Continuiamo il nostro viaggio nell’universo dei personaggi brindisini, tra coloro che in questa città per una ragione o per
l’altra, nel bene e nel male, fanno parlare di sé e sono, inevitabilmente, sulla bocca di tutti.
Dopo la prima intervista all’ex capo-ultras Banzai, ritorniamo nel mondo del tifo calcistico biancazzurro.
E’ la volta di Giovanni Greco, 32 anni, da 18 in curva.
Giovanni è meglio conosciuto come Pusone, un nomignolo che gli è stato attribuito forse per il suo aspetto da intellettuale
un po’ trasandato, con quella barba incolta, gli occhialoni tondi e la zazzera di riccioli biondi (ora li ha tagliati) che
lo hanno sempre caratterizzato e reso inconfondibile, tra i tifosi e non solo.
Insomma, una sorta di Enrico Ghezzi della curva. E’ tra coloro che hanno più citazioni sui muri della città.
Giovanni, letteralmente trasuda amore per la sua squadra da tutti i pori, è uno di quelli (pochi) che non hanno mai mollato,
neppure nei tempi più bui dell’eccellenza.
Pusone è un bravo ragazzo, è una persona leale, ha un solo difetto: quello
di rispondere alle provocazioni altrui e di accettare le sfide delle altre tifoserie. Giovanni sarà anche mingherlino, ma
non si è mai titato indietro, quando vi è stata "la necessità" di difendere "l'onore" degli Ultras Brindisi.
E per questo Pusone ha pagato, dopo i fatti di Ostuni dello scorso anno che lo hanno visto protagonista assieme ad altri
tifosi, con una diffida che lo ha tenuto per un po’ di mesi lontano dallo stadio e dai suoi beniamini in casacca
biancazzurra. Ma ora è di nuovo al “Fanuzzi”.
Le coreografie dei ragazzi in curva dimostrano come questa serie D ci stia tanto stretta- esordisce Giovanni- e chi ha visto
le partite su Raisat si è reso conto che questa città merita ben altri palcoscenici calcistici.
Parlaci della tua storia personale.
Che dirvi? Quasi venti anni trascorsi in curva sempre con la stessa mentalità, sin dai tempi in cui si era solo in venti.
Oggi andare allo stadio e venire in curva è diventato di moda e a noi non può fare che piacere. Noi ci credevamo quando non
ci credeva nessuno. Se Brindisi rinasce calcisticamente, è anche merito nostro. Passiamo le ore del giorno e della notte ad
allestire le coreografie. E’ bello, è la nostra passione, da sempre.
Quale è la partita più bella che ti ricordi?
La partita più bella che ricordo, almeno a livello di mentalità ultras è Barletta-Brindisi in eccellenza.
Ci furono un po’ di tafferugli, ma tutto sommato, sono cose che nel calcio succedono.
Quella più più brutta?
Quando, con lo stesso Barletta perdemmo per 10 a 0, sempre in eccellenza, ma alcuni anni prima. Eravamo in trenta allo stadio
e ci beccammo 10 schiaffi dai baresi.
Ed in serie C/1?
Sono tante le partite che ricordo. Su tutte Brindisi-Foggia, Brindisi-Cagliari, Ischia Brindisi, la mitica vittoria per 2-0
a Perugia con gol di Campilongo e Bergamaschi….
Cosa ti ricorda, invece, la spedizione di Francavilla a Mare, quando 13 anni fa perdemmo la promozione in “B”?
Un grosso bluff da parte di quella dirigenza…
A Brindisi non tutti sono sempre d’accordo con le scelte dei ragazzi della Sud. Secondo te, per quale motivo?
Lo sai, il brindisino è critico per natura. Ma nonostante ciò, tanti ragazzi nuovi si sono avvicinati alla curva, e questo
è un fatto positivo ed è segno che gli ultras sono ora divenuti una parte della città.
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