Brindisi, 30/04/2012

Piattaforma Aquila: Magno scrive ad Introna

Di seguito riportiamo integralmente una nota del Prof. Francesco Magno, geologo-consulente ambientale, al Presidente del Consiglio Regionale Onofrio Introna e, per conoscenza al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera ed al Ministro dell’Ambiente del territorio Corrado Clini

Sulla stampa del 28/04/2012 fa risalto la lettera rimessa dal Presidente del Consiglio Regionale Onofrio Introna al Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera, in merito alle previste trivellazioni nel mare di Puglia; nella lettera il Presidente fa esplicito riferimento all’apertura di un tavolo di confronto con il Governo, allargato ad amministratori locali, imprenditori turistici, pescatori ed ambientalisti, prima del rilascio delle autorizzazioni alle attività di estrazione di greggio in mare.
Il Ministro Passera, per suo conto, ritiene necessario incrementare lo sviluppo della produzione nazionale di petrolio e gas al fine di sboccare 15 miliardi di investimenti e creare venticinquemila posti di lavoro, intervenendo sulla semplificazione delle procedure autorizzative e dichiarando che la normativa italiana da seguire per l’avvio delle trivellazioni “oggi richiede passaggi lunghissimi e che è, per molti aspetti, più restrittiva di quanto previsto dalla normativa europea”.
Fatto salvo che si condividono tutte le valutazioni espresse dal Presidente Introna ed in particolare quelle relative ad un eventuale disastro ambientale ed al “costo” riveniente dall’eventiuale “danno ambientale” prodotto, le considerazioni espresse dal Ministro Passera in merito alla normativa vigente non appaiono del tutto corrispondenti a quanto avviene nel proprio Ministero, rilevando, invece, che le procedure ambientali sono solo condiderate in termini di “enunciazione”.
Infatti, si fa esplicito riferimento alle autorizzazioni rilasciate all’ENI Spa per la “Piattaforma Aquila” localizzata a circa 24 m.m. dal porto di Brindisi ed in particolare alla concessione di idrocarburi “F.C2.AG” conferita con D.M. del 19/03/1992 e con scadenza il 25/05/2020; la documentazione alla quale si fa riferimento è stata richiesta ai sensi del Dlgs 195/2005, in merito alla informazione ambientale.
Con nota del 21/11/2011 l’ENI Spa richiedeva al Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento per l’Energia–Divisione IV–Sezione U.N.M.I.G. di Napoli–Ricerca, Coltivazione e stoccaggio delle risorse minerarie ed energetiche dell’Italia Meridionale e relativi impianti in mare, l’”Autorizzazione all’inizio della produzione ed all’esercizio degli impianti di produzione e condotte sottomarine connessi alla unità galleggiante “Firenze FPSO”.
La richiamata concessione, però non risulta, dalla stessa documentazione e da una prima analisi effettuata presso il sito del Ministero dell’Ambiente, munita di “giudizio” relativo alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), anche se il rilascio della concessione è successivo alla Direttiva del Consiglio UE 85/337/CE e relativa alla “Valutazione di Impatto Ambientale di determinati progetti pubblici e privati”ed in particolare all’allegato II di tale Direttiva che, in merito a all’estrazione di petrolio e gas naturale, riporta chiaramente ai punti f) e g) che sono soggetti a V.I.A.
Inoltre, la concessione è anche successiva alla Legge 349/86 istitutiva del Ministero dell’Ambiente e che recepisce la richiamata Direttiva 85/337/CE; anche in ottemperanza a questa legge nazionale la concessione dell’ENI sarebbe dovuta essere corredata da “giudizio” di VIA.
Quindi, quanto riporta il Ministro Passera non risponde al vero in quanto, nel caso esaminato, non è stata necessaria una “esemplificazione delle autorizzazioni” in quanto quelle esistenti non sono state neppure prese in considerazione!!!
Ma, più nello specifico, con la richiamata concessione l’ENI Spa nel 1993 e nel 1995 ha perforato i pozzi denominati “Aquila 2 bis” e “Aquila 3” a poca distanza fra di loro (circa 400 m.) e dal 1998 questi due pozzi sono stati aperti alla produzione utilizzando l’unità galleggiante “FPSO Firenze” attrezzata con impianti di trattamento e stoccaggio per l’olio prodotto; i due pozzi sono collegati alla nave appoggio attraverso dei collettori che partono dalla testa di questi fornendo una produzione si è assestata a circa 4500 barili equivalenti giorno (circa 780 mc/g).
Sulla nave “FPSO Firenze” l’olio estratto viene separato dal gas, viene stabilizzato e stoccato per essere esportato periodicamente con navi petrolifere, mentre il gas viene bruciato in fiaccola.
La produzione è andata avanti dal 1998 fino all’aprile del 2006 ed è stata fermata a causa di una deformazione sul lato sinistro della nave “FPSO Firenze” e la stessa è stata disconnessa dai pozzi; una chiara evidenza di pericolo di “danno ambientale”, anche in virtù del fatto che la nave di appoggio all’estrazione dei pozzi era a “scafo semplice” e non a “scafo doppio” come un minimo di accorgimento avrebbe voluto e la normativa impone.
Le pericolose operazioni di disormeggio della nave ed il relativo distacco dei “riser” che collegano la stessa ai due pozzi, sono state autorizzate nel 2006 dalla stessa Direzione di Napoli del Ministero dello Sviluppo Economico e per queste operazioni, non risulta alcun parere da parte del Ministero dell’Ambiente in merito alla sicurezza delle attività di svuotamento dei tubi.
In questo periodo, fra il 2006 ed il 2007, sono state rilevate sulle spiagge di Brindisi numerose quantità di “olio catramoso” di indubbia provenienza e non è del tutto errato ipotizzare che le perdite possano essere derivate dal distacco dei collettori dai due pozzi di estrazione del greggio.
A seguito di ulteriori richieste di proroga, l’ENI perviene a presentare al Ministero dello Sviluppo Economico, in data 18/11/2010, il progetto di riconnessione della nuova nave, denominata sempre “Firenze FPSO”, alle teste sottomarine dei due pozzi e relativo ancoraggio, nonché di autorizzazione all’inizio dei lavori di riconnessione di detta nave e di quanto altro preordinato alla ripresa dell’attività di produzione; anche in questo caso non risulta alcuna richiesta di autorizzazione al Ministero dell’Ambiente e/o quanto meno una richiesta di procedura di “Verifica preliminare o Screening”.
Con nota del 28/12/2011 il dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico - Dipartimento per l’energia di Napoli, autorizza l’ENI Spa all’esercizio gli impianti offshore di superficie e sottomarini connessi al campo “Aquila” ed alla nave “Firenze FPSO” per la ripresa della coltivazione dei due pozzi denominati “Aquila 3” ed “Aquila 2 bis”.
Nel corpo di questa autorizzazione si ritiene necessario richiamare, testualmente, quanto riportato al punto 1:
“ Adottare tutti gli accorgimenti e le cautele che la tecnica e l’arte suggeriscono al fine di garantire, durante l’attività di coltivazione, la sicurezza interna ed esterna al luogo di lavoro de quo e la tutela dell’ambiente in ogni forma di inquinamento”.
Non mi sembra che riportare una proposizione di principio possa equivalere a dare certezze sulla tutela dell’ambiente e di ogni forma di inquinamento!!!
Le certezze, come la normativa vigente impone, transitano attraverso la predisposizione di una Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) ed attraverso il coinvolgimento delle popolazioni amministrate che hanno il diritto di accertarsi se le condizioni di salvaguardia sono verificate ed inoltre, hanno il diritto di partecipare al processo autorizzativo.
Non risulta dall’autorizzazione dirigenziale che mai sia stata presentata alcuna richiesta di VIA e/o di procedura di verifica preliminare alla VIA e/o screening e ciò appare assurdo!!!
Infine, l’autorizzazione all’estrazione riporta anche che :
“Al fine della salvaguardia dell’ambiente, dovranno essere osservate le vigenti disposizioni di legge e quelle che saranno emanate dalle Autorità competenti relativamente alla tutela delle acque marine per garantire l’integrità delle risorse biologiche e marine e predisporre i mezzi previsti dal DM 20/05/1982, dandone comunicazione a questo ‘Ufficio ed a Comparare di Brindisi”.
Anche questa si ritiene sia un’affermazione di principio e non risponde alle procedure previste per il rilascio di concessioni estrattive in quanto carente di procedura di VIA.
Perchè questa enunciazione nel momento in cui con nota del 4 gennaio 2012 l’ENI Spa informa gli Enti preposti che, alla stessa data, è ripresa la produzione del “Campo Aquila”?
In definitiva, dalla procedura seguita dal Ministero dello Sviluppo Economico, non risulta che vi siano certezze in merito al rischio di inquinamento delle coste brindisine e del Salento e ciò in virtù della mancanza della procedura di VIA e quindi della non ottemperanza a due principi cardini della politica dell’Unione Europea nel settore dell’ambiente che sono: il principio di precauzione e dell’azione preventiva ed il principio della protezione dell’ambiente e della qualità della vita.
Ritengo, con ciò ed inoltre, che da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, non vi sia stata ottemperanza alla Convenzione sottoscritta ad Aarhus (Danimarca) il 25 giugno 1998 e ratificata dall’Italia con la L.108/2001, che ha riconosciuto ai Cittadini europei e quindi anche a quelli di Brindisi, un ruolo determinante nelle scelte ambientali.
Da quanto riportato nella richiamata richiesta di autorizzazione da parte dell’ENI Spa, non si evincono certezze in merito al fatto che le modalità di estrazione del greggio, attraverso collettori (riser–tubi) che partano dalla testa dei due pozzi di estrazione, siano tali da garantire la salvaguardia dell’ecosistema marino, delle spiagge, dei litorali, delle attività di pesca e contrastano fortemente con gli obiettivi di sviluppo turistico che si intendono acquisire per la costa posta a Nord di Brindisi.
Faccio appello, quindi, a Lei Presidente Introna, perché la Regione richieda alla Comunità europea ed al Ministero dell’Ambiente perché venga sospesa l’autorizzazione rilasciata all’ENI Spa per l’estrazione di greggio dal “Campo Aquila” e la stessa venga ottemperata alla recente Direttiva 2011/92/UE del 13/12/2011 (GUUP del 28/01/2012) .
In questa recente direttiva, entrata in vigore il 17/02/2012, all’Allegato n. 1, punto 14, si riporta che sono sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale gli impianti di: “ Estrazione di petrolio e gas naturale a fini commerciali, per un quantitativo estratto superiore a 500 tonnellate al giorno per il petrolio e 500.000 mc /die per il gas naturale” e quindi anche il “Campo Aquila” la cui produzione giornaliera è, per dichiarazione della stessa ENI Spa, di circa 4500 barili/die e pari ad oltre 700 tonn/die; inoltre questa direttiva non fa alcun cenno a limitazioni of schore ed in miglia.
Faccia richiedere inoltre, Presidente, se è necessaria l’ottemperanza alla recente Direttiva 2011/92/CE, anche attraverso la formulazione di un “VIA postuma”.
Infine, appare opportuno e necessario chiedere anche al Ministro Passera, quanti giovani pugliesi hanno beneficiato del lavoro prodotto da questa piattaforma?? E quale incremento di PIL locale vi è stato grazie alle attività estrattive??
Infine, non esistendo alcuna Valutazione di Impatto Ambientale per la “piattaforma Aquila” è il caso di riportare al Mimistro Passera che “la speranza che non succeda un incidente ambientale non è una buona strategia di sopravvivenza”!!!