August 6, 2025

Continuo a seguire la politica della città, ma ho smesso da parecchio di seguire le dirette dei consigli comunali per evitare di ascoltare chi (fortunatamente non tutti) sbrodolano parole a vanvera con l’unico obiettivo di nascondere la natura delle cose o di essere il meno trasparente possibile sugli argomenti all’ordine del giorno. Ma il consiglio comunale del 1 agosto scorso in cui i consiglieri erano chiamati ad esprimere un voto sul piano di risanamento della Brindisi Multiservizi mi interessava parecchio, come cittadino e come ex amministratore che ancora crede nell’impegno civico e politico.

Non ricordavo; ho ritrovato nel mio archivio i bilanci della BMS a partire dal 2008. Insomma, è da un po’ che seguo le vicissitudini e le sofferenze della partecipata.

Tuttavia non mi interessa parlare nei dettagli del piano di risanamento. Magari lo farò prossimamente quando avrò letto il centinaio di pagine e dei suoi allegati. Ed oggi la proposta di ricapitalizzazione della partecipata con 5,6 milioni.

 

Mi interessano invece le bugie e la loro forza spiazzante, talvolta anestetizzante. E durante alcuni interventi dello scorso 1 agosto ne ho sentite tante, avendo elementi per distinguerle dalla verità. Bisogna osservare, prima di tutto, che le bugie funzionano se dall’altra parte c’è una povertà culturale generale ovvero particolare, su un determinato argomento. Se non conosci fatti e dati oggettivi come puoi costruire una tua opinione, un tuo giudizio? Ti affiderai alla tua maggiore o minore simpatia per il bugiardo, incapace di capire che egli è, appunto, un bugiardo? E come si fa a confutare una bugia se si sa poco o nulla di un fatto o di una particolare situazione? Come ci si può difendere da una bugia se non con la conoscenza? Nell’ignoranza germina ed attecchisce la bugia come un infestante, con i suoi effetti soverchianti che depistano da un giudizio critico e consapevole.

E Trump, ad esempio, l’ha compreso; utilizza la bugia come strumento politico in modo spregiudicato e disinvolto.
E chiaro, quindi, che per difendersi dalle bugie non possiamo semplicemente aspettare che qualcun altro confuti la bugia, perché magari potrebbe farlo con un’altra bugia. L’antidoto alla bugia può essere la partecipazione attiva alla vita della comunità cui si appartiene. Genericamente le forme di partecipazione attiva sono il voto, la adesione a partiti politici e movimenti, partecipazioni a proteste, manifestazioni, partecipazione ad associazioni ovvero comitati. E se da un lato questa partecipazione legittima le decisioni della politica, dall’altro, oltre a rafforzare il senso civico di appartenenza ad una comunità, permette la costruzione di competenze, consapevolezza e conoscenza.

E così muoiono le bugie che non hanno il tempo di essere profferite che già sono sostituite da fatti e dati oggettivi. Generano il circolo virtuoso della verità sulla menzogna che favorisce e promuove un riavvicinamento al dibattito pubblico di chi amareggiato e disilluso si è rinchiuso nel suo ridotto ambito familiare. E si conquistano i giovani quelli già nati disillusi. I figli di chi la fiducia nella politica la ha avuta, per perderla nelle promesse non mantenute.

 

Con la partecipazione attiva dei giovani si raggiungono anche obiettivi pedagogici di crescita e generativi; anche per le comunità in cui crescono.
Comunità che, quindi, beneficiano della loro crescita. Di giovani che non si devono accontentare di sterili atti di generosità dell’istituzione comunale, come ad esempio la consultazione pubblica che spesso avviene con tempi e limiti decisi dai “grandi”. La verità, quindi, va ricercata, studiata, interiorizzata per sterilizzare la bugia; ma questo impone fatica, studio da parte del singolo e da parte del mondo associazionistico laico e non. Siamo chiamati tutti all’impegno civico, almeno questo, se non vogliamo continuare con le solite lamentazioni e doglianze. E con l’impegno civico smascherare le bugie, troppe.

 

Questo per Brindisi potrebbe essere un buon punto di partenza. O di ripartenza.

 

Cristiano D’Errico

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