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Brindisi, Ici grandi impianti: intervento di Albano, Fusco e Rossi



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Brindisi, 18/10/2012

Ici grandi impianti: intervento di Albano, Fusco e Rossi

Vincenzo Albano (ex consigliere comunale del Partito Democratico), Roberto Fusco (consigliere comunale di Si Democrazia) e Riccardo Rossi (consigliere comunale di Brindisi Bene Comune) intervengono sul tema degli ICI per i grandi impianti con una riflessione che riportiamo integralmente:

Il Rispetto, le Regole, l’Elusione Tributaria, l’Etica e lo Stato

Negli anni scorsi, nella quasi totale indifferenza, abbiamo in diverse occasioni sollecitato la precedente Amministrazione Comunale, il Commissario straordinario di Brindisi, ad attivare il procedimento di verifica della congruità dei versamenti ICI relativi alle centrali elettriche esistenti nel nostro territorio, che risultavano notevolmente inferiori, per diversi milioni di euro, rispetto a quanto veniva versato in altre realtà, per centrali notoriamente più piccole di quella esistente a Brindisi Sud.
Tutto però è rimasto fermo nelle parole delle periodiche assicurazioni di verifica e di interessamento da parte dell’Amministrazione Comunale dell’epoca. Niente di concreto!
Finalmente da qualche mese il cambio di passo, determinato dalla volontà della rinnovata Amministrazione di definire e risolvere finalmente la questione, attivandosi per il recupero di quanto dovuto per legge, per cui riteniamo superfluo aggiungere alcunché, rispetto a quanto più volte illustrato negli atti depositati in comune e nel corso dei lavori di consiglio comunale.
Nondimeno, in questa circostanza, vogliamo proporre una riflessione su un diverso profilo della questione, che attiene al rispetto dei cittadini, alle Regole, all’Elusione Tributaria, all’Etica e allo Stato.
Una riflessione che parte dalla discussione di queste ore sull’esatta entità dell’imposta, degli arretrati riferiti alle annualità pregresse e alla prescrizione di ingenti somme, che il comune avrebbe potuto e dovuto incassare.
Intanto la differenza, che emergerà rispetto agli insignificanti versamenti annuali effettuati finora, rivelerà il livello di elusione tributaria, da parte delle predette società che, per legge, potrebbero non pagare le somme coperte dalla prescrizione. Non pagare cioè quello che avrebbero dovuto pagare a suo tempo.
Bisogna aggiungere però, che la prescrizione copre solo l’aspetto economico, il diritto della città di pretendere il dovuto, ma non cancella certamente il disvalore sociale del comportamento, la responsabilità etica, l’elevato grado di slealtà nei confronti della comunità Brindisina e di ogni singolo cittadino.
Una evidente mancanza di rispetto nei confronti dei tanti cittadini, che hanno pagato e pagano regolarmente le imposte a costo di enormi sacrifici e che dalle imprese produttrici di energia elettrica non ricavano alcunché, al di là del pesante carico ambientale, diventato assolutamente insopportabile.
Proprio per questi motivi, le società interessate dovrebbero evitare di farsi scudo della prescrizione e pagare il dovuto, per ogni singolo anno, dal primo, all’ultimo, concorrendo alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, determinata dai rilevanti mezzi economici a loro disposizione, come giustamente puntualizza la Costituzione Italiana, all’art. 53.
Altrimenti saremmo di fronte all’ennesima ingiustizia, perpetrata dai tanti, che in Italia usufruiscono dei servizi a spese dei cittadini, che pagano regolarmente il dovuto.
Né si può dire che le predette società non avessero alcuna contezza della diversità di versamenti, considerato le varie pronunce giudiziarie a loro sfavorevoli riferite agli accatastamenti ridotti, le precise indicazioni della legge 88/2005, ma anche gli 8,3 milioni di euro annuali di ICI stabiliti nell’accordo del 2008 fra da Enel e comune di Civitavecchia, al quale furono anche assegnati in aggiunta 40 milioni di euro e altri consistenti benefici.
Una differenza notevole rispetto ai 519.487 di Enel produzione per l’impianto di Cerano, fra i più grandi d’Europa.
Ma ci chiediamo anche, come sia possibile conciliare una campagna pubblicitaria nazionale, promossa dalla presidenza del consiglio dei ministri, nella quale l’evasore o l’elusore fiscale, viene demonizzato e qualificato “parassita sociale”, dannoso per la società, con l’eventuale attestazione di una elusione tributaria, nella misura che sarà determinata alla fine dei controlli in atto, da parte di una società di cui lo Stato Italiano, per mezzo del Ministero dell’economia e delle finanze, è il principale azionista con il 31,24% del capitale. Si può immaginare lo Stato elusore fiscale? Lo si può qualificare tale? Può essere definito parassita sociale della città di Brindisi? Da solo o in concorso?
C’è evidentemente bisogno di chiarezza, ma anche di comportamenti coerenti con quanto viene detto e/o pubblicizzato.
Altrimenti quella caccia all’untore, al parassita, in nome di principi etici ineccepibili su un piano generale, corre il rischio di diventare il solito, vecchio, abusato espediente demagogico per distogliere l’attenzione dai reali problemi del paese, dalla crisi, dalla povertà, dal livello soffocante di tassazione diretta e indiretta, che grava sempre di più, e prevalentemente, sulla fascia di reddito medio basso della popolazione italiana, che questo governo ha contribuito ad appesantire notevolmente, mettendo a rischio, il loro nostro futuro e quello delle nuove generazioni.

Vincenzo Albano , Roberto Fusco, Riccardo Rossi






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