Brindisi, 02/11/2011
Valentino (DeR): "Rottamatori, e se Renzi avesse ragione?"
Si è conclusa in questi giorni a Firenze la convention dei cosiddetti “rottamatori” del PD. Tra le tante anime del nostro partito i seguaci di Renzi si distinguono soprattutto per la richiesta insistente e reiterata di un ricambio generazionale nella sua guida politica. La domanda chiave dalla quale deriva la proposta conclusiva di una “rottamazione” riguarda il perché il più grande partito di opposizione, pur di fronte ad un crollo dei consensi del centro-desta, non riesce ad intercettare un numero crescente di potenziali elettori. La risposta che Renzi da è quella della insufficiente capacità propositiva e della scarsa credibilità delle dirigenze del PD agli occhi soprattutto degli elettori più giovani. L’attuale gruppo dirigente, a suo giudizio, è in larga parte lo stesso che ha iniziato la sua militanza negli anni settanta nel PCI, passando poi (dopo la caduta del muro di Berlino) nel PDS ed infine nel PD. Si tratta di una generazione che ha contribuito anch'essa a creare negli anni ottanta e novanta del secolo scorso (pur se con responsabilità minori rispetto alla DC ed al PSI) quella voragine del debito pubblico di 1900 miliardi di euro che grava un macigno sulle giovani generazioni e che ne soffoca il futuro. A queste masse giovanili disorientate va data una speranza e va inviato un chiaro messaggio di cambiamento prima che le loro istanze vengano definitivamente intercettate da una “antipolitica” brava nell’additare gli errori commessi ma priva di proposte concrete per far uscire il Paese dal pantano in cui è caduto. Invece di guardare con stimolo ed interesse a fenomeni come gli “indignados” ed i “grillini” il PD si ostina sia a livello nazionale che locale ad inseguire ossessivamente e talora poco dignitosamente un partito come l’UDC che fa della “politica dei due forni” uno dei suoi caposaldi. E’ arrivato il tempo di capire che inseguendo le alleanze con i tatticismi vecchia maniera si producono solo chiacchiere ma si perdono le elezioni. Va invece inviato un messaggio di chiarezza decisionale e di cambiamento coraggioso, non di interessata ambiguità.
Quello che Renzi propone al partito è di iniziare concretamente e coerentemente a dimezzare i parlamentari e le loro indennità evitando errori come quello recentemente commesso di votare a favore del proseguìo nel riconoscimento dei vitalizi agli attuali inquilini dei due rami del parlamento. Propone di eliminare le Province e di accorpare i comuni più piccoli anche se ciò genererà molti mugugni. Ridurre a solo due mandati l’eleggibilità nelle cariche pubbliche per non creare la casta dei “politici di professione”. Abolire il finanziamento dei partiti da parte della fiscalità collettiva. Gestire il denaro pubblico “cercando di avere non solo la diligenza del buon padre di famiglia (come prescrive il codice civile) ma anche la saggezza del nonno e la pignoleria della suocera” ed allontanare immediatamente e con ignominìa chi viene colto a rubare. Cercare di essere sempre in prima fila nella difesa e nella tutela dell’ambiente ma non inseguire a tutti i costi i fondamentalisti alla Pecoraro Scanio che hanno fatto al centro-sinistra più danni della recente alluvione nelle “Cinque Terre”. Battersi per una giustizia efficiente e rapida anche con proposte di riforma che puniscano le liti temerarie ed i rinvii continui delle udienze modificando codicilli e commi di borbonica memoria. Rimettere in moto l’economia semplificando l’iter per la costruzione di opere pubbliche troppo lento e farraginoso ed esposto a mille veti. Difendere il lavoro contrastando la pratica infelice della delocalizzazione all’estero anche al costo, in casi estremi, di rinunciare a qualche diritto acquisito in epoca di vacche grasse perché perdendo il lavoro si delocalizzano anche le speranze dei lavoratori. Attaccare Berlusconi non per quello che combina la notte con le sue donnine ma per quello che aveva promesso e non ha fatto in tema di semplificazione, di fisco, di lotta alla burocrazia ed alla corruzione. Combattere l’evasione fiscale con la tracciabilità dei pagamenti e proporre con chiarezza una tassa patrimoniale che sposti con raziocinio le risorse da coloro che più hanno a coloro che più necessitano. Se il 10% dei cittadini possiede il 60% della ricchezza è certamente li che è andata a finire una grossa fetta dei 1900 miliardi del debito di tutti. Accettare di andare in pensione più tardi ma andarci tutti. Accanto a questi concetti largamente condivisibili si associano di tanto in tanto delle note stonate quali la “possibilità di licenziare senza tabù” o “la privatizzazione estesa anche all'acqua” che devono offrire uno spunto dialettico al confronto delle idee e non rappresentare un pretesto per allontanare una delle poche teste pensanti in seno al partito.
Probabilmente ha ragione chi pensa che Renzi sia un provocatore furbetto ed un po’ antipatico e che si atteggi troppo al ruolo del Pierino sveglio e del primo della classe. E’ anche giusto ribadire che quello che conta per valutare la qualità del politico non sia l’età anagrafica ma le idee che propone e la coerenza che dimostra nel realizzarle. Quest’uomo però, pur con i suoi limiti caratteriali ed alcune sbavature propositive, le idee le ha e non ci sembrano assolutamente quelle di uno fricchettone snob degli anni ’80 ma quelle di un personaggio più vicino al sentire della gente comune di una leadership che annovera molti gerontocrati con qualche ragnatela tra i capelli.
SALVATORE VALENTINO - GIA' CONSIGLIERE COMUNALE DEMOCRATICI E REPUBBLICANI
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