Ceglie M.ca, 30/04/2012
Sel sul 1° Maggio: "non si festeggia, si manifesta"
Quest’anno più di ogni altro anno parlare di “festa” del lavoro suona quasi come una beffa, soprattutto alla luce delle recenti riforme che stanno interessando il mondo del lavoro in Italia, con la “riforma”, ma sarebbe il caso di dire con la “demolizione” di quei diritti e di quei traguardi raggiunti dai lavoratori a seguito di dure lotte e che con questa giornata, da sempre, si intendono ricordare.
L’emblema di questa demolizione dei diritti dei lavoratori è certamente rappresentata dalle modifiche all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori ad opera di “tecnici” nominati ad hoc.
Dietro ogni singola parola dell’art. 18 si nascondono lacrime e sangue versati da migliaia di lavoratori per la difesa e per la conquista dei loro diritti.
La giustificazione dei “demolitori” dell’art. 18 sarebbe quella secondo la quale “la rigidità del sistema crea spesso alti tassi di disoccupazione.”.
I fatti dimostrano che non è affatto così e che è vero l’esatto contrario. La dimostrazione è data dall’entrata in vigore della Legge n. 30/2003, meglio conosciuta come. Legge Biagi, che, con lo stesso intento di “flessibilità” con il quale si intende demolire l’art. 18, introdusse all’epoca figure contrattuali quali “il contratto a progetto” o il “contratto a chiamata” il “lavoro ripartito”, “lavoro accessorio”, “lavoro occasionale”, che, a distanza di quasi 10 anni, non hanno ottenuto altro risultato se non quello di incrementare il precariato, creando un alibi per molti datori di lavoro, che dietro l’apparente utilizzo di queste figure contrattuali celano rapporti di lavoro di ben altra natura, attuando abusi e speculazioni oltre che confusione.
Oltretutto, gli interventi cui dava luogo la Legge Biagi furono definiti “a carattere sperimentale”.
I risultati dell’”esperimento” sono sotto gli occhi di tutti.
Il lavoro precario inoltre crea delle situazioni economiche complicate per i dipendenti con contratti "atipici" che, in quanto precari, non sono in grado di poter fornire garanzie reali di un salario nel lungo periodo, lasciandoli in evidente difficoltà nel momento in cui sono costretti, a richiedere agli istituti di credito del denaro per far fronte alle piccole spese quotidiane o per l'acquisto della casa nella quale andare ad abitare.
Alla luce di tanto, ci chiediamo: Che senso ha accrescere questa precarietà eliminando la tutela per quei pochi lavoratori che ancora possono godere di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato?
Dunque è davvero difficile parlare di “festa” in questo primo maggio 2012 quando si pensa ai tanti giovani e meno giovani che in questi ultimi mesi e in queste ultime settimane si sono tolti la vita perché non riuscivano a trovare un lavoro né vedevano alcuna prospettiva di trovarne in futuro.
Eppure, oggi al di là della denominazione “festa”, proprio per questa triste realtà in cui ci troviamo a vivere, è più che mai necessario raccogliere nelle piazze la gente. Ma non certo per festeggiare, perché non c’è alcunché da festeggiare, ma per manifestare e per gridare a voce alta il malcontento e per protestare contro queste “riforme” inique contro questa “demolizione” delle tutele del mondo del lavoro e per opporre resistenza.
Sinistra Ecologia Libertà
Circolo “Peppino Impastato Ceglie Messapica”
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