Un altro gesto di razzismo a Brindisi.
Stanotte due giovani a bordo di uno scooter hanno lanciato un fumogeno nel cortile del centro accoglienza di via provinciale San Vito e poi sono scappati via e fatto perdere le loro tracce.
La notizia, circolata nelle prime ore di oggi sui social network, è stata confermata da fonti dirette. E non sarebbe la prima volta che accade…
Si tratta di un fatto grave, che non può rimanere impunito.
A parte la considerazione del rischio di provocare un incendio nella struttura occupata da decine di immigrati o di causare danni fisici a qualcuno dei migranti che riposa nei sacchi a pelo all’esterno del dormitorio, il gesto di stanotte desta enorme sconcerto perché conferma che è sempre più forte l’ondata di razzismo e inciviltà che ha investito la nostra provincia.
Sembra che Brindisi abbia cambiato rotta. Una città tradizionalmente nota per la sua forte carica di solidarietà, per la naturale predisposizione all’accoglienza e per essere una delle più belle finestre dell’Italia sul mondo, sembra non voler più mantenere alcune delle caratteristiche storiche che hanno contribuito alla sua notorietà internazionale e allo sviluppo (anche economico).
Gesti come quello di stanotte, o come l’incendio provocato pochi mesi fa da un giovane brindisino in una palazzina di Via Bastioni Carlo V abitata da extracomunitari, rischiano di rendere vani i continui sforzi della maggioranza delle persone a fare della nostra città uno dei simboli italiani dell’accoglienza e dell’integrazione.
Hai voglia a ricordare la grande accoglienza al popolo albanese, a ribadire ogni giorno la volontà comune di fare del porto il volano dell’economia o ad esprimere l’auspicio che Brindisi si attrezzi ad accogliere a braccia aperte turisti e crocieristi… finché non si riuscirà a porre un freno definitivo alle sacche di inciviltà e ignoranza, ogni buon proposito resterà tale.
L’auspicio è che le indagini delle forze dell’ordine – così come già fatto nel caso della palazzina di Via Bastioni Carlo V – sappiano risalire immediatamente ai responsabili e che la giustizia possa fare il suo corso.
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