August 24, 2025

“Passano gli anni e si ingrandisce la militanza politica sul percorso idraulico depuratori-recapiti finali, mentre quasi nessuno denuncia le carenze idrauliche sul percorso gabinetti-depuratori. Tutti pensano ai recapiti finali di acqua depurata, utilizzando impropriamente la teoria dell’acqua depurata che inquina il mare, e nessuno si occupa dell’assenza di rete fognaria nei comuni – per esempio – di Sava, Porto Cesareo e Carovigno, nascondendo così il dato di fatto del grave inquinamento del suolo”.
Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, con riferimento agli ordini del giorno e richieste di audizioni in Commissione sull’argomento della depurazione.
“Ma c’è di più. Irridendo l’intervento informato, saggio ed equilibrato del Presidente Emiliano durante l’ultimo Consiglio regionale, si ritorna sul problema producendo sempre le stesse proposte:
a) proposte innestate sul riuso come alternativa al recapito finale. A tacer d’altro sono tecnicamente (diritto e ingegneria idraulica) insostenibili;
b) proposta di inserire il riuso tra gli obiettivi del Piano di Tutela delle acque (PTA). Si chiede di fare ciò che è già. L’idea è infatti contenuta nel vigente PTA e rappresenta una prescrizione legislativa (L.R. 28/1999 così come modificata dalla L.R. 27/2008). La Puglia, infatti, è l’unica regione italiana che attribuisce l’affinamento al servizio idrico integrato (e ai suoi finanziamenti) per raggiungere l’obiettivo del riuso previsto dal PTA, alla condizione che il tutto non sia frutto di suggestioni ma la conseguenza della costituzione di un vero comprensorio del riuso (agricolo, industriale ecc.): che in ogni caso non esclude il recapito finale;
c) proposte di ravvenamento della falda con l’acqua depurata. Magari! Tale procedimento è vietato dal Codice dell’ambiente;
d) proposte di realizzazione di vasche o trincee-drenanti. A parte un problema legislativo, la maggior parte del nostro territorio ha una scarsa permeabilità, per cui tale rimedio consisterebbe nella realizzazione di immensi stagni (ben due, per sopperire alle necessità di manutenzione da asfissia) con grave danno paesaggistico. Senza considerare le proteste dei cittadini che si vedrebbero espropriate le aree o si trovassero a confine con questo tipo di opera.
Insomma, si capisce da lontano che tutto è finalizzato ad una demagogica lotta politica, strumentalizzando le paure dei Cittadini ed eccitando l’emotività popolare. E mentre tutto ciò accade, si perde tempo e si sta comodamente sotto infrazione. Tanto a pagare è sempre Pantalone.
Se davvero si amasse il tema della depurazione e del riuso, la classe politica dovrebbe spostare la riflessione – per cominciare – dalla depurazione all’agricoltura, perimetrando secondo scienza i comprensori di utilizzo agricolo e finanziando – magari col PSR – la costruzione di reti irrigue.
In definitiva, non abbiamo bisogno di proteste e declamazioni. C’è la necessità di politiche pubbliche rivolte a favorire concretamente il riuso.
La massima diffusione di questa pratica porterebbe ad avere i recapiti finali solo come obbligatorie strutture d’emergenza, perché ad essi non arriverebbe nemmeno una goccia d’acqua”./comunicato

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