, ma anche di “sistemi”) del fare politica e dell’essere in politica. Spesso si ha la sensazione che il “nuovo” che è venuto emergendo sulla scena politica delle nuove repubbliche abbia rappresentato solo il “lievito fresco”, peraltro “imposto” alla massa … mentre la “farina” è rimasta quella vecchia. Tradotto: spesso si è voluto il cambio di guardia in senso anagrafico (il nuovo, appunto), attingendo magari alla cosiddetta società civile o al mondo dell'economia (stile Berlusca), mentre i sistemi sono rimasti gli stessi, se non peggiori, sia nel reclutare il personale politico (dal vertice alla periferia), che nello stile del governo delle realtà locali (comuni e provincie).
Ciò è tanto vero non solo per la guida della nazione, quanto anche per il governo nella nostra provincia. Urge pertanto anche a Brindisi operare una svolta politica per mettere in campo un progetto, nuovo e condiviso, sulla scia dell’ormai famoso “manifesto” che il terzo polo ha promosso la scorsa estate attraverso le otto priorità che rappresentano la stella polare dell’azione politica in campo economico e sociale. … per divenire di fatto la vera alternativa per salvare e cambiare realmente il paese. In tale direzione e per detta finalità apprezzo lo sforzo posto in essere dai responsabili provinciali dell’UDC - FLI e API, pur se, come al solito, non sono mancate le polemiche messe in campo da chi, avendo poco interesse a riconoscere il valore politico della scelta, ha inteso porre rilievo solo sui contrasti tra l’UDC e il movimento del Presidente Ferrarese.
Qualcuno ha sostenuto, e a ragione, che la scelta operata soprattutto dal coordinatore Provinciale, Sen.Curto vada nella linea dell’UDC nazionale, atteso che “la costituzione del Terzo Polo anche a Brindisi rappresenta un indubitabile passo avanti e che pertanto il contrasto tra i rappresentanti dell’UDC e di Noi Centro non può assumere connotazioni politiche atteso che la nascita del cosiddetto Laboratorio Brindisi rappresenta il momento precursore di un percorso che oggi assume ben altra valenza dopo la comparsa di due forze politiche nazionali quali ApI e Fli non presenti nel panorama politico allorché si svolsero le consultazioni del rinnovo del Consiglio Provinciale”.
Certamente lo scenario politico brindisino non è esente da dubbi e contraddizioni, non a caso tutti si augurano che i protagonisti della tanto decantata “nuova stagione della politica brindisina” abbiano lo spessore morale ed il buon gusto di spogliarsi dell’auto-referenzialità, per aprirsi al contributo di altri soggetti e di altre forze moderate, soprattutto cattoliche (alla luce anche dell’auspicio della Conferenza episcopale italiana) nonché delle espressioni laiche e civiche presenti sull’intero territorio brindisino, per riorganizzare la speranza. E’ ovvio che occorre da subito lavorare insieme, con abnegazione e tanta umiltà, per realizzare una virtuosa presenza sul piano amministrativo, anche perché è sotto gli occhi di tutti il disagio avvertito da molti nei principali partiti del centrodestra e del centrosinistra“. Ciò sarà possibile solo se si lavorerà concretamente per promuovere unità, senza unanimismi. E’ infatti fuor di dubbio che non si può pretendere unità tra le culture diverse che rappresentano il terzo polo se già all’interno dei singoli partiti (che dovrebbero essere accomunati dagli stessi valori, es. UDC e Mov. Noi Centro) si lavora per dividere, in nome di un primato da leader che avrà poca vita visto ciò che bolle in pentola nelle coscienze … e sulle piazze. Del resto oggi come non mai la gente ha bisogno di vedere soprattutto in chi riveste ruoli di guida … due attributi qualificanti per chi fa politica: coerenza e testimonianza. E’ giunto il tempo di dire basta con i soli “annunciatori”; oggi si è assetati di testimoni credibili, spendibili ed appetibili. Non si può per esempio auspicare unità tra province diverse (Br-Le-Ta) o tra forze politiche diverse quando poi nelle scelte concrete si lavora in funzione della conflittualità all’interno dello stesso raggruppamento mirata al solo al conseguimento della leadership.
Né servono “Apostoli” di buoni propositi, quando poi realmente si determinano “Discepoli” che minano l’unità e aprono alla divisione in funzione della crescita dell’”Homo novus”, o del “Pater familias” … alla stregua del becero berlusconismo. Tanti potrebbero essere gli esempi che nel breve tempo (appena due anni) hanno determinato situazioni in provincia, come quella di Torchiarolo, dove si registra sul Comune la contemporanea presenza di rappresentanti dell’UDC da una parte (opposizione) e “Noi Centro” dall’altra (maggioranza), col beneplacito … del Centro; situazioni che certamente non solo creano disagi ai protagonisti (specie quelli in buona fede), ma promuovono confusione e disorientamento tra la gente.
Risulta evidente che non servono più le semplicistiche enunciazioni dei principi, se poi conseguono scelte contrarie ai buoni propositi. Occorre capire che per essere credibili bisogna essere consequenziali, in maniera da rendere coerenti proclami e scelte. E, se vogliamo veramente essere onesti con se stessi è necessario dirsi con franchezza che bisogna mettere da parte il velo dell’”ipocrisia politicante” per rivestirsi di luce nuova agendo con stili credibili che non si servano più dei vecchi sistemi per reclutare e premiare solo “i riverenti”, a scapito della qualità e della coerenza. Un dato dovrebbe per tutti essere chiaro: non si può più predicare lo stil novo sul taccuino degli intenti, quando poi si rileggono libri già letti.
L’appello perciò non è solo a costruire quella unità tanto decantata a parole quanto costruire quella stessa unità con umiltà di servizio ed onestà intellettuale, per indi dar vita ad uno strumento operativo capace di intercettare e coinvolgere nel progetto altri soggetti qualificati provenienti sia dalla società civile che da quella politica; in tal senso potrebbe anche essere provvidenziale l’idea di far celebrare da subito i congressi sezionali con l’intento di creare condizioni di guide autorevoli nel difficile percorso politico senza essere travagliati dall’idea vecchia di dover mettere ai posti di responsabilità uomini disposti a piegare testa e dignità, pur di occupare quei posti e magari penalizzare quanti, possedendo ben altre doti, sono costretti a soccombere sotto il macigno (vecchio stampo) di chi col sorriso, semmai intinto di democrazia, impone scelte e uomini. E’ giunta l’ora che si prenda atto, come diceva Aldo Moro, che “il tempo delle rendite è finito; siamo dinnanzi ad una società non solo più articolata ed esigente, ma soprattutto più incavolata, sfiduciata e stanca, dinnanzi alla quale i consensi o vengono guadagnati sul campo o non sono meritati.
Gli indignados son pronti a scendere in piazza anche nelle nostre realtà locali; chi ha il dovere di guidare è avvertito! Uno dei più grandi uomini della Democrazia Cristiana sosteneva spesso che ”il politico pensa alle prossime elezioni; lo statista invece pensa alle future generazioni”. Sta tutto qui il diverso spessore tra il politico (peggio, il politicante) e lo statista; sta soprattutto qui la libertà di scegliere da quale parte si vuol stare e quale ruolo si intende ricoprire per poter scrivere pagine edificanti nella Storia dei nostri Paesi e a servizio della nostra gente.
“Ai posteri l’ardua sentenza”.

Nicola SERINELLI
già Sindaco di Torchiarolo






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