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Brindisi, Uil Pensionati sul rapporto giovani-anziani



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Brindisi, 09/03/2012

Uil Pensionati sul rapporto giovani-anziani

Gli anziani, gli adulti, i giovani e i meno giovani sono la nostra società. Gli uni hanno bisogno degli altri. Il futuro della società dipende dalla crescita, dai giovani, dagli adulti e dalle persone anziane. La prospettiva futura è in ciò che gli anziani (ex adulti ed ex giovani) hanno saputo costruire nel passato. I nuovi adulti e i nuovi giovani, invece, hanno un compito arduo, ma positivo.
L’idea è nel ricucire “insieme” le orme del passato, conoscere il presente e dare una nuova identità al futuro. L’orientamento della rinascita dovrebbe essere “il bene comune”. L’Italia, oggi, è nell’occhio del ciclone”. I giovani vivono in una realtà “invisibile”. Non hanno “lavoro” e non hanno “reddito”. Sono maltrattati dalla politica sociale, economica, previdenziale e assistenziale. Sono dipendenti da una realtà fittizia. Per i pochi che lavorano, il reddito di oggi, prodotto dal lavoro, dovrebbe avere lo scopo di salvaguardare il diritto alla previdenza e all’assistenza di domani. Gli anni di post lavoro sono dovuti all’età di lavoro più che alla non autosufficienza.
La pensione è una prestazione di natura economica e previdenziale prevista dalla legge anche per il cambio intergenerazionale. Il Reddito rende più dignitosa la vita nei pochi anni che restano all’anziano pensionato in stato di salute. Dare lavoro ai giovani è un “diritto e dovere” da parte dello Stato così come recita il primo articolo della Costituzione “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Creare posti di lavoro è offrire opportunità di benessere per i giovani. Il saper essere è conoscere, formare e produrre. Il vivere e non il sopravvivere è garantire una vita occupazionale continua e dignitosa nel proprio territorio.
L’etica è nell’impegno, negli atteggiamenti e nella capacità di essere persona attiva e responsabile. Avere un reddito da lavoro è ricchezza. Il benessere è non solo economico, ma sociale, sanitario, previdenziale, assistenziale non solo per il lavoratore e per di più per la sua famiglia. Il giovane lavoratore vuole “avere e dare” garanzie alle Istituzioni per chiedere, anche, un mutuo per una locazione futura, per l’acquisto di una macchina, per cominciare ad avviare un’impresa o trascorrere una vacanza. Il lavoro è aiutare a farsi una famiglia e avere molti figli come avveniva un tempo non molto lontano da noi in Italia e adesso in America e in tutti i paesi più evoluti. Il lavoro è avviare i consumi e non vivere in povertà.
Il pensiero della Uil pensionati è per i 16 milioni di pensionati, per i 2 milioni d’invalidi e per i 2 milioni di famiglie italiane che sono scese sotto la soglia della povertà a fronte del carico di spese sostenute per la cura di malattie croniche, avendo in casa una persona non autosufficiente. L’assistenza è un diritto esigibile, garantito dalla Costituzione e dallo Stato Italiano sin dal 1889, ma spesso negato dalle Istituzioni. A Brindisi, secondo i dati Istat 2011, i valori negativi più elevati (-2.4%) si registrano in Sanità e Assistenza Sociale. Il bisogno di assistenza è nell’equità e nel rispetto dei valori e della dignità di essere persona e cittadina di questo Paese Italia.
Vivere in uno Stato Democratico è vivere la Costituzione e rispettare le nostre emergenze. Ridistribuire una percentuale di ricchezze dei ricchi vuol dire “essere meno ricchi” e “non essere poveri”, mentre per “i poveri” potrebbe significare, “essere meno poveri”. Avere il reddito di cento operai in un’azienda, in un Istituto o Ente Privato o Pubblico potrebbe essere scorretto e creare le disparità sociali.
La speranza è nel “dare e far lavorare” non solo i giovani ma anche gli over 45 e le persone non autosufficienti che possono lavorare. Il bisogno è nella “giusta” equità sociale e nel rispetto dei valori e della dignità di essere persona non solo singola ma, anche, universale. Per Noi del sindacato vuol dire ripartire dai consumi, difendere il potere d’acquisto dei pensionati e dei lavoratori dipendenti, rilanciare il lavoro, avere meno giovani disoccupati e senza reddito. A Brindisi, secondo i dati di New Puglia 2011 su una popolazione attiva di 269.857, il tasso di disoccupazione e di persone senza occupazione è molto elevato; le percentuali sono nella città di Brindisi del 31.54%, del Comune di Francavilla Fontana del 30.22% e di Ostuni del 26.05%. Il rischio è il nuovo caporalato e lo schiavismo, lavorando in nero e avendo meno tutele sul lavoro. La svolta è nell’innovazione e nelle riforme.
Avere una riforma giusta ed equa che si orienti verso il futuro, è costituzionale. Essa dura nel tempo e consegna benefici previdenziali e d’assistenza. Ciò non avviene nella riforma delle pensioni e nel mercato del lavoro. È impossibile vivere con meno di 1000 euro al mese. Il 46.5% riceve meno di 1000 euro. Sono oltre 7 milioni. Come il pensionato anche l’operaio non ha sicurezza di reddito e i bassi salari impediscono il rispetto delle regole, i contratti di lavoro e un percorso di vita previdenziale e d’assistenza continua e sicura. L’ideologia liberista (e cioè di assecondare il mercato a qualunque costo sociale), è da condannare. Il tono del governo è nella modifica dello statuto dei lavoratori e nell’art.18 è inaccettabile così com’è inammissibile il dover accettare il tono cauto e misurato verso i poteri forti dei banchieri, economisti, dirigenti industriali e imprenditori.
Non esiste la proprietà nel lavoro, ma solo chi lavora. La priorità è nella tipologia del lavoro condivisibile e collaborativo che rispetti i diritti e la sicurezza del lavoratore in modo equo e trasparente. La necessità è nell’evitare le disparità sociali perché ciò significa che i nostri figli (chiamati Bamboccioni), costretti dallo “stress di chi non ha lavoro”, rischino di rimanere “precari per tutta la vita”.
I giovani del Sud vogliono istruirsi, formarsi, sapere e lavorare nella propria regione; gli anziani pensionati vogliono avere meno tasse, un reddito adeguato al costo della vita, gli ammalati e le persone non autosufficienti non sopportano le liste d’attesa e vogliono essere curati in ospedali d’eccellenza nel proprio territorio, perché la cura è vita e spese anche per la famiglia.

COMUNICATO STAMPA UIL PENSIONATI






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