Brindisi, 28/09/2012
Indebita richiesta di fondi per sei società del fotovoltaico
Continuano a spuntare le irregolarità, finanziarie e non, legate alla costruzioni degli impianti fotovoltaici nella provincia di Brindisi.
Dopo il falso frazionamento eseguito al fine di sottrarsi alla Dia, lo scandalo dello sfruttamento di lavoro sommerso, le minacce della Scu e le denunce relative a presunte truffe legate ai fondi di investimento, la lente di ingrandimento degli investigatori si posa sull'indebito ottenimento di fondi pubblici.
Oggi la Guardia di Finanza ha eseguito il sequestro preventivo per equivalente di 11 milioni di euro, ossia l'importo di contributi già percepiti dalle società coinvolte nell'operazione eseguita il 17 Aprile scorso.
L'Autorità giudiziaria ha già provveduto a segnalare le società al gestore dei Servizi Energetici nazionale (Gse) al fine di evitare l'erogazione delle ulteriori erogazioni che, in totale, avrebbero portato l'importo dei finanziamenti richiesti a 182 milioni di euro.
Le indagini hanno permesso di accertare false attestazioni al gestore di aver rispettato gli obblighi previsti dagli strumenti urbanistici vigenti nella costruzione degli impianti già sequestrati il 17 aprile scorso per lottizzazione abusiva e costruzione di opere non autorizzate su aree specificatamente tutelate dal vincolo paesaggistico.
In quell'operazione la Compagnia 'Pronto Impiego' della Guardia d Finanza di Brindisi, in collaborazione con il Nucleo di Polizia tributaria, pose sotto sequestro preventivo diciannove impianti fotovoltaici e i relativi terreni, estesi 120 ettari.
La GdF scoprì che i responsabili di undici società costruttrici, con la compiacenza dei proprietari, hanno lottizzato i terreni abusivamente a scopo edificatorio e hanno suddiviso artificiosamente tre grandi parchi fotovoltaici (due in agro di Brindisi ed uno in agro di San Pietro Vernotico) in 19 impianti contigui di potenza unitaria nominale inferiore ad un megawatt, eludendo cosi' la procedura prevista per gli impianti di potenza superiore ovvero l'Autorizzazione Unica Regionale.
Sulla base degli esiti investigativi, furono contestati anche i reati di lottizzazione abusiva e costruzione di opere non autorizzate su aree specificatamente tutelate dal vincolo paesaggistico nei confronti dei proprietari terrieri, professionisti e rappresentanti legali delle società costruttrici, per aver operato una trasformazione urbanistica dei terreni senza la autorizzazione prescritta e senza seguire la necessaria procedura della valutazione di impatto ambientale.
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