Francavilla F.na, 30/09/2013
FP Cgil sulla paventata chiusura dell'asilo nido comunale
Corrono voci, in questi giorni, che lo storico asilo nido comunale “Le coccinelle” (fiore all’occhiello dei servizi socio-educativi della nostra città), rischia, da subito, il depotenziamento e, entro pochi mesi, la sua esternalizzazione.
E' opportuno rammentare a tal proposito che l’eventuale esternalizzazione dell’asilo nido comunale priverà le famiglie ed i minori, tra i tre ed trentasei mesi, dell’unico servizio qualificato comunale che da oltre venti anni rimane aperto dalle sette e trenta alle sedici e trenta; si configura come servizio di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle famiglie, strumento di supporto di una migliore organizzazione dei nuclei famigliari ed inoltre garantisce il diritto all’inserimento ed alla integrazione dei minori diversamente abili, utilizzando progetti educativi specifici.
E’ paradossale che, mentre, da una parte il Ministero dell’Interno si premura, giustamente, di informare i Comuni che sono state approvate la linee guida per la realizzazione dei piani di intervento locale per i servizi dell’infanzia, dall’altra, invece, quasi contemporaneamente, l’Amministrazione comunale delibera un aumento delle rette dell’asilo nido comunale che, di fatto, genera sempre più diseguaglianza fra i cittadini. Viene spontaneo, quindi, chiedere al dirigente dei servizi finanziari: sulla base di quali norme sarebbe stato rilevato un esubero di n. 2 educatrici in seno all’asilo nido? Per quali motivi il Comune non ha aderito ai Piani di azione e coesione (PAC) al fine di accedere al riparto delle risorse economiche che possono essere utilizzate per garantire gli attuali livelli occupazionali e di servizio dei servizi nido di titolarità pubblica?
Questa difesa ad oltranza, da parte della CGIL, del servizio pubblico, se da un lato persegue l’obiettivo di eliminare lo sfruttamento della manodopera, dall’altro ha lo scopo di sconfessare alcuni personaggi politici che intendono affidare all’esterno la gestione dell’asilo nido per meri interessi di natura clientelare, non rendendosi conto che il nostro Comune, da tempo immemorabile, viene individuato come osservatorio privilegiato dello sfruttamento della manodopera e del lavoro nero, cioè una realtà terribilmente devastata dalla illegalità alquanto diffusa che ha avuto effetti troppo eclatanti prima in agricoltura con il caporalato, poi nel settore tessile-abbigliamento con il contoterzismo e da circa un decennio ha preso piede anche nell’ambito dei servizi sociali della Pubblica Amministrazione.
Qualche anno fa, infatti, proprio in ambito locale, si è verificato che una ditta ben nota all’Amministrazione comunale, aggiudicataria di un appalto per la gestione di servizi sociali, ha trovato il modo di fare i suoi affari privati, in assenza di qualsiasi forma di controllo sul rispetto delle norme del capitolato di appalto.
Quest’ultima, scaduto il contratto con il Comune, è sparita dalla circolazione, non ha più una sede legale, né un indirizzo, mentre il fax ed il telefono sono da sempre spenti
Pertanto, a parere della C.G.I.L., l’idea di qualche poco avveduto politicante di esternalizzare l’asilo, è proprio da scartare, anche, per non rischiare un’operazione fallimentare come quella toccata alla multiservizi.
In relazione a dette considerazioni da parte della scrivente, sarebbe auspicabile un autorevole intervento del Commissario straordinario, teso a scongiurare altre forme di sfruttamento di manodopera e la chiusura del nido. Si operi, pertanto, attraverso la revisione delle rette facendo affidamento alle risorse messe a disposizione dai PAC, che per il solo ambito di Francavilla Fontana ammontano a più di 700mila euro, che, di questi tempi, non sono sicuramente occasioni da lasciarsi sfuggire, per consentire alle famiglie la frequenza agevolata dei propri figli, così come sta accadendo con i bonus di conciliazione per le strutture private. Una iniziativa a parte va fatta nei confronti di quelle famiglie che vivono in una condizione di povertà relativa (cioè al di sotto di una determinata soglia di consumi); trattasi di persone che da alcuni anni, trovandosi in uno stato di disoccupazione prolungata, non hanno alcun reddito, né possono beneficiare più di ammortizzatori sociali.
Quest’ultima iniziativa è necessaria per evitare che lo stato di indigenza possa avere un impatto di diversa natura sulle condizioni dei minori che non trovandosi nelle condizioni di fruire di alcuna forma di apprendimento, cominciano ad avvertire, sin dalla tenera età, il disagio dell’esclusione perché nati poveri.
COMUNICATO STAMPA FP CGIL
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