Brindisi, 28/11/2011
Sindacati: in Poste Italiane urge operazione trasparenza
Questo l’allarme lanciato dai vertici regionali del Sindacato Postale di CISL, UIL, CONFSAL, UGL, specie in un momento delicatissimo per l’economia nazionale e per il tessuto imprenditoriale del Paese. I Sindacati denunciano la doppia verità che oggi orbita intorno alla più grande azienda di servizi: la prima, prospera, efficiente, diversificata, ben governata, che presidia il mercato interno e si proietta su dimensioni internazionali; la seconda verità, invece, quella interna di un’azienda confusa, stressata nella ricerca di obiettivi che puntualmente non raggiunge, incapace di arginare la concorrenza del mercato liberalizzato, scoordinata nelle sinergie tra i diversi settori, con una periferia che subisce costantemente i decreti del centro, con una rincorsa ossessionante all’abbattimento dei costi che consente al management di ostentare bilanci miliardari nel mentre gli sportelli degli uffici postali chiudono per la semplice rottura di una stampante non sostituita, per un sistema operativo imperfetto o i portalettere non escono sulle zone di recapito per mancanza di motomezzo. Per tali motivi i Sindacati maggiormente rappresentativi non chiudono una vertenza aperta su tutto il territorio nazionale sin dal mese di luglio. Si tratta di preservare oltre 145.000 posti di lavoro, messi a dura prova dall’arroganza e dall’approssimazione da un management che appare sempre più concentrato sulla conservazione di propri privilegi, piuttosto che su un rilancio vero sul mercato di servizi e prodotti. I Sindacati citano solo qualche cifra: un’ora di lavoro di un addetto alla sportelleria costa 16 euro, nel mentre quella di un dirigente 160 euro, quella ancora di una manager 300 euro; il premio risultato annuo sempre di uno sportellista costa 1870 euro, ad obiettivi raggiunti, quello invece di un manager appena 250.000 euro, anche a prescindere dai risultati. Questo il pesante divario salariale denunciato in Poste Italiane in epoca di rigore, in epoca in cui tutti nel nostro Paese sono chiamati ad enormi sacrifici e a stringere la cinghia. Ma questo è l’ultimo dei problemi. Poste Italiane registra uno stato di salute precario: il recapito muore lentamente, la borsa dei portalettere è sempre meno piena, il settore registra quotidianamente perdite esorbitanti, oltre 300 milioni di euro l’anno di disavanzo, nonostante le pesanti ristrutturazioni poste in essere dall’azienda nel tentativo, vano, di un riordino dei conti. Solo nel 2010 tagliati oltre 6000 posti di lavoro e altri tagli di eguale quantità se ne prevedono nel 2012, con un sistema di recapito a giorni alterni in molte zone della penisola che metterà a dura prova il diritto per tutti i cittadini a ricevere corrispondenza con determinati standard di qualità . I portalettere viaggiano con sistemi di protezione spesso inadeguati e con motomezzi non sicuri, causa l’usura, con una gara d’appalto per l’acquisto di nuovi che non si riesce a realizzare per mancanza di fondi. La situazione non cambia nell’altro settore, quello più redditizio, a valore aggiunto, ossia quello finanziario/assicurativo, il Bancoposta. Anche questo settore non tira più come in passato. Si prevedono da subito chiusura di uffici, rivisitazione di orari, pesanti rimodulazioni organizzative orientate più ad una riduzione di costi che al rilancio vero del settore. Un’azienda, denunciano i Sindacati, che in sostanza si impoverisce sempre più, contraendo salari, occupazione, mezzi, uffici, strutture, strumenti. Ma questa verità all’esterno non appare, con un Amministratore Delegato che tra qualche giorno ostenterà un ennesimo, scintillante bilancio positivo, di quasi un miliardo di euro, un bilancio fatto di tagli, dismissioni di patrimonio, di economie sulla sicurezza, di investimenti in titoli di stato di rimesse depositate su conti correnti che, di contro, fruttano ai cittadini, titolari degli stessi, interesse zero e di altre alchimie per nulla coerenti con le dinamiche di un’ azienda che deve vivere di mercato, di concorrenza, di competizione, che deve vivere di entrate e uscite.
Per questi motivi è stato proclamato lo sciopero dello straordinario e delle prestazioni aggiuntive, a partire dall’ 1 e sino al 31 dicembre 2011, con esclusione del giorno 16. I Sindacati sottoscrittori della presente vertenza chiedono scusa, sin da ora, alla collettività tutta per i disagi che ad essa ne potranno derivare, ma questa resta una battaglia di civiltà e moralità a tutela di un grande ASSET strategico per l’intero Paese, quale è Poste Italiane, e che qualcuno sogna sempre di smembrare per farne quel famoso spezzatino già realizzato in altre grandi aziende a capitale pubblico del nostro Stato, a vantaggio dei soliti noti.
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO
SLP CISL, UILPOSTE, CONFSAL COM, UGL-COM
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