Ogni anno provo ad alimentarle, le mimose, non le lascio seccare nel loro cellophane stretto dal nastrino giallo in tinta , ma le pongo in due dita di acqua finché reggono, cioè fino a quando il giallo vivo che le caratterizza non lascia spazio al colore di fiore appassito.
E’ per me inevitabile il paragone da un lato con il sole appena sorto quando i raggi illuminano la giornata nascente di una luminosità viva, ma anche pura e diretta, tanto che la si può mirare senza schermo, e dall’altro con l’inevitabile tramonto del tardo crepuscolo che fa scempio di luce.
Regine per un giorno fra dediche che immortalano l’evento con versi e frasi auliche ispiratori di lacrime ed emozioni zuccherose; complici ed alleate delle altre, anche coloro che trascorrono buona parte dell’anno a seminar rancori e zizzania fra le pari di sesso, dispensano auguri e messaggini di amore amicale.
Essere donne per 364 giorni all’anno significa spesso, ahimè ancora oggi, lottare contro le discriminazioni e le ingiustizie, le disconferme ed i mancati riconoscimenti ; lottare contro il senso comune delle cose che vede le donne secondo stereotipi ben venduti dai media : dalla donna merce sessuale alla madre santa, alla crocerossina che cura ed allevia ogni dolore, alla vittima da distruggere fisicamente o psichicamente.
Costruiamo questa rete di solidarietà oggi più che mai necessaria e ritroviamoci, uomini e donne mossi dal comune intento di rendere la nostra presenza sulla terra, libera dall’oppressione di ruoli che oscurano il cammino verso la civiltà.
Iacopina Maiolo
No Comments