Brindisi, 20/04/2012
Presentato "Il Museo della Memoria e la Kater I Rades"
Nell'ambito della XIV Settimana della Cultura, è stato presentato oggi presso la sala conferenze di Palazzo Granafei “Il Museo della Memoria e la Kater I Rades”, un progetto di Comune di Brindisi e Teatro Pubblico Pugliese per la realizzazione del Museo della memoria migrante presso la ex Chiesa di Santa Chiara
Sono intervenuti:
Bruno Pezzuto - Commissario Straordinario Comune di Brindisi
Silvia Godelli - Assessore Regionale Cultura e Mediterraneo
Carmelo Grassi - Presidente Teatro Pubblico Pugliese
Maurizio Marinazzo - Dirigente Beni Monumentali Comune di Brindisi
I resti della Kater I Rades, la motovedetta albanese naufragata nel Canale d’Otranto quindici anni fa, il 28 marzo 1997, vengono salvati dalla discarica e dall’oblio della storia e restituiti alla memoria collettiva di una Città, di una Nazione, del Mediterraneo tutto.
Oggi con una conferenza stampa istituzionale il Comune di Brindisi, il Teatro Pubblico Pugliese, la Regione Puglia presentano l’idea di un luogo che offra asilo ai resti delle motovedetta, a quei resti così come a tutti i frammenti dispersi di quell’umanità migrante che forse proprio davanti al Porto di Brindisi si è trovata, più che altrove, a passare.
Passaggi di uomini, di memorie, della storia e il naufragio della Kater I Rades diventa il naufragio di tutti, il naufragio dell’Umanità migrante che cerca pace oltre il mare, un’installazione permanente, un museo che diventa processo di comprensione, memoria, ricerca di senso, un museo che racconta una geografia ancora più ampia, la stessa che nel 91 provocò l’incontro meraviglioso tra una Città e 20.000 profughi albanesi, la stessa che fa della Puglia terra di passaggio, avamposto sul Mediterraneo, testimone inconsapevole della Storia dell’umanità che migra, che viaggia, che reclama una casa, una possibilità.
I fatti della Kater I Rades sono noti. O quasi.
Erano quasi le sette di sera del 28 marzo 1997, venerdì di Pasqua. In Albania c’era la guerra civile e la gente scappava come poteva dall’altra parte del Canale d’Otranto. In Italia montava la paranoia dell’invasione albanese e si apriva la stagione dei respingimenti. Alle 18,57 la Kater i Rades, una piccola motovedetta partita da Valona stracarica di profughi, affonda nello scontro con la corvetta della Marina Militare Italiana Sibilla e cola a picco: 57 morti, soprattutto donne e bambini, 24 dispersi e 34 superstiti.
81 vittime: lo stesso numero di vittime della strage di Ustica, lo stesso muro di gomma, la stessa triste storia di silenzi, dubbi, naufragi.
Pochi mesi dopo la motovedetta viene recuperata dal fondo del mare per motivi giudiziari e per l’ostinazione di chi come l’Osservatorio sui Balcani di Brindisi e pochi altri hanno assistito, aiutato, supportato i superstiti. Perizie, ipotesi, dubbi mai sciolti nonostante un processo chiuso che di fatto ha condannato il capitano della motovedetta albanese e il capitano della corvetta italiana.
A processo chiuso la motovedetta, dopo anni di abbandono tra le erbacce del castello di mare di Brindisi, viene segata in due parti. La parte superiore finisce ad Otranto per farne un monumento alla memoria. La parti di legno e il motore vengono recuperate da uno sfasciacarrozze e salvati dalla discarica, dall’oblio. Ora sono a Brindisi, almeno questi, salvi.
Da questi resti si parte per la creazione di un luogo di memoria, narrazione, comprensione.
Per l’infanzia e per gli adulti. Per una Città e un mare intero. |