Brindisi, 02/05/2012
Ufficio Migrantes: "aiutiamo gli ospiti del dormitorio"
Riceviamo e diffondiamo l'appello dell'Ufficio Diocesano Migrantes
Care amiche, cari amici, come saprete l'Amministrazione Comunale di Brindisi ha deciso di chiudere nei prossimi giorni i locali di via Provinciale S.Vito utilizzati fino ad oggi come dormitorio dai ragazzi, per lo più provenienti dai Paesi africani, che hanno richiesto asilo politico.
Questi nostri fratelli rimarranno ora senza un tetto dove alloggiare. Si pone, quindi, con urgenza e drammaticità, l'esigenza di accoglierli diversamente.
La nostra comunità, tutta la nostra provincia, è chiamata a valorizzare questa difficile situazione, trasformandola da problema in opportunità. Riscoprendo la gioia dell'ospitalità solidale, offrendo a questi ragazzi non più solo un letto ma anche una famiglia.
Per questo vi invitiamo a sottoscrivere con noi l'appello pubblico che trovate in allegato. L'adesione può esser data da singole persone, da gruppi, da associazioni, da parrocchie, inviando una mail con il proprio nome al seguente indirizzo di posta elettronica: sabicigno@libero.it.
E' molto importante fare presto, lo sgombero del dormitorio potrebbe iniziare da un momento all'altro. Per questo motivo le adesioni potranno pervenire fino al 3 maggio 2012.
Raccolte le sottoscrizioni, pensiamo di diffondere l'iniziativa anche attraverso i mezzi di comunicazione.
Aiutiamoci, riscopriamo la bellezza dell'accoglienza.
Ufficio Diocesano Migrantes
Di seguito il testo dell'Appello rivolto alle Istituzioni, alla Chiesa Locale, alle Associazioni di Volontariato e a tutte le persone di buona volontà
CHI SIAMO?
Siamo persone che, in modi diversi e per diverse ragioni, hanno incontrato lo “straniero”.
PERCHE’?
Semplicemente per amore dell’UOMO. Di qualsiasi razza, religione, cultura, sesso.
Perché siamo convinti che ogni persona è un valore e ha valore.
Perché siamo consapevoli che ciascuno è portatore di ricchezza e costituisce pertanto
un’opportunità di crescita per tutti.
Perché crediamo che ogni persona abbia diritto a una vita dignitosa e umana, alla libertà
di cercare la felicità.
Perché la nostra vita e la nostra percezione delle cose sono cambiate da quando abbiamo
cominciato a guardare il mondo dal punto di vista dell’altro, mettendoci accanto a lui.
DI COSA VOGLIAMO PARLARE?
Vogliamo parlare del cosiddetto “dormitorio”.
Ringraziamo il Comune che da lungo tempo ha messo a disposizione questa struttura.
Ringraziamo la Caritas diocesana per averlo gestito in tutti questi anni.
Vogliamo anche dire con forza che il dormitorio, così com’è, non è quello di cui gli
immigrati regolari residenti nel nostro territorio hanno bisogno.
Riteniamo inutile sottolineare l’inadeguatezza strutturale e le conseguenti difficoltà di vita
dei suoi ospiti, in quanto ben note a tutti e più volte denunciate anche dalla stampa.
Dicendo questo non vogliamo approvare la chiusura del “dormitorio” così come
prospettata in questi giorni e cioè senza alternative.
Consideriamo gli ospiti stranieri come membri della nostra comunità civile. Molti di loro
lavorano nel nostro territorio, molti di loro si sono inseriti nei nostri contesti sociali, molti di
loro sono soli al mondo, senza speranza e senza futuro.
CHE COSA CHIEDIAMO?
Chiediamo un’opportunità: l’opportunità di credere ancora che un’altra vita sia possibile.
Qui. Adesso.
Chiediamo alle istituzioni di offrire un’alternativa. Vogliamo una struttura in cui poter
accogliere i richiedenti asilo in maniera dignitosa e sicura.
Ci mettiamo a disposizione come volontari per collaborare alla gestione della stessa.
Ci impegniamo a costituire un gruppo d’ascolto, formato da persone con esperienza in
questo campo, per valutare le richieste e accompagnare ciascuno nella giusta direzione:
aiutare chi ha già un lavoro stabile a cercare un alloggio, aiutare chi non ha prospettive a
elaborare un proprio progetto di vita, cercare ospitalità temporanea per quanti stanno
realizzando un percorso di integrazione, fare un censimento dei migranti e delle loro
competenze professionali per costituire una banca dati cui attingere per eventuali offerte di
lavoro.
Chiediamo alla chiesa locale e a tutte le associazioni di volontariato e a tutte le
p ersone di buona v olontà di collaborare, ciascuno secondo le proprie possibilità, alla
realizzazione di percorsi individualizzati di integrazione a sostegno e completamento di
quelli richiesti alle istituzioni pubbliche.
Le parrocchie e le associazioni di volontariato creino e promuovano piccolissimi centri di
accoglienza autogestiti e disciplinati da regole chiare, semplici e funzionali.
I proprietari di seconde case non abbiano remore nello stipulare contratti di locazione con
migranti in possesso di regolari contratti di lavoro.
Famiglie e comunità parrocchiali disponibili e sensibili possano affiancarsi e
accompagnare alcuni di questi ragazzi nel loro cammino.
Fino a quando i duecento ospiti del dormitorio saranno una “massa” di persone senza
volto e senza storia, senza prospettive saranno una “forza” che incute sospetto e timore.
Possiamo e dobbiamo avvicinarli, conoscerli, guidarli, integrarli singolarmente o in piccoli
gruppi in contesti vitali fecondi. Per non creare un altro ghetto, altri ghetti.
Alcuni di noi hanno già v issuto l’esperienza di aprire le porte della propria casa a uno di
questi stranieri.
Alcune parrocchie offrono accoglienza ormai da anni, come accade per la parrocchia San
Vito con Casa Betania.
La Caritas è a servizio a questi ragazzi da sempre.
Insieme possiamo rendere questa nostra città più bella e più vivibile per tutti.
Siamo parte di un tutto, nessuno pensi “non è affar mio”…
Convinti che la politica sia un’azione volta al bene comune e non finalizzata ai propri
interessi, consapevoli del momento difficile e delicato della nostra città, ma anche
dell’urgenza della questione auspichiamo un largo consenso da parte di tutti coloro che
condividono con noi valori come giustizia, solidarietà, rispetto, dignità, libertà, pace,
amore.
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