Nella tarda serata di ieri agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Brindisi, coadiuvati da personale delle Volanti, hanno tratto in arresto un 32 enne brindisino, con precedenti penali per reati contro il patrimonio, in esecuzione di un provvedimento cautelare emesso dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi, dott. Giuseppe Licci, su richiesta del P.M dello stesso Tribunale. L’indagine svolta dalla Questura ha messo in luce una storia sconcertante per la crudeltà, reiterazione delle violenze e, non ultimo, per la giovane età della vittima, una minore di 16 anni.
Infatti, secondo quanto ricostruito dal personale della Divisione Anticrimine, diretti dal dr. Angelo Loconte, l’arrestato, dall’estate 2013, aveva avviato una relazione affettiva con la giovane quindicenne, concependo con la stessa un figlio.
Sin dai primi mesi di gravidanza di quest’ultima, l’uomo, in più occasioni, ha minacciato di uccidere sia la donna che il nascituro con frasi del tipo “questo è mio e lo uccido”, “ti uccido e ti faccio a pezzi con un macete, dopo ti sciolgo quel bel visino che hai nell’acido muriatico”, percuotendo la stessa con calci e pugni e cagionandole lesioni personali, proibendone l’uso del telefono cellulare, sino a distruggerlo per impedirle di chiedere aiuto.
In particolare, nel 2014, mentre erano in automobile per dirigersi verso la località marina di Specchiolla (Br), dopo aver preso una strada di campagna, l’uomo ha minacciato ulteriormente la minore, dicendo “ho preso questa strada perché ho la pistola in macchina e ti devo uccidere”. Successivamente, ha costretto la ragazza a scendere dall’autovettura e, lasciato il figlio ancora in fasce nell’auto, l’ha picchiata violentemente, afferrandola per i capelli e minacciando di gettarla da una scogliera. Quindi l’ha abbandonata a terra intimandole di non raccontare l’episodio a nessuno, diversamente l’avrebbe uccisa.
La situazione di violenza e sottomissione si è reiterata per anni ponendo la giovane in condizione di soggezione permanente che la vedeva vittima di costanti soprusi, anche e soprattutto di carattere sessuale.
Il 13 settembre scorso, ad esempio, il carnefice, dopo aver afferrato con forza la ragazza, l’ha denudata e le ha imposto un rapporto orale.
Nell’estremo tentativo di sottrarsi a questo stato di prostrazione, la vittima aveva interrotto la convivenza da qualche giorno quando, il 20 settembre successivo, a suon di calci, schiaffi e pugni, è stata costretta dal bruto a tornare assieme.
Anche in questa circostanza, l’uomo l’ha minacciata proferendo le seguenti parole “se mi denunci e mi fai togliere il bambino ammazzo te e il bambino, così niente per te e niente per me”.
Ancora, il 2 ottobre scorso, l’ennesima violenza e l’ennesima minaccia di morte perpetrate dall’uomo all’indirizzo della minore: “adesso ti uccido”, quindi, calci, pugni sul corpo e sul viso della sedicenne tali da provocare alla stessa ferite ed ematomi. Ma, non pago, il carnefice, brandendo un coltello, impediva alla ragazza di aprire la porta e consentire ai vicini di casa, ivi occorsi, di prestare aiuto.
Fortunatamente, grazie anche all’intervento della madre, la giovane vittima trasferitasi con il figliolo presso il domicilio della prima, ha deciso di sporgere querela, atto che ha consentito agli investigatori di fare luce su questa storia sconcertante, di angherie, violenze e soprusi, sia fisici che psichici.
Ieri sera, la notifica del provvedimento restrittivo a carico del 32 enne, persona che, sono parole del Giudice per le indagini Preliminari, “ha tenuto una condotta per un lungo arco temporale, tra l’altro, incurante della presenza di una creatura in tenerissima età. La situazione di vita insostenibile della giovane era aggravata dalla condizione di minore età della stessa, che doveva preoccuparsi anche del figlioletto, anch’esso maltrattato”.
Tutto questo non è accaduto in qualche area geografica sperduta del continente, ma in una città europea, a Brindisi.
La Polizia e la Magistratura hanno fatto quanto necessitava, resta l’amarezza di dover registrare casi come questi, in cui il ruolo della donna è pretermesso in virtù di un’atavica condizione di pregiudizio.
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