Si ritorna a parlare del Cesare Braico, il polmone verde di Brindisi.
La struttura è ora parte integrante della città, ma quanta fatica c’è voluta per strapparla all’abbandono, ai vandali,
all’incuria ed al totale degrado.
In verità, all’interno della zona verde, si registrano ancora atti di vandalismo: il muro di cinta, da poco ripristinato,
è stato nuovamente imbrattato dai soliti ineffabili maniaci delle bombolette spray, per non parlare di alcune panchine,
impiantate solo lo scorso anno, sradicate dal terreno non si sa bene a quale scopo.
Nonostante tutto, da qualche anno a questa parte la situazione all’interno dell’area è migliorata.
Al sindaco Antonino va sicuramente ascritto il merito di aver saputo raccogliere ed, in parte, realizzare, gli input che sin
dalla metà degli anni 90 sono giunti dal mondo dell’associazionismo e del volontariato brindisino.
Sin dal 95, infatti, un gruppo piccolo ma caparbio di frequentatori del Braico, iniziò ad attivarsi con petizioni indirizzate
agli Enti in possesso della struttura, i quali parevano quasi gareggiare nel dichiarare la propria incompetenza nell’adottare
il benché minimo provvedimento a tutela dell’area.
Si creò anche un organismo ufficiale, il comitato “Cesare Braico” che teneva le sue riunioni presso la sede provinciale delle
ACLI e coordinava diverse associazioni, ma tale esperienza si tradusse solo in una mera raccolta di proposte e progetti che,
per la verità, non approdò a nulla di concreto, considerata pure l’impasse degli interlocutori istituzionali,
le amministrazioni Errico prima e Maggi poi, sensibili al problema forse nelle intenzioni, ma alquanto carenti nell’adozione
di provvedimenti tangibili.
Per la verità il parco non era più di proprietà comunale, poiché in virtù della legge di riforma delle USL, nel 1994 la
struttura era passato nel patrimonio dell’Azienda Sanitaria Locale BR-1.
Nel frattempo che continuava il balletto delle competenze tra Comune, USL, e Amministrazione provinciale (la provincia aveva
ed ha tuttora in uso i locali che ospitano l’Istituto Alberghiero), il parco, frequentato da un nutrito gruppo di podisti,
era ancora degradato e meta di vandali, centauri ed automobilisti che erano soliti entrare nella zona verde con il loro
mezzo a motore (per comodità o per un malvezzo tutto brindisino) in assenza del benché minimo divieto di transito.
Nel 1997, Legambiente, Guardie Ecologiche Volontarie, Associazione Quartieri ed i podisti del parco, presero di petto la
situazione, indicendo una giornata a tutela del “Braico” e con una raccolta di fondi per dotare la zona di un minimo arredo.
Con i soldi raccolti con la sottoscrizione “500 lire per il parco” furono acquistate 10 panchine in plastica riciclata ed
alcuni cestini portarifiuti. Quel giorno l’area fu ripulita e fu raccolta un’immensa quantità di rifiuti, grazie alle decine
di volontari armati di rastrello e guanti in lattice, e interdetta alle auto ed alle moto.
Quella manifestazione suscitò una grande eco in città ed ebbe il merito di far realizzare ai Brindisini ed ai loro
amministratori quanto fosse importante avere un polmone verde nelle immediate vicinanze del centro cittadino.
Purtroppo, nel breve volgere di qualche mese, quanto di buono fatto dai volontari venne distrutto inesorabilmente dalla mano
dei soliti vandali senza che nessuno, peraltro, potesse impedire lo scempio, vista l’assenza di un custode e l’apertura
del cancello 24 ore su 24.
Nel 1998 da parte dell’Amministrazione provinciale si manifestò grande interesse per il parco, visto il finanziamento di 800
milioni di lire per la bonifica ed il risanamento dell’area previsto dal Piano di Risanamento Ambientale. Dopo una
serrata trattativa che vide coinvolti il Comune, la Provincia e la USL, l’Amministrazione comunale a guida Antonino,
nonostante le iniziali esose pretese dell’Azienda Sanitaria Locale, la spuntò nell’ottenere il parco in comodato gratuito.
Di conseguenza, il finanziamento di 800 milioni passò dalla Provincia al Comune. Così, finalmente, si dispose la chiusura al
traffico delle auto e delle moto. Il “Braico” venne, peraltro, nuovamente ripulito dall’enorme quantità di rifiuti.
In quell’anno l’amministrazione comunale organizzò la prima Pasquetta nel parco,
esperienza che si è ripetuta qualche giorno fa. La struttura venne affidata alle cure della Multiservizi.
La situazione è senza dubbio radicalmente mutata rispetto 4 anni fa, ma ciò non toglie che non possa migliorare ulteriormente, ad iniziare dal rifacimento della pista in asfalto che cinge il parco, utilizzata dai podisti per le loro sgambate quotidiane: sostituire il vecchio asfalto con della semplice terra battuta, eviterebbe traumi ed infortuni agli atleti.
Anche gli orari di apertura e chiusura andrebbero adeguati maggiormente alle esigenze del pubblico.
Sarebbe per altro auspicabile una migliore sorveglianza, magari pure usufruendo di una presenza maggiore della polizia
municipale, per prevenire e, all’occorrenza, reprimere gli atti di vandalismo che ancora si verificano.
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