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Brindisi, Internalizzazione, Cisl: "passaggio dalla stabilizzazione alla disoccupa"



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Brindisi, 30/10/2012

Internalizzazione, Cisl: "passaggio dalla stabilizzazione alla disoccupa"

"La Regione Puglia organizza il passaggio dalla stabilizzazione alla disoccupazione". E' questo l'oggetto di una lettera aperta inviata da Aldo Gemma, Segretario Generale Cisl Fp al Presidente della Giunta Regionale, all’Assessore alle Politiche della Salute, al Direttore Generale ASL Brindisi e all’Amministratore Unico Sanitaservice.
Di seguito ne riportiamo integralmente il testo:

Sig. Presidente, Sig. Assessore, Sig. Direttore ASL BR, Sig. Amministratore Unico Sanitaservice,
Vi scriviamo, nuovamente per rappresentarvi l’effetto paradossale delle azioni che si stanno intraprendendo presso la Asl Br, nei confronti degli operatori addetti al servizio CUP della stessa Azienda.
I lavoratori in questione, pur inseriti nel crono programma relativo al percorso di internalizzazione, al primo posto, non solo sono stati “scavalcati” da altre figure, ma addirittura hanno visto la tramutazione del proprio rapporto di lavoro, attraverso la Delbera della ASL BR 1779_2012, da tempo indeterminato a tempo determinato, questo grazie ad una miope interpretazione di una sentenza che riguardava le nuove assunzioni e che, invece, non teneva presente la clausola di salvaguardia sociale. Condizione questa applicata per la rimanente parte del personale internalizzato, da internalizzare o per diversi “passaggi di cantiere”, ma non per lavoratori impegnati in un lavoro front office delicato quale quello del Centro Unico di Prenotazione.
È appena il caso di ricordare che contro queste storture negli anni scorsi si è alzata la voce del sindacato, che ha chiesto piena dignità per i lavoratori. E questo sembrava aver trovato accoglimento presso il governo regionale, con l’approvazione nel 2007 della norma sulla Clausola di Protezione Sociale, e nel 2010 con i provvedimenti di internalizzazione.
Ma ora a Brindisi si sta per fare esattamente il contrario. La ASL BR, prima per il tramite dell’Area Gestione del Patrimonio, intende offrire indiscriminatamente ai lavoratori delle ditte private la possibilità di subire la “retrocessione” da tempo indeterminato a tempo determinato, per il ponte della Sanitàservice poi evitando accuratamente, condizione differente della ASL limitrofa (ASL LE), la tanto agognata internalizzazione.
Quale è il paradossale risultato? I lavoratori che oggi hanno un contratto a tempo indeterminato dovranno scegliere fra la immediata precarizzazione del rapporto di lavoro (sia al momento del passaggio verso la nuova società che alla società in house del servizio per il quale lavorano) e la futura sicura disoccupazione (alla scadenza dei trentasei mesi di contrattualizzazione).
È del tutto evidente che il risultato della precarizzazione sarebbe, per certo, dopo 3 anni, la disoccupazione, atteso che i profili delle fasce A e B dovrebbero poi essere sostituiti con personale individuato dall’Ufficio Provinciale del Lavoro, oltre alla amara constatazione che la precarietà all’interno di una nuova azienda, procura una diffusa sensazione di disagio, di malessere, che si ripercuote inevitabilmente sul buon andamento lavorativo.
Perché questo accanimento solo ed esclusivamente per i lavoratori del CUP?
Perché questa differenziazione tra lavoratori “esterni” alla ASL?
Perché non si vuole procedere con l’internalizzazione di questi lavoratori?
La spending review ha stabilito che le società in house che svolgano la propria attività in maniera diretta all’esterno della P.A., devono continuare nel loro percorso di internalizzazione; ci chiediamo, quale tra le figure da internalizzare ricopre appieno altrettanto i requisiti richiesti quanto il CUP? Il personale front office, quale quello addetto agli sportelli CUP, ha insito nel proprio ruolo professionale le peculiarità del servizio alla persona, perché ci si vuole nascondere dietro un dito? Ci saranno motivazioni che non si conoscono?
La Corte Costituzionale, infatti, ha censurato il principio che si possa operare l’assunzione a tempo indeterminato da parte di una società in house senza prova selettiva, ma ha lasciato inalterata la norma che impone che le ditte private subentranti nel servizio assumano i lavoratori della ditta uscente con contratto a tempo indeterminato (per inciso, la clausola di protezione sociale garantirebbe la continuità del posto di lavoro anche nei successivi cambi di ditta incaricata). Si potrebbe tranquillamente internalizzare salvaguardando la dignità dei lavoratori e di conseguenza la loro vita sociale e famigliare!
Tutto ciò è vera precarizzazione del lavoro.
Queste scelte sono davvero calpestare le dignità di donne e uomini, che con professionalità svolgono il proprio lavoro da oltre dieci anni. Questa sarebbe la tutela di un bene primario, quale il lavoro, tanto sbandierata dalla classe politica che guida da sette anni la nostra Regione?!
Da Organizzazione Sindacale responsabile, riteniamo che ci siano tutte le caratteristiche per sanare questa situazione, trovando soluzioni facilmente percorribili, garantendo così la dignitosa vita sociale, familiare, personale, alla quale tutti gli interessati hanno diritto, auspicando un cambio di rotta in corso d’opera nell’interesse primario del bene collettivo.
Comunichiamo, infine, che nei prossimi giorni, ove non giungessero risposte utili alla soluzione della vicenda, svolgeremo un’assemblea di tutto il personale, finalizzata a programmare ogni iniziativa di lotta che sarà possibile sviluppare, a tutela dei diritti sacrosanti di questi operatori, da troppi anni mortificati.
Si rimane in attesa cogliendo l’occasione per porgere distinti saluti.

COMUNICATO STAMPA CISL FP






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