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Gli oscar della LegaDue. Di Andrea Tundo

Basket » 01/05/2009

Gli oscar della LegaDue. Di Andrea Tundo

“And the winner is…”. Come sul palco nella notte degli Oscar è giunto il momento di fare un bilancio complessivo di sette mesi da infarto che hanno visto mettersi in mostra un gran numero di figure nuove, hanno affondato progetti ambiziosi e confermato valori assoluti della LegaDue.
Certo, i playoff rappresentano un altro banco di prova importante, specie per tenuta fisica e mentale, ma un’intera stagione regolare può bastare per consegnare le statuette del campionato, dove abbiamo privilegiato le potenzialità emerse all’interno di un sistema di gioco, preferendole agli individualismi fini a se stessi. Perché se è vero che il basket, in fondo, “it’s all about making shots”, insomma conta buttarla dentro, è altrettanto importante come si arriva al fondo della retina.

- Mvp:
Un nome su tutti, quello che forse meglio incarna quanto detto qualche rigo sopra: Jason Rowe. Il playmaker tutto pepe del Banco di Sardegna Sassari dal basso dei suoi 178 centimetri ha trascinato gli isolani fino al quinto posto a suon di canestri (19.2 punti, 54% da 2 e 40% da 3) e regalato cioccolatini ai compagni (4.8 assist). Un fatturato arricchito da 3.8 rimbalzi, un dato importante per una small size come il regista di Buffalo, arrivato fino a 45 di valutazione (20.5 di media). Nel testa a testa con Zay Dowdell, alla fine la spunta lui perché fa viaggiare meglio la palla e ha messo la sua classe a disposizione di un collettivo inferiore a quello di Casale, piazzandolo ad un passo dalla Fastweb.

- Miglior italiano:
C’è poco da discutere e non ci sono preferenze al fotofinish. Giacomo Galanda sarà anche salito con la sua Varese ed ha dimostrato l’assunto che rivendica per la classe un origine diversa dall’acqua, ma non regge il confronto con Michele Maggioli, caposaldo di Jesi. Il 32enne pivot vola per il terzo anno consecutivo verso il titolo di miglior italiano con 18.7 punti di media, 8.8 rimbalzi, 2 stoppate, 1.8 assist, 24.7 di valutazione e il sesto posto di Jesi che se non è tutto merito suo, poco ci manca.

- Miglior giovane:
Vorremmo scrivere di un certo Nicolò Melli, imberbe fenomeno di Reggio Emilia, ma la sfiga ci vede benissimo e ha deciso di fissare negli occhi il miglior prospetto italiano che, glielo auguriamo, finirà a girare tra lo Staple Center e il Madison Square Garden. Ma con quasi tutta la stagione passata a casa dopo l’infotunio, la scelta cade su un quasi omonimo, Niccolò Martinoni (Varese). Il paffuto 19enne (tra pochi giorni smetterà i panni del teenagers) si prende 10 volte il quintetto nella squadra più forte del campionato, timbrando il cartellino in tutte e 30 le uscite dei lombardi. Cifre di tutto rispetto: 7.7 punti di media (ma è arrivato anche a 27) con ottime percentuali, 3 rimbalzi e 6.9 di valutazione (high 38) in 16’. Unica pecca: i tiri liberi (62.3% su 53 tentativi).

- Miglior 6° uomo:
A dire la verità ad inizio stagione a malapena entrava nelle rotazioni di coach Perdichizzi, poi s’è accesso ed è stato un crescendo di fiducia, prestazioni e minutaggio che l’hanno portato a fiammeggiare in primavera. Chi avrebbe scommesso un euro su Michele Cardinali poco prima del panettone?
E “Micio” ha fatto ricredere tutti diventando l’italiano più importante dell’Enel Brindisi e l’unico indigeno a ritagliarsi in tre-quattro occasioni il ruolo di protagonista in una squadra molto Usa dipendente, anche per direttive tecniche oltre che per caratteristiche del duo a stelle strisce. Al primo anno di LegaDue si tratta di un traguardo di tutto rispetto, non resta che confermarsi dopo una lunga maturazione nelle minors.

- Miglior coach:
La palma di tecnico la porgiamo volentieri ad un coach giovane e preparato, innovativo e carismatico, come Walter De Raffaele che non a caso s’è guadagnato la nomina di assistente in Nazionale. Preparazione puntigliosa delle partite, ampio ventaglio di soluzioni offensive e tanto polso hanno portato ai playoff una squadra discretamente talentuosa come l’Edimes Pavia, impelagata nei bassifondi nell’era Salieri. Giusto qualche cambio ai margini delle rotazioni (Casoli e Bencaster) e nuove direttive ad uno tra gli americani “Top 10” del campionato, Paul Marigney, ed i pavesi sono stati rivoltati come un calzino.

- La sorpresa:
Pavia gioca probabilmente il basket più divertente, ma il miracolo Veroli, giunto ad un passo dal compimento, sbaraglia la concorrenza. Assemblata con giudizio da Antonello Riva, la Prima ha superato le aspettative d’inizio stagione nonostante i continui cambi in cabina di regia, dettati dagli infortuni di Dawan Robinson. Il vincente Gatto, la piacevole scoperta di Nissim, l’esperienza di Mian fanno da corollario a quello che è stato il vero coniglio dal cilindro pescato da “Nembo Kid” negli States: Kyle Tyrrel Hines. 196 centimetri farebbero pensare ad un “3” ma non hanno fatto desistere Riva dal credere nelle potenzialità di questo pivot 22enne, dimostratosi una roccia dalle mani educate e con due gambe da sballo che ne fanno anche il rookie (esordiente) dell’anno a parimerito con Marcelus Kemp.

- La delusione:
Appena un passo dietro l’Enel Brindisi che troppo a speso rispetto al traguardo raggiunto, si piazzano la Trenkwalder Reggio Emilia e la Reyer Venezia. I reggiani erano partiti per primeggiare e gli orogranata avevano investito fior di quattrini per assicurarsi le prestazioni di gente come George e Bougaieff. Tutto vano. Anzi, ne sono scaturiti cambi di panchina (troppo affrettato e non dettato da questioni tecniche quello della Trenk) e un tracollo verticale di entrambe le formazioni. L’alibi degli infortuni è solo una parziale attenuante per gli emiliani, mentre la Reyer, ulteriormente rinforzata con Janicenoks e Bonora, non ha mai convinto.

- La squadra dei sogni:
Abbiamo deciso di rispettare la regola dei 2 americani, del passaportato e comunitario nell’allestimento del Dream Team stagionale. Ne viene fuori una formazione a nostro avviso pazzesca, anche se qualcuno è stato sacrificato: due nomi su tutti, Dowdell e Hines. Lo spot di 5 è stato riservato ad un italiano e i due americani vanno a coprire la cabina di regia e il ruolo di ala piccola.
Ecco la formazione ideale, (ma il giochino potrebbe avere tante varianti spendendo in maniera diversa i jolly stranieri) dopo un viaggio lungo e impervio:
Rowe (Sassari, americano), Nissim Afik (Veroli, comunitario), Kemp (Livorno, americano), Galanda (Varese), Maggioli (Jesi). Panchina: Maestranzi (Jesi, passaportato), Cardinali (Brindisi), Rosselli (Pistoia), Gatto (Veroli), Fantoni (Casale).

Andrea Tundo (Nuovo Quotidiano di Puglia)





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