Il sindaco Marchionna, nel discorso per la Festa dei Patroni, ha offerto l’ennesima rappresentazione di una città ideale che somiglia più a un esercizio retorico che alla vita quotidiana dei brindisini.
Parla di una Brindisi “bella, accogliente e a misura d’uomo”, ma i cittadini continuano a convivere con strade dissestate, quartieri dimenticati e servizi carenti. Rivendica con orgoglio di essersi “chiuso nel Palazzo” per cercare fondi, ma intanto cresce la distanza con la città reale.
L’annuncio dei 20 milioni in arrivo suona come l’ennesima promessa di una rinascita improvvisa mediante il recupero di scuole, case popolari, impianti sportivi, parchi, strade. Eppure, non è la prima volta che parla di rilancio, accumulando promesse poi naufragate tra crisi di maggioranza, coltellate interne, silenzi di circostanza e giustificazioni rancorose prive di fondamento. Una città non si governa con il rancore e le fake news e i brindisini, in oltre due anni, non hanno visto nulla e rischiano di perdere persino parte degli unici fondi concreti arrivati in città, i più di 100 milioni di euro recuperati dalla passata amministrazione di centrosinistra, compresi gli oltre un milione e quattrocentomila euro delle compensazioni ambientali. Dichiarare pubblicamente che “nessuno lo sapeva”, in riferimento alla legge che le prevede, quando ha utilizzato proprio quelle compensazioni milionarie rivenienti dalla passata amministrazione per il salvataggio della BMS, è una bugia colossale che finisce per delegittimare la stessa figura e il ruolo del sindaco.
Marchionna si autoproclama interprete della “città-modello della transizione energetica”, ma tace sullo stallo del processo di decarbonizzazione. Intanto cresce la paura per posti di lavoro persi, per la precarietà e incertezza. Lui cita l’OCSE, ma chi vive a Brindisi conosce disoccupazione, disagio sociale e una criminalità in recrudescenza che dal Palazzo non si vede.
Il richiamo finale all’“amore per la città” suona più come un rimprovero che come un invito, quasi a scaricare esclusivamente la responsabilità del degrado solo sui cittadini, ignorando le mancanze delle istituzioni nella manutenzione, nella vigilanza, nel decoro urbano.
La Brindisi di Marchionna è talmente immaginaria da cancellare dalla narrazione i negozi che chiudono, le difficoltà abitative, gli atti delinquenziali e i problemi che ogni giorno gravano sulla gente. Mentre il sindaco sogna una città scintillante, quella reale chiede risposte concrete subito.
In netto contrasto, l’arcivescovo Intini ha offerto una visione radicata nella coscienza civile. Ha invitato a un’obiezione di coscienza contro sfiducia, disfattismo, compromessi e illegalità, chiamando istituzioni, politica, associazioni e cittadini a diventare seminatori di valori e costruttori di bene comune. Non promesse, ma responsabilità condivise con il dialogo invece della violenza, la partecipazione invece dell’indifferenza, la solidarietà invece dell’egoismo.
Monsignor Intini ha parlato di una Brindisi “arca di pace, porta accogliente, comunità che della convivialità delle differenze fa la sua forza”, una città che cresce includendo i fragili e diventando davvero casa comune. È un linguaggio che non indulge nella retorica dell’annuncio, ma richiama alla responsabilità quotidiana.
E così, se da un lato c’è la Brindisi immaginaria, scintillante e distante evocata dal sindaco, dall’altro c’è quella invocata dall’arcivescovo fondata su coscienza, relazioni, giustizia e speranza. La differenza è profonda, e non di poco conto.
Partito Democratico Città di Brindisi
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