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Il cittadino: Cosimo Randino
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Abbiamo incontrato il “cittadino Randino” che da circa 10 anni distribuisce le sue graffianti vignette nel corso dei
consigli comunali e degli appuntamenti politici cittadini.
Il 72enne Cosimo Randino è solito porgere i suoi celebri fotomontaggi formato A4 ad amici e compagni, ma anche ai
destinatari diretti della sua satira: amministratori, politici e potenti in genere.
Delle sue “Randinate” ne ha fatto pure un libro, edito da l’”Eco di Brindisi” che ha riscosso pochi anni or sono un discreto
successo editoriale in città. Ve ne proponiamo due
Randino, come sempre, è stato felice di parlare con noi del suo passato.
Quanto ti ha penalizzato la tua militanza politica?
Molto. Io vengo da una famiglia cattolica. Nel 1949 aderii al PCI, all’allora sezione “Prampolini” al Casale. Questa mia
scelta mi costò il posto di lavoro. Venni licenziato dall’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese, pare, per volere di personaggi
legati ad Italo Giulio Caiati, allora plenipotenziario della DC a Brindisi e in Puglia. Erano anni difficili, di caccia alle
streghe e di feroce propaganda anticomunista.
Hai subito altre ingiustizie?
Certo. Qualche anno più tardi, anche mia madre, che faceva la bidella al Liceo Scientifico di Brindisi, fu licenziata per
“scarso rendimento” dopo 5 anni di servizio. Ma non finisce qui. All’inizio degli anni 60 ero stato quasi assunto dall’allora
Montecatini. Avevo anche superato le visite mediche. Ma un’informativa su di me dove si specificava la mia attività di
dirigente comunista si frappose fatalmente tra me ed il posto di lavoro in fabbrica.
Come reagisti a questa nuova ritorsione?
Emigrai in Svizzera, lasciai a Brindisi 2 figli. Mi trasferii a Berna e nel paese elvetico continuai la mia opera di
proselitismo per il partito, organizzando gli emigranti italiani. In quel periodo scrissi anche alcuni articoli per l’Unità
con lo pseudonimo di Mino.
Nella vita oltre ai torti avrai avuto anche grandi soddisfazioni…
Certo. Ad esempio l’ARCI-UISP. Fui io a fondarla in via Porta Lecce. Divenne un importante laboratorio culturale della città
per tanti giovani di diverse estrazioni culturali, sociali e politiche. Era un autentico centro di vita democratica.
E il partito?
Era per me spesso anche la mia casa, il tetto che avevo sulla testa. Di notte spesso ero costretto a dormire nelle sezioni
della Provincia dove mi recavo e per questo ho avuto anche seri problemi di salute.
A Brindisi la sezione "Togliatti" era una fucina inesauribile di iniziative politiche. Di quella sezione sono stato anche
segretario. Poi sino ai primi anni 90 sono stato segretario della sezione “Moranino” al Paradiso. Sono stato pure dirigente
sindacale dello SPI-CGIL. Oggi, pur non facendo politica attiva, mi riconosco ancora nei DS.
Che cosa rimproveri ai politici di ieri, di oggi e di tutti i partiti?
Mi infastidisce il culto della personalità. Soprattutto quando oggetto di tale culto sono uomini che una personalità per
davvero non ce l’hanno!
In quest’ultima battuta emerge, ancora una volta, l’animo del ribelle, del personaggio che, anche per ragioni di continuità
e coerenza, ha deciso di cimentarsi negli anni della pensione con la satira verso i potenti, tutti.
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