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Brindisi, Congresso PD: i documenti di Elefante e D'errico



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Brindisi, 30/10/2013

Congresso PD: i documenti di Elefante e D'errico

Si conclude oggi il congresso cittadino del Partito Democratico di Brindisi. A contendersi la segreteria sono il segretario uscente Antonio Elefante, 38 anni, operaio della Sanofi Aventis e Cristiano D'Errico, 47 anni, dottore commercialista.
Di seguito riportiamo integralmente le loro relazioni:

CRISTIANO D'ERRICO

Il Nuovo Partito Cittadino.
Un partito partecipato capace di rappresentare anche le persone che la tessera non la hanno mai sottoscritta ed anche quelli che la fiducia nei partiti l’hanno persa.
Un partito che sappia ascoltare e parlare con il mondo dell’associazionismo; dove è facile trovare persone che nel bisogno di darsi danno gambe alle idee e soluzioni ai bisogni che amministrazioni e partiti riescono più a dare.
Un partito che attraverso la partecipazione si apra alle istanze, ai suggerimenti, alle proposte di idee, e sia capace di riconoscere le straordinarie risorse umane che la città offre e che non riescono a trovare alcun luogo dove potersi esprimere.
A partire dalle donne, che il partito deve mettere nelle migliori condizioni affinché possano offrire il loro insostituibile contributo alla crescita della società.
Un partito che sappia dare voce agli ultimi, coloro che sono fuori da una partecipazione attiva alla vita della città e che non hanno occasioni per esprimere il proprio disagio.
Solamente con il coinvolgimento di tutte le energie positive della città si può pensare ad un percorso di crescita sociale e civile per contribuire alla rinascita della città, anche in senso economico ed in termini di civiltà, per risalire la triste classifica che ogni anno il Sole 24ore stila e che puntualmente ci vede nelle retrovie.
Per fare questo è indispensabile essere capaci di ripensare il modo di ascoltare e farsi ascoltare, cambiando di fatto l’agire politico attraverso una elaborazione collettiva, restituendo dignità ed identità a coloro che oggi vengono “ascoltati” solo durante le tornate elettorali.
Il partito, quindi, a Brindisi non deve essere solo uno sterile laboratorio di ricerca ma un vero e proprio laboratorio artigianale dove partendo da idee si fanno cose e da progetti, azioni.
Un partito che ha l’ambizione di tessere un fitto dialogo con i propri elettori, con i cittadini e con le associazioni non può che essere un partito trasparente. Che non significa solamente e banalmente dare evidenza su come sono stati gestiti i contributi ricevuti a qualsiasi titolo ma rendere conto di ciò che il partito fa per la città e per i cittadini, utilizzando i principi del Bilancio Sociale, in base ai quali chi riveste ruoli rappresentativi è tenuto a dare conto alla comunità di riferimento.
In poche parole “trasparenza”, riferita al rispetto delle regole da parte di chi ha il privilegio di rappresentare gli elettori del PD, e “capacità d’ascolto” che ci ricorda come il Partito Democratico deve ritornare al valore del “consenso informato ”, e non al buio, come in una partita di poker, riportando quindi il partito tra la gente, gli elettori, riconducendolo la dove è nato e dove si è alimentato.
Immagino un partito cittadino che sappia essere di supporto all’amministrazione comunale con un rapporto costruttivo e propositivo nella sua autonomia di valori, di idee e progetti, capace anche di incalzare il governo della città quando necessario. Se l’amministrazione comunale ha il sostegno di un partito forte e radicato con forza nella parte buona della società, allora anche l’amministrazione comunale sarà più forte.
Ed è per questo motivo che un partito deve interessarsi alla predisposizione del disegno di crescita del territorio.
Il progetto dell’area del Cillarese, congiuntamente al “Parco Di Giulio” ed al lungomare Regina Margherita, già realizzati ed al progetto di riqualificazione di Via del Mare, in attesa di realizzazione, possono senz’altro essere considerati come interventi pionieri e significativi di una innovativa cultura di governo urbano.
La storia, l’acqua, la natura, il paesaggio, gli spazi urbani perduti, opportunamente valorizzati all’interno di in una strategia di riorganizzazione urbanistica delle attività umane finalizzata a migliorare il grado di sostenibilità del territorio, si vengono a strutturare come gli elementi più significativi e determinanti per la definizione di un’ altra idea di città cui il Partito Democratico d Brindisi ha il dovere di contribuire.
Una città di mare, turistica e internazionale, aperta nel Mediterraneo, con attività industriali sostenibili e compatibili con altre attività, agricole, culturali, tecnologiche, commerciali e logistiche, deve costituire l’aspirazione comune per un nuovo e condiviso futuro di città.
In tal senso, in uno scenario che non ci vede in grado di intercettare e spendere tutti i finanziamenti europei disponibili, il ruolo del PD cittadino deve essere quello di stimolare l’amministrazione ad una progettualità capace di captare le risorse finanziarie per un compiuto miglioramento e ristrutturazione della dotazione infrastrutturale e per lo sviluppo di nuova competitività.
Le medesime risorse europee, che rappresenteranno nella nuova programmazione 2014-2020 una nuova opportunità per il nostro territorio, dovrebbero essere utilizzate per favorire la filiera agroalimentare, che per il nostro territorio rappresenta un patrimonio ancora non compiutamente espresso anche a causa di incapacità politiche e resistenze degli operatori del settore ad esprimere una visione di sviluppo economico integrato del comparto. E ciò a scapito proprio della produzione, dei coltivatori cioè, parte più debole del sistema che paradossalmente producono a beneficio degli attori a valle della filiera. Per evitare queste alterazioni il Partito deve quindi lavorare proprio affianco ai contadini.
Serve quindi una campagna di civiltà, per far ritornare l'agricoltura al centro del modello di sviluppo locale, e due piccole ed apparentemente banali soluzioni potrebbero essere rappresentate da orti urbani, come scelta di stile di vita, esempio di sostenibilità ambientale, sociale ed economica ed dall’agricoltura biologica, come un nuovo modello di produzione e consumo.
Abbiamo bisogno di un Partito cittadino coeso perché dobbiamo ritornare ad essere fautori di un rilancio del porto che dopo un ventennio di gestione fallimentare deve ritornare ad essere l’incredibile risorsa naturale ed infrastrutturale che è per tutta la Regione e per il sistema di trasporto marittimo nazionale ed internazionale.
Importante poi deve essere il contributo di mediazione e di crescita culturale del partito per favorire lo sviluppo di una città che deve imparare nuovamente ad amarsi senza avvitarsi né in recriminazioni né in contrasti sterili. Facendo evolvere la contrapposizione tra una visione esclusivamente industrialista del territorio ed una esclusivamente ambientalista verso la conoscenza e la consapevolezza della necessità di creare sinergie ed integrazioni di visioni.
Il territorio deve essere visto come una rete un’interconnessione di elementi positivi che concorrono alla sua crescita.
Il Partito deve con la propria azione politica contribuire a rimuovere alcuni fattori “inibitori” della crescita (carenze infrastrutturali e di capitale tecnologico, arretratezza finanziaria), favorire l’attrazione di investimenti dall’esterno e la diffusione di una cultura imprenditoriale, e frenare l’emorragia di talenti e competenze .
Brindisi è una città particolare perché tante sono state sino ad oggi le occasioni perse, ma tante sono anche le opportunità di rinascita.
Il partito che ho in mente è, quindi, un partito che ha come fine quello di creare opportunità di crescita in ogni ambito in cui intende impegnarsi .

ANTONIO ELEFANTE

Cari amici, compagni e cittadini del territorio di Brindisi, oggi 29 ottobre 2013, si celebra il congresso del Partito Democratico , così come in tutto il territorio nazionale.
"Siano arrivati primi ma non abbiamo vinto" disse Bersani, un minuto dopo i risultati elettorali che purtroppo, per poco, non ci hanno consentito di poter governare un paese che da troppo tempo ha bisogno di una guida forte ed autorevole capace di ridare dignità ed autorevolezza persa da tempo per colpa di una politica, da destra e da sinistra, incapace di costruire un paese che, con un mondo nuovo che nasceva per un muro che cadeva, sapesse accettare sfide nuove in un mondo sempre più globalizzato e competitivo.
Bersani si dimette e non posso che ringraziarlo per quanto fatto: grazie per la sua visione delle politica sempre più rara purtroppo, grazie per come ha creduto nello strumento partito, grazie caro Bersani per quello che hai fatto.
Ringrazio i tanti rappresentanti della politica locale e non, oggi qui presenti, attenti alle sorti del PD di Brindisi, oggi più di ieri, magari qualcuno dovrà spiegarmi anche perché.
Ringrazio il gruppo dirigente del PD cittadino, iscritti sempre presenti ed impegnati, la segreteria, il gruppo consiliare passato quando eravamo all'opposizione e quello attuale in maggioranza.
Ringrazio il segretario provinciale uscente Corrado Tarantino, con il quale ho condiviso tante battaglie, i momenti che ci hanno diviso e quelli che ci hanno unito con risultati in città, inequivocabili.
Ringrazio chi mi ha appoggiato e chi mi ha attaccato, chi mi ha voluto e poi scaricato, chi mi ha sostenuto e poi allontanato.
Ringrazio per ultimi ultimo, sbagliando e non smentendosi mai, chi attaccò la mia persona, la mia famiglia, la mia storia, ringrazio pure loro.
Domani si voterà, il popolo del PD dovrà scegliere in libertà chi dovrà rappresentarlo, sapendo però che meno di tre anni fa mi venne consegnato un simbolo sbiadito, indebitato, rancoroso e convinto oggi di presentare, tra le mille difficoltà e difetti, un partito, imperfetto ma partito.
Auguro a chi dovrà rappresentarlo, di avere la mia stessa indipendenza che è sempre stata la mia forza ma che ha rischiato a volte di essere la mia solitudine e la mia debolezza.
Ma il PD, oggi, ha bisogno di uomini liberi per fare del PD il partito che vogliamo e che serve al paese e a questo territorio.
" Mozioni Nazionali "
Questo congresso avviene contestualmente a quello nazionale ed è ovvio come tali dinamiche stiano riempendo le discussioni interne al partito, generando in ognuno di noi un libero pensiero.
Quattro sono le mozioni nazionali, quattro ottime risorse, quattro storie diverse e altrettanti modelli di paese e di partito che più o meno si somigliano.
La corsa ad “intestarsi” per primi una qualsivoglia mozione, non per affinità verso la stessa, ma solo per occuparla come quota parte spettante ; una analogia rispetto a quelli che entrano al cinema per primi, occupano sempre le prime file, con l' amara rassegnazione per tutti gli altri che rimangono dietro e vedere il solito film già visto.
Per alcuni, la cieca presunzione nell'aderire ad una specifica mozione, determinerebbe il rappresentare alcuni ideali e una certa storia; ma in questa città, tante sono state le occasioni nelle quali il futuro è stato puntualmente disatteso; basterebbe guardare il passato, racconta ben altro.
Io voterò e cercherò di far votare il partito che eravamo nel rispetto delle sue origini e della storia che ha rappresentato ma fermamente convinti di ciò che vogliamo diventare, chi vogliamo rappresentare e dove vogliamo andare ; essere liberi da nomenclature e vecchi steccati, perché solo così, potremo pensare con vent'anni di ritardo, alla costruzione di un grande partito riformista, che non guardi più solo ai lavoratori ma che pensi al lavoro tutto, capace di rappresentare lavoratori ed aziende, che non pensi solo allo sviluppo cieco ma imponga la tutela dell'ambiente come priorità e sviluppo, che combatta le diseguaglianze sociali ed economiche perché finalmente libero da vincoli e logiche finanziarie oscure e alquante misteriose.
Un Partito Democratico che sia capace di decidere ed includere, non di rimandare ogni volta ed escludere.
Un Partito Democratico autonomo ed autosufficiente, senza subire crisi di identità quando guarda più a sinistra e capace di interloquire con moderati, senza subalternità quando si condivide un progetto politico comune.
Insomma, un Partito Democratico capace di risultare, domani più di oggi, un soggetto politico che, nel consenso e nel dissenso, sappia dimostrare una sua identità, in un Paese Italia che giorno dopo giorno sta perdendo la sua identità.
L’Italia, per cambiare ha bisogno non solo di impegno, ma soprattutto di coraggio; coraggio di dire basta a taluni personaggi, coraggio nell’ azzerare da subito specifiche rendite di posizioni, coraggio di dire una volta per tutte che siamo di sinistra e che quelli li sono di destra e proprio per questo, fare a meno di un certo e pericoloso associazionismo che non può più durare e magari che un governo con Gasparri e Brunetta è una eccezione alla regola e non uno inizio di una nuova regola, avere il coraggio di dire che la riforma Fornero è una controriforma e qualcuno spieghi alle nuove classi dirigenti come mai in tutta Europa, i partiti sono sempre gli stessi e i politici che li rappresentano cambiano, mentre in Italia i partiti cambiano nome, ma i politici che li rappresentano sono sempre li stessi.
" Tesseramento selvaggio"
Mi rendo conto che, queste occasioni sono momenti di passioni, ricordi e impegno della propria persona rispetto una idea o un sogno, purtroppo anche una occasione di rivalsa personale, di vendette ad orologeria, di momento per alimentare le proprie follie rancorose o peggio ancora di legittimazione del proprio edonismo. Ecco perché in questa occasione di congresso, esiste un esagerato interesse da parte dei tanti che con il PD non c'entrano nulla, probabilmente c'entrano ancora meno con alcuni ideali, con alcune lotte, insomma, una storia intera.
L'adesione politica ad un partito, avviene non per cogliere al volo una occasione personale, ma per aderire ad un progetto politico che va ben oltre la nostra persona.
La rincorsa all'ultima ora, il cogliere al volo tale l'occasione, non è altro che la deformazione di una coscienza politica; quella stessa coscienza che serve ad un partito che vuole essere di sinistra, che di una coscienza non può proprio farne a meno.
" PD di Brindisi "
Il congresso di Brindisi ovviamente è la parte che più di tutte, raccoglie l'attenzione dei presenti e di chi, giorno e notte, quasi morbosamente attendeva questo momento.
Ogni volta il congresso è l'occasione per il cambiamento; cambiamento che ha significati diversi perché diverse sono le volontà, legittime e accettabili se hanno come scopo la mera volontà di fare del partito un soggetto politico palpitante e coinvolgente, e non farne uno strumento improprio del potere così come è stato per troppo tempo in questa città.
Sono stato eletto segretario nel Maggio del 2011, in due anni e mezzo tanto è cambiato, tanti sono stati gli errori commessi, ma tanto è stato il coraggio nel voler ribellarsi a certe cristallizzazioni del passato.
Tanto è cambiato, forse non abbastanza, ma sicuramente basta per affermare che il PD è il primo partito della città, capace di eleggere un Sindaco del PD con un mandato programmatico ricco di idee partorite da un confronto aperto e continuo.
Un Partito immune a trasformismi continui , che ha saputo vincere le elezioni nel peggior periodo della politica e dei partiti e soprattutto in una città dove stranamente, più a "sinistra" di noi, esistono quattro realtà politiche nate dallo scollamento costante di tanti militanti delusi da un metodo che ha procurato una emorragia preoccupante di risorse e uomini ,andati via perché delusi da un certo sistema che , oltre ad offenderli, hanno offeso ideali sogni e mortificato le passioni.
Questa città per cambiare, non deve solo scrivere programmi nuovi tutte le volte che si presentano occasione elettorali, non può essere garanzia di buona politica cambiando solo alcune facce, deve soprattutto avere coraggio nelle scelte.
Questo Partito democratico di Brindisi, ha ancora tanto da migliorare, ma ha avuto da subito un pregio, ha fatto girare con una velocità pazzesca un sentimento dentro e fuori il partito: la speranza.
Speranza che ha prodotto da subito, lo sdegno per le realtà delle cose che abbiamo trovato e soprattutto coraggio perché da subito abbiamo tentato di cambiarle.
La capacità di questo partito di aprirsi e risultare punto di riferimento per i cittadini è il risultato di atteggiamenti nuovi e soprattutto di direttivi di partito resi pubblici e partecipati , trasformandoli così in occasione unica di confronto reale tra il partito e la gente comune.
Questo modo nuovo di fare politica ha determinato l’avvicinamento di tanti giovani che dopo tanti anni sono riusciti ad organizzarsi, impegnarsi e riscoprire la struttura dei Giovani Democratici fatta di ragazze e ragazzi che dovranno diventare la nuova classe dirigente. Da subito ci siamo svincolati dalla sterile discussione di partito liquido o pesante; dirigenti non si nasce, dirigenti si diventa in un partito dove ogni singolo riesce ad elevare il proprio protagonismo, alimentando e mobilitando le nuove generazioni che lo occuperanno.
Questo è il partito che stiamo costruendo, il lavoro svolto sino a questo momento, conferma il partito di Brindisi realtà dalla quale partire per la realizzazione del PD che vogliamo; ma questo non basta.
Dopo tanti anni in cui la città di Brindisi è stata dimenticata è arrivato – a nostro avviso - il momento di essere legittimamente rappresentata non solo in città ma anche al di fuori del solo contesto territoriale; il partito di Brindisi lo merita.
Io penso che la democrazia in politica possa essere garantita solo dai partiti, ma se a garanzia di questa ci sono quelli degli ultimi venti anni , allora vuol dire che in pericolo non c'è solo "il governo del popolo" come principio, ma addirittura il futuro della città, che ha visto morire le tante risorse storiche come il turismo, il commercio e l'agricoltura a discapito di scelte scellerate come l' industrializzazione selvaggia e smisurata che ha determinato danni ambientali incalcolabili per il territorio ma soprattutto occasione di profitto per le solite cricche.
Questa città sta morendo, ritorna di nuovo l'esodo continuo che è stato la piaga antica di queste terre; qui non è in pericolo solo la politica, qui è in pericolo il futuro delle nuove classi dirigenti, dei nostri figli della nostra città.
Brindisi deve continuare ad essere città industriale, tutelando quei grandi e medi impianti industriali conformi al nuovo modello di città che vogliamo, discutendo e non “ contrattando” con quelle del carbone pur apprezzando il loro impegno nell’ambientalizzazione che non ha mai fine e decidere di chiudere definitivamente con quelle realtà industriali che hanno bloccato lo sviluppo di antiche risorse per scelte logistiche scellerate del passato.
Il PD di Brindisi è contrario assolutamente all’ipotesi della TAP, nessuno, chiunque esso sia, pensi di mettere il cappello sulla città di Brindisi.
Quale migliore opportunità se non quella del PUG. Anche qui lasciatemi dire una cosa: il PUG va pianificato a Brindisi da tutti i soggetti politici e non , nessuno pensi di deciderlo altrove.
Pensare ad un centro storico capace di essere da una parte attrazione storica e culturale per i turisti e dall'altra occasione di lavoro e di movida per i giovani , rilanciando il commercio morente da troppi anni .
Il Welfare di questa città funziona più di altri ma probabilmente, visto le tante sacche di povertà per una crisi che perdura , ha bisogno di rivedere i suoi obiettivi e l'utilizzo delle proprie risorse.
Il welfare deve essere di qualità cancellando il pensiero della carità e dell'assistenzialismo quotidiano, perché diverso deve essere il fine stesso, pensato per migliorare la qualità della vita degli anziani, garantire i servizi primari ai disabili e ai cittadini sempre in difficoltà. Da qui la volontà del PD di Brindisi di intensificare la collaborazione con le associazioni di volontariato per fortuna sempre presenti sul territorio.
Il PD che abbiamo in mente ritiene improcrastinabile una discussione profonda sul porto perché tale risorsa e gli sviluppi che ne derivano, non appartengono al “poltronato” di turno o peggio ancora a chi rappresenta, ma sono di proprietà della città.
Il Partito che abbiamo in mente non vuole rimanere impassibile rispetto ad atteggiamenti intimidatori nei confronti delle forze dell’ordine e della magistratura. La politica deve reagire ed essere esempio di legalità e trasparenza perché solo così con il tempo determinerà un cambiamento culturale .
I fatti inquietanti degli ultimi giorni indicano come l’impegno e il lavoro della politica rispetto a tale problematica, non può fermarsi alla mera amministrazione della cosa pubblica ma ha l’obbligo, con messaggi chiari ed atteggiamenti diversi, di essere esempio unico per tutti i cittadini.
Nel maggio del 2012 abbiamo vinto le elezioni eleggendo Mimmo Consales a Sindaco, perché ci siamo resi conto che la politica aveva bisogno, nelle persone e nei contenuti, di uno shock.
Ma non deve esserci discrasia tra il partito che vogliamo e il Sindaco Consales; entrambi se con più forza perseguono gli stessi obiettivi elevano se stessi e , nelle funzioni delle loro responsabilità, contribuiranno a cambiare le cose.
È il momento di decidere se il popolo del PD, vuole con entusiasmo andare avanti per cambiare le cose, o intende pericolosamente con rancore tornare indietro.






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