Sono quattro i candidati ritenuti “impresentabili” dalla Commissione parlamentare Antimafia nelle prossime elezioni regionali in Puglia.
L’organismo presieduto da Chiara Colosimo ha segnalato le posizioni in base alle verifiche svolte sulla base della legge Severino e del codice di autoregolamentazione sottoscritto dai partiti per garantire la trasparenza delle candidature.
In Puglia, tre dei quattro candidati finiti nell’elenco appartengono a Forza Italia, che sostiene la candidatura di Luigi Lobuono alla presidenza della Regione.
Si tratta di Antonio Ruggiero, rinviato a giudizio per corruzione dal gup del Tribunale di Bari; Paride Mazzotta, per il quale il gip di Lecce ha disposto il rinvio a giudizio per turbata libertà degli incanti; e Pasquale Luperti, rinviato a giudizio per corruzione in un procedimento risalente a undici anni fa.
Il quarto nome, in Puglia, è Marcello Cocco, della lista Alleanza Civica per la Puglia, condannato a tre anni per accesso abusivo a sistema informatico.
La notizia assume particolare rilievo anche sul piano politico, poiché Forza Italia in Puglia è guidata dal deputato Mauro D’Attis, vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia: un dato che accentua il contrasto tra il ruolo istituzionale di garanzia e la criticità segnalata proprio dalla stessa Commissione.
Immediata la replica di Lino Luperti, già candidato sindaco di Brindisi contro Forza Italia e oggi approdato al partito in vista delle regionali: “Puntualmente, ad ogni appuntamento elettorale, viene fuori questa vicenda giudiziaria che mi vede coinvolto e che attendo di poter chiudere con una assoluzione ormai da undici anni. La questione riguarda il recupero delle torri costiere di Brindisi, quando ricoprivo la carica di assessore comunale all’Urbanistica. Da anni attendo con ansia che si celebri il processo per dimostrare la mia totale estraneità ai fatti contestati, ma si procede con rinvii su rinvii, al punto che potrebbe intervenire persino la prescrizione”.
“Ho piena fiducia nella Magistratura – aggiunge Luperti – ma è impensabile che la vita politica di una persona venga messa in discussione per undici anni, senza consentirgli di dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati”.
