Cambiano i rappresentanti istituzionali, resta purtroppo l’ambiguità politica nell’approcciare la grave situazione economica ed occupazionale che affligge la nostra città e la sua provincia. Aumenta la povertà, chiudono le imprese, i giovani emigrano e la disoccupazione dilaga.
Ed allora, invece di confrontarsi in maniera costruttiva, i politicanti continuano il loro esercizio sterile ed improduttivo nel promuovere opinioni contrastanti, pregiudizi, dispute inutili su temi di grande interesse per la collettività: la sopravvivenza di interi settori produttivi come quello chimico-energetico, il porto, il collegamento del metanodotto TAP.
Si litiga perfino sulla performance dell’aeroporto, sul numero più o meno di passeggeri, passato in pochi anni da qualche centinaia di migliaia ai quasi due milioni attuali (dato ufficiale fine settembre 2015).
Oggi è il turno della TAP, che da San Foca si vorrebbe trasferire a Brindisi.
Un investimento descritto e decantato come l’unica risoluzione possibile, sola ed esclusiva materia prima per l’approvvigionamento futuro della centrale ENEL di Cerano, con un progetto di conversione di la a da venire (non si sa come e quando).
Il fatto sconcertante è che gli stessi soggetti a proporlo sono coloro che ostacolarono l’insediamento LNG che non solo poteva tranquillamente alimentare la produzione della Centrale ENEL, come da noi indicato, ma avrebbe prodotto a fine cantierizzazione oltre 400 posti di lavoro con l’indotto del freddo ed altri 80 con l’impianto in produzione.
A parole tutti si dichiarano disposti al confronto, ma senza linee comuni di indirizzo.
Si fa a gara a chi la spara più grossa, senza rispetto e considerazione per la città ed i cittadini.
Se veramente riconvertire la centrale è cosa utile e necessaria ricordo che a Brindisi a bocca di impianto (come si dice in questi casi) arriva il metano della Snam che alimenta i turbo gas della centrale Enipower. A buon intenditor poche parole. Stesso contesto per la telenovela delle torce del petrolchimico.
La UIL di Brindisi ha suggerito più volte negli anni che è indispensabile adeguare il ciclo produttivo degli impianti, modificandolo con tecnologie avanzate già attuate in altri siti di proprietà della stessa ENI.
Parliamo, ad esempio, delle torce a terra da tempo in funzione in Basell nel petrolchimico di Brindisi. Nell’ultima riunione convocata dal Sindaco Consales la nostra Organizzazione ha denunciato la mancanza di attenzione di ENI per la realtà brindisina nel suo piano industriale, abbandonando l’incontro.
Oggi, invece di gioire per la possibile “svendita” di un grande patrimonio economico e sociale, è fondamentale riconvocare i massimi dirigenti ENI (quelli che hanno vero potere decisionale) e non sostituti che non sono autorizzati ad assumere impegni, né a decidere niente, per definire modi e tempi certi per sanare una situazione che ha bisogno di essere risolta con un nuovo e realistico progetto, avendo la certezza che lo stabilimento di Brindisi non sia svenduto!
Ritengo che l’accordo di programma, o chiamatelo come vi pare, possa essere lo strumento per ottenere quella attenzione, anche da parte del governo, necessario per modificare una situazione di pericoloso stallo che nulla crea e niente modifica.
COMUNICATO STAMPA ANTONIO LICCHELLO – SEGRETARIO PROVINCIALE UIL
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