Ci sono voci che restano. Non perché si impongono ma perché scavano. Non gridano ma sussurrano qualcosa che ti resta attaccato addosso. Senza Cri è una di quelle voci. Cristiana Carella, brindisina, classe 2000, non rincorre riflettori: li spegne, e nel buio canta quello che gli altri non dicono. Le basta scrivere. Le basta cantare. E nel suo nuovo EP, “Tokyo Nite”, in uscita oggi 30 maggio per ADA Music Italy / Warner Music Italy, fa esattamente questo: scrive, canta e ti porta altrove. Ma non in un altrove qualsiasi.
Ti porta a Tokyo. O meglio, in una notte a Tokyo, che è reale e insieme immaginata, fatta di luci, vento, viali, fughe, abbracci tra amici e pensieri che non si fanno mai piccoli. Una Tokyo interiore, visionaria, trasparente come un’acqua di neon, in cui ciascun battito è una confessione muta.
Dice: «Con Tokyo Nite ho voluto portare chi mi ascolta in un viaggio. Una notte a Tokyo che è reale e immaginata, tra amici e sogni. Una fuga nel futuro, fatta di emozioni autentiche e sensazioni forti». Un manifesto poetico più che un’ambientazione. Un teletrasporto mentale e sentimentale. «Almeno con le note e un pizzico di fantasia, il teletrasporto esiste».
Quella di Senza Cri è una scrittura che cammina a piedi nudi tra le fratture. Immaginifica eppure concreta, dolente ma lucida, fragile e potente come un vetro temperato. Non ha paura di raccontarsi e questo fa la differenza. Senza Cri non si camuffa. Non si veste da personaggio. Non cede alla tentazione del pop annacquato. Non vuole essere la prossima reginetta del mainstream. Lei è un’altra cosa. «Io non amo molto la confusione – dice – piuttosto mi piace immaginare e fuggire con la fantasia servendomi di tutti quegli impulsi che mi danno attimi di curiosità e di scoperta».
Ed è da qui che parte “Tokyo Nite”, sei pezzi come sei capitoli di un diario che non chiede il permesso per essere letto. Lo apri e ti investe. Ci trovi “Grande Muraglia”, “Tutto l’Odio”, “20Xsempre”, “Harakiri”, “Madrid”, e naturalmente “Tokyo Nite”, la titletrack già disponibile in digitale. Un insieme compatto, che vive in bilico tra urban, pop, cantautorato e quello che potremmo chiamare – senza paura – un realismo poetico musicale. Le canzoni di Senza Cri non sono scenette da TikTok. Sono frammenti di vissuto che si fanno suono. Hanno dentro il disagio sottile e onnipresente della Gen Z, la sua fame di verità, il bisogno disperato di appartenere ma senza etichette. Non a caso il nome scelto dall’artista – Senza Cri – è già di per sé una presa di posizione: non un alias ma un’affermazione, un’identità che si definisce nel suo stesso negarsi. Un modo di dire non mi incasellate. E proprio questo la rende così radicale, così spiazzante, così necessaria. «Il nome che ho scelto – ha spiegato – rappresenta a pieno i valori che porto anche in ogni mia canzone e che appartengono all’intera Gen Z, una generazione che vive nella necessità di conoscersi, libera e senza giudizio».
La voce – quella sì, inconfondibile – è uno strumento narrativo a tutti gli effetti. Recita il presente, ne raccoglie i frantumi e li trasforma. Ogni pezzo è un piccolo atto politico, nel senso più nobile del termine: una dichiarazione d’intenti fatta melodia, una lotta contro la superficialità dilagante del pop usa-e-getta. Un disco che ti prende e ti porta, a volte dove non volevi neppure guardare. C’è qualcosa di meravigliosamente presuntuoso nella sua musica ed è un complimento. Perché “Tokyo Nite” non cerca scorciatoie, non tende trappole. Ti guarda negli occhi e ti chiede di restare lì. Di ascoltare davvero. Perché dentro quelle canzoni, oltre alla musica, c’è una ragazza che lotta per restare intera nel caos. La produzione è di quelle che contano: dietro c’è Stabber, uno dei nomi più solidi e sperimentali della scena. Non sorprende, infatti, che questo EP suoni dritto, audace, contemporaneo, con una carica emotiva che brucia sotto la pelle. “Tokyo Nite” freme esattamente come la capitale giapponese che evoca: è una creatura notturna, fatta di neon e inquietudine, di velocità e silenzi improvvisi. Ti afferra per la gola, ti spinge a correre, a sentire.
E poi c’è “Madrid”, la hit presentata ad Amici che ha fatto il giro delle piattaforme – oltre 1,7 milioni di stream – e che si è ritagliata uno spazio tra le nuove ossessioni sonore di chi cerca qualcosa che abbia ancora un peso, un senso, un perché. Una dichiarazione d’identità, il primo assaggio di quel che Senza Cri può diventare. Amici 24 le ha dato una vetrina, certo. Ma sarebbe un errore pensare che tutto sia partito da lì. Perché c’è un mondo, prima e dopo quel talent, che pulsa nelle sue parole e nella sua voce. «Tokyo Nite per me rappresenta un concept, un viaggio in un posto che racconta sensazioni reali e tangibili miste a immaginazioni e fantasie, futuro e sogni». E allora ci si arrende volentieri. Si chiudono gli occhi, si lasciano fuori le sovrastrutture e si parte. Bastano sei tracce. Bastano sei tappe. Bastano le sue parole che arrivano limpide e precise come un messaggio in una bottiglia. In un mondo musicale che spesso sembra fatto con lo stampino, Senza Cri sceglie di essere frastaglio, angolo, spigolo. Eppure riesce a farsi abbraccio. Inaspettato. Necessario. “Tokyo Nite” non è un disco da sottofondo. È un invito al viaggio. Un viaggio che non ha bisogno di biglietti aerei né di passaporti. Solo cuffie, tempo e cuore aperto.
Per il CD:
https://shop.warnermusic.it/products/tokyo-nite-cd
Roberto Romeo
Tratto da Agenda Brindisi del 29 maggio 2025
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