Si è riunita ieri sera, lunedì 17 febbraio, l’assemblea di Ostuni Città Nuova, che ha espresso tutto il rammarico e la preoccupazione per il ritardo nell’avvio di una campagna elettorale complessiva che metta a confronto non solo i candidati (peraltro in parte ancora ignoti) ma soprattutto idee e proposte per la città, come peraltro richiesto opportunamente dalla rete delle organizzazioni cattoliche cittadine. E’ estremamente dannoso il perseverare in incontri che non avvengono alla luce del sole e non hanno un obiettivo trasparente. Pertanto, pur confermando la disponibilità di Ostuni Città Nuova a sostenere il manager Francesco Saponaro e il suo progetto, il movimento nel frattempo prosegue responsabilmente la sua strada, come richiesto dai suoi sostenitori. Dopo aver offerto la figura del suo presidente, il dottor Franco Colizzi, quale possibile candidato sindaco (da confrontare naturalmente con le altre proposte che dovessero essere avanzate da forze alleate), per mantenere viva la costruzione di un progetto consapevole il movimento Ostuni Città Nuova offre adesso a tutte le forze politiche e civili alcune linee guida del suo programma per la città, che tutti possono liberamente utilizzare ed integrare. Ciò che più sta a cuore di Ostuni Città Nuova, lo ripetiamo, è un mutato approccio politico di fondo della alleanza di governo: far contare di più i cittadini, chi lavora o ha voglia di produrre, mantenere la barra dell’interesse generale, rendere le istituzioni partecipate, dare spazio vero ai corpi intermedi della società che rappresentano largamente l’interesse collettivo e i beni comuni.
Queste le linee programmatiche.
- 1. La sequenza di passi per una Città Nuova.
Siamo nati, sulla spinta di una richiesta reale, di una nutrita minoranza di cittadini, per contribuire a dare un impulso al rinnovamento della vita politica, culturale e sociale della città. Ognuno di noi ha accettato di proporsi in prima persona, sapendo di dover subire critiche facili, svalutazioni, beceri attacchi perfino personali, eppure la scelta è stata quella – e resterà tale anche dopo le elezioni amministrative – di non aver paura di perdere un vecchio equilibrio, di RISCHIARE PER CAMBIARE.
Il passo successivo, non facile e bisognoso di tempo e di mezzi, è quello in corso, di ASCOLTARE DAVVERO LA CITTA’, facendolo in queste settimane ma impegnandosi a farlo mentre si amministra o si fa opposizione. L’ascolto, realizzato nei luoghi di vita e di lavoro, è fondamentale per cogliere le tante contraddizioni derivanti dalla inevitabile contrasto, a volte esasperato, tra la realtà percepita dai cittadini e quella effettiva. La realtà come si presenta, dalla raccolta dei dati e i risultati dell’ascolto, richiede una ANALISI ATTENTA E APPROFONDITA, dalla quale far scaturire lo strumento che noi riteniamo imprescindibile: UNA VISIONE DELLA CITTA’ NUOVA.
Avere una visione significa possedere una guida, una mappa per orientare il cammino e le azioni. E’ grazie alla visione che si può cercare di DECIDERE PER IL MEGLIO POSSIBILE. E’ grazie alla visione che si può evitare la tentazione del comando individuale, la fascinazione del potere di piccolo gruppo o la subordinazione ad interessi forti che antepongono il profitto al bene comune, impegnandosi invece ad ESERCITARE UNA LEADERSHIP COLLETTIVA, fondata appunto sulla condivisione di un orizzonte valoriale e strategico.
- 2. Una visione di “Città Nuova”.
La visione fondamentale del futuro sviluppo di Ostuni è quella di una città che sa rinnovarsi mantenendo una forte identità, attraverso l’integrazione delle NOVE C su cui occorre fare leva: il Centro storico ormai millenario, la costa ricca di lidi e insenature, la collina murgiana sempre aerata e altamente panoramica, la coltura identitaria dell’ulivo monumentale, il clima quasi sempre mite, la cultura materiale stratificata e ben riconosciuta ( di cui la dieta mediterranea è l’esempio più rilevante), la centralità geografica in Puglia, la connessione internazionale garantita dall’aeroporto del Salento e dal porto di Brindisi, i cittadini sempre più consapevoli. Queste nove c sono il patrimonio antico e recente, datoci in eredità e da custodire e mettere a valore per trasmetterlo alle generazioni future.
E’ necessario porre fine a un modello di sviluppo espansivo-edilizio che in quasi cinquanta anni ha apportato indubbi benefici alla città ma ha finito per consumare territorio e sprecare risorse pubbliche e private. Ostuni è una città europea e mediterranea e la persistenza del suo scenario fisico è uno strumento incredibile per far viaggiare nel tempo non perdere l’identità dei luoghi in cui viviamo e dare significato al fluire delle esperienze diverse di ogni generazione. Ma pesano negativamente le mancate scelte urbanistiche di questi ultimi anni, che rendono urgente la definizione di nuovi strumenti urbanistici, a partire da un Piano Urbanistico Generale coerente con la recente pianificazione paesaggistica, ambientale e culturale della Regione Puglia. Dobbiamo essere ben coscienti che le scelte che si compiono, o non si compiono, comportano obblighi per molti anni a venire a carico delle generazioni future. Perciò occorre grande cautela nelle scelte, improntate agli interessi collettivi, consapevoli che non riusciamo a prevedere o a dirigere a sufficienza gli effetti lontani dei nostri interventi. L’associazione intende puntare molto sui valori e sulla visione globale della città, anche attraverso l’urbanistica. Un urbanista come Bernardo Secchi ci esorta a utilizzare strumenti critici che guardano al bene comune, ispirati dal principio di speranza e dal principio di responsabilità, ma tenendo ben conto delle consuetudini, delle persistenze e dello stesso senso comune che popolano l’immaginario collettivo dei cittadini, in questo caso di noi ostunesi.
Occorre una riconversione economica, un nuovo sviluppo (per le imprese e per gli oltre cinquemila disoccupati censiti nel 2012) sostenuto da una imprenditorialità innovativa e generativa, che renda il territorio ostunese (il 97° in Italia per estensione) un parco produttivo agricolo e ambientale, la cui economia sia fondata sul restauro del costruito, sull’investimento nei beni comuni, sulla salvaguardia e valorizzazione dei beni ambientali e culturali (un esempio positivo esistente è l’approccio del Parco regionale delle dune costiere). Una classe dirigente rinnovata e più consapevole delle sue responsabilità deve arrestare l’ulteriore espansione urbana e operare per arricchire di necessarie infrastrutture produttive, culturali, sportive, ricettive, ecologiche e sociali l’area ostunese, rendendola sempre più accogliente ed ospitale per un turismo diversificato e distribuito nel tempo, nazionale ed internazionale. Una città della bellezza e della socialità, un territorio dalla natura viva e attraversato da relazioni umane di qualità, sono un obiettivo per tutta la popolazione. Ostuni può proporsi di diventare una smart city, capace di autogestire le sue dinamiche produttive e sociali attraverso l’uso diffuso delle nuove tecnologie, offrendo opportunità di lavoro su nuove filiere di professionalità (che arrestino anche l’esodo di intelligenze e di competenze giovani) e rendendo più agevole ed umana la vita ai suoi bambini, ai suoi anziani (tra i quali si segnala la presenza di 2245 donne vedove), alle sue persone con disabilità, agli stranieri residenti (che sono quasi mille persone).
- 3. Alcune direttrici offerte al dibattito.
a) Riprendere l’iter del Piano Urbanistico Generale, bloccato da ventanni e necessario per delineare la trama strutturale di qualità del territorio (anche recuperando e riqualificando aree segnate da abbandono o irregolarità), su cui innestare politiche di investimenti produttivi, coerenti con le vocazioni della città, e di elevata qualità della vita, vero fattore dirimente per l’attrattività turistica durante l’intero anno.
b) Elaborare una progettualità innovativa e coerente con gli obiettivi strategici di nuovo sviluppo, per concorrere all’utilizzo dei Fondi europei che saranno resi disponibili per tutto il quinquennio amministrativo, definendo tempi rapidi di realizzazione e valutazioni accurate dei risultati attesi.
c) Realizzare un Piano della costa attento alle diverse problematiche (da quelle di tutela a quelle produttive, dagli stabilimenti balneari ai parcheggi alle aree abusive) e perseguire il completamento della rete idrica e fognante su tutta la costa.
d) Darsi l’obiettivo di un rilancio e di una giusta valorizzazione dell’area di Villanova-Camerini e del suo porto, per qualificarla come centro servizi per l’intera costa.
e) Tutelare e valorizzare l’equilibrio antropico/ambientale e produttivo delle contrade.
f) Migliorare e adeguare la raccolta differenziata dei rifiuti, in particolare in rapporto alle molteplici esigenze estive.
g) Investire le risorse disponibili in maggiore istruzione per i cittadini di ogni età e in diffusione di cultura. Rendere fruibile dai residenti e dai visitatori l’intero patrimonio architettonico, storico, artistico, culturale e ambientale del territorio, attraverso una logica di sistema e forme di gestione anche partecipata.
h) Politiche di contrasto delle vecchie e delle nuove povertà, anche attraverso il coordinamento delle risorse del volontariato e del terzo settore locali; particolare attenzione alle solitudini (a volte concluse da una morte evitabile), alle vedove, agli immigrati.
i) Rendere progressivamente la città (i luoghi pubblici, le scuole, gli uffici, gli alberghi ecc.), attraverso modifiche strutturali, di arredo urbano e di tecnologie intelligenti, più vivibile per le persone con disabilità, per i bambini, per gli anziani.
j) Dotare progressivamente il territorio di infrastrutture per attività sportive diversificate (si pensi agli sport d’acqua e all’atletica leggera, così carenti), sia per quelle dilettantistiche e di cittadinanza che per quelle professionistiche.
k) Riorganizzare e rendere diversamente efficace ed efficiente la macchina amministrativa comunale (ripartizioni riordinate, procedure chiare e rapide, innesti di nuove competenze e valorizzazione di quelle acquisite nel tempo, lavoro per progetti…).
l) Politiche di bilancio coerenti con gli obiettivi strategici (sociali e di sviluppo), con una revisione della spesa per renderla produttiva, trasparente (appalti, servizi esternalizzati, acquisti di beni e forniture, attività culturali e a supporto del turismo…) ed incisiva nei risultati.
m) Avvio di una nuova stagione di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini, singoli ed associati, attraverso la attivazione o la riattivazione degli strumenti previsti dallo Statuto comunale (Forum, consulte specifiche, consultazioni straordinarie cittadine su questioni strategiche…).
n) Ricerca sistematica di fonti di finanziamento europee, nazionali e regionali, pubbliche e private, sulla base di specifiche progettualità innovative e della creazione di un ambiente conveniente e di qualità per investimenti produttivi sostenibili e compatibili.
- 4. Amministrare la speranza.
In un difficile periodo di scarsità di risorse, sia pubbliche che private, l’unico obiettivo possibile può sembrare la semplice gestione dell’esistente, la difesa di ciò che in passato si è realizzato. Eppure, la missione di una istituzione come il Comune resta quella di migliorare ancora la vita dei suoi cittadini, di consentire loro di cercare una ragionevole felicità, insomma di amministrare la speranza.
Anche se scarse, le risorse finanziarie (statali, regionali o locali) e le risorse umane (i dipendenti comunali e il personale esterno dei servizi appaltati o affidati in gestione) possono sempre essere dotate di maggiore efficacia (rispetto ai risultati attesi), di maggiore efficienza (rispetto ai costi e a eventuali sprechi o disservizi), di maggiore equità (rispetto alla distribuzione dei pur ridotti benefici disponibili). Un modo per farlo può essere quello di lavorare maggiormente per progetti, capaci peraltro di attrarre fondi europei, fondi di agenzie specifiche (un esempio è la Fondazione con il Sud), fondi dedicati di leggi e programmi nazionali o regionali. Un altro modo è certamente quello di avvalersi delle nuove tecnologie, come l’ICT o quelle applicate alla gestione del territorio negli esperimenti di “smart cities” in corso. Un’altra maniera ancora è quella di amministrare in rete grandi questioni (come in parte già si fa), assieme ai Comuni vicini o ad altre istituzioni, mettendo in comune fondi, personale, progettualità, o anche opere pubbliche scarsamente utilizzate.
Ma certamente il modo migliore di amministrare consiste nel farlo con la comunità, mettendo a valore la risorsa cittadino (anche economica, come insegna l’esperienza delle strade di campagna dei primi anni Novanta e come mostrano le iniziative di crowdfunding nel mondo), la passione e la capacità di innovazione dei giovani, lo sguardo della differenza di genere, le competenze culturali e scientifiche singole od associate, le imprese territoriali, i gruppi di volontariato e la rete dell’associazionismo che progetta.
COMUNICATO STAMPA OSTUNI CITTA’ NUOVA
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