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Brindisi, Il Gruppo Sei Marzo dice no all'accorpamento Brindisi-Taranto



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Brindisi, 25/10/2012

Il Gruppo Sei Marzo dice no all'accorpamento Brindisi-Taranto

Qui sumus Brundusini cras erimus Tarentini?
(Noi che siamo brindisini domani saremo tarantini?)

La decisione del Consiglio Regionale di proporre al Governo nazionale l’aggregazione di Brindisi alla provincia di Taranto è un atto vile e vergognoso, che avrebbe dovuto vedere tutti i nostri rappresentanti politici e istituzionali sulle barricate e, invece, è passato tra eloquenti silenzi e palesi complicità.
Con un’unica eccezione.
È questo, del resto, il conseguente epilogo di una accorta strategia di pochi, che sono sempre stati mossi, esclusivamente, da interessi politici di parte.
Ciò che più sconcerta è l’ignavia di un intero Consiglio Comunale, che, chiamato a decidere, non ha saputo fare altro che discutere d’altro, mentre si consumava inutilmente il tempo, che, al contrario, sarebbe stato utile impiegare nella individuazione di soluzioni differenti, per salvaguardare la dignità, la storia, la cultura e l’economia di questo territorio, fortemente messi a rischio dalle decisioni che a tutti i livelli stanno ormai maturando.
Ma noi diciamo NO! Non ci stiamo. E sappiamo anche che molti la pensano come noi.
E allora invitiamo tutti i brindisini veri, a cominciare dal Sindaco e dai consiglieri comunali, ma anche gli esponenti della società civile, che hanno già dimostrato di essere capaci di sostituirsi a una politica imbelle e sottomessa a interessi esterni, di prendere posizione, perché si possa far sentire sui tavoli del governo romano la nostra voce che dice NO!
Senza essere pessimisti, anzi, volendo anche essere in qualche modo prudenti, siamo sicuri che entro dieci anni (ma forse anche di meno) questa città vedrà un pauroso calo della sua popolazione e sarà sopravanzata da suoi ex comuni (come Fasano), che con le loro scelte intelligenti hanno saputo trarre il meglio da questa situazione.
Torneremo ad essere il grosso paesone che eravamo prima che ci costituissimo in territorio provinciale, attraendo uffici pubblici, scuole, ospedali, tribunali, sedi periferiche di ministeri e tutto ciò che, in un fortunato momento della nostra storia, ci consentì di aspirare a toccare i centomila abitanti.
La perdita di tanti posti di lavoro privilegiati nei servizi si tradurrà inevitabilmente in una inarrestabile decadenza sociale ed economica con l’incremento (historia docet) dell’emigrazione soprattutto intellettuale.
E poi, che senso avrebbe costringere i cittadini brindisini a far riferimento per il disbrigo delle loro pratiche a un centro lontano più di 60 chilometri, quando ce n’è uno a meno di 30 così facilmente raggiungibile?
Ma tutto questo sarebbe evitato, se la città scegliesse di stare con Lecce? Non lo sappiamo, non facciamo gli indovini.
Sicuramente avremmo delle opportunità differenti e, soprattutto, rappresenteremmo per tutto il Salento un’area infrastrutturale che non avrebbe la concorrenza all’interno della stessa provincia, come sarà con Taranto, di un’area industriale che fagociterà per tanti anni tutti i finanziamenti pubblici e privati, un aeroporto (Grottaglie), che non vede l’ora di sostituire il nostro, di un porto che per storia, capacità ricettiva e gestionale è assolutamente superiore al nostro.
Comuni come Cellino San Marco, Mesagne, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torre Santa Susanna, Erchie, San Donaci e Torchiarolo hanno scelto secondo i loro interessi aderendo a Lecce.
Noi speriamo che da parte della politica ci sia un minimo di resipiscenza e chi ha il potere di farlo si dia da fare perché siano i cittadini, sia l’intera popolazione a decidere costituzionalmente in piena libertà.
Siamo convinti che un referendum salverebbe dal disprezzo non sola la democrazia, ma anche la nostra bella e amata città.

COMUNICATO STAMPA GRUPPO SEI MARZO
A firma del Prof. Damiano Mevoli e del Dott. Cosimo D’Angelo






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