Brindisi, 20/02/2012
Tomaselli (Pd) sul canone speciale per le aziende
Nei giorni scorsi imprese, lavoratori autonomi e professionisti si sono visti recapitare dalla RAI la richiesta di pagamento dell’abbonamento speciale per il possesso di apparecchi come computer e simili, in quanto potenzialmente “atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni” tramite collegamento ad internet.
Una interpretazione di una vecchia norma del 1938 unitamente ad una recente disposizione contenuta del decreto “Salva Italia “ dello scorso dicembre obbligano tali soggetti a pagare questo ulteriore onere, non solamente per i televisori utilizzati all’interno delle proprie attività economiche, ma addirittura per il semplice possesso di computer, videofonini, tablet e così via.
Si tratta di somme che possono andare da un minimo di 200 euro fino a 6.000 euro l’anno. L’intimazione al pagamento è accompagnata dalla minaccia di pesanti sanzioni e a controlli da parte degli organi di vigilanza.
Si tratta, con tutta evidenza, di norme assolutamente sproporzionate, che incidono su strumenti di lavoro degli imprenditori, utilizzati per le quotidiane esigenze delle imprese e non certo per seguire i programmi radiotelevisivi.
Tutto ciò è davvero in clamoroso contrasto con quanto sostenuto proprio nei giorni scorsi dal Governo, ed in particolare dal Ministro dell’Istruzione e della Ricerca Francesco Profumo, circa la necessità che il paese adotti una moderna e vincolante “Agenda Digitale” che recuperi i ritardi nell’utilizzo delle nuove tecnologie e di internet.
Con una interrogazione urgente al Presidente del Consiglio Mario Monti e al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, ho segnalato tale contraddizione e richiesto un intervento volto ad escludere da qualsiasi obbligo di pagamento del canone speciale le aziende, i lavoratori autonomi e i professionisti che posseggano strumenti di lavoro quali computer, telefoni cellulari e similari.
NOTA: SALVATORE TOMASELLI - SENATORE PARTITO DEMOCRATICO
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