Brindisi, 30/04/2012
Enel chiede danni a Greenpeace: campagna diffamatoria
Enel ha avviato un' azione giudiziaria contro Greenpeace con una richiesta di riconoscimento di danni provocati alla propria immagine "dalla campagna diffamatoria che l' Associazione sta da tempo conducendo contro l'azienda sulla base di argomentazioni false e pretestuose''. Lo rende noto la stessa societa' elettrica.
Nella giornata odierna l'associazione ambientalista ha condotto un blitz nei pressi della centrale Federico II di Brindisi e posto in atto un presidio a Roma, dove è in corso
l'assemblea degli azionisti.
Enel ritiene che la campagna di Greenpeace sia "gravemente denigratoria e priva di fondamento''.
Le attività dell' azienda - sottolinea la società - "sono sottoposte alle norme e ai controlli delle istituzioni locali, nazionali e internazionali e si svolgono nel pieno rispetto delle leggi che tutelano l' ambiente e la salute'".
Enel replica a Greenpeace sostenendo che "non possiamo essere definiti killer climatici perché produciamo circa un millesimo della Co2 globale". "Proprio la centrale presa di mira dagli attivisti - spiega l'azienda elettrica partecipata dal Tesoro - è un impianto sperimentale per la riduzione delle immissioni di anidride carbonica nell'atmosfera che consente di abbattere circa 8mila tonnellate di Co2 l'anno.
Per Enel "circa metà della energia elettrica che
il Gruppo produce è priva di qualunque tipo di emissione, compresa l'anidride carbonica: una percentuale tra le più alte
rispetto a tutte le altre grandi utilities del mondo''. Inoltre,
attraverso la controllata Enel Green Power, Enel - si spiega -
ha in programma investimenti nelle fonti rinnovabili per oltre
sei miliardi di euro nei prossimi cinque anni, '' un impegno che
ha ben pochi paragoni a livello globale''.
Infine Enel ricorda che "solo il 12% dell' energia elettrica
italiana è prodotta con il carbone contro una media europea di
circa il doppio''. |