August 9, 2025

E’ stato il procuratore Marco Dinapoli, alla sua ultima conferenza stampa prima del pensionamento, ad enucleare tutte le fasi dell’indagine che ha portato all’arresto di cinque dipendenti di Enel tra funzionari e dipendenti.

 

Si tratta di Domenico Iaboni (59 anni), Carlo De Punzio (47 anni), Fabiano Attanasio (54 anni), Vito Gloria (62 anni) e Nicola Tamburrano (54 anni).
Iaboni era manager della divisione appalti (licenziato pochi mesi fa) mentre De Punzio -unica persona per il quale è stata ordinata la restrizione carceraria – rivestiva l’incarico di addetto della funzione “Salute, Sicurezza e Ambiente in centrale” e viene ricordato principalmente per aver costituito il “Comitato Energia Ambiente e Territorio” che, spesso, ha avuto posizioni del tutto discordanti dalle altre associazioni ambientaliste.

Gli altri si occupavano della verifica dei lavori e rilasciavano il certificato di avanzamento. Tra di essi Vito Gloria, che è stato impegnato in politica ricoprendo anche il ruolo di consigliere comunale.

 

Tutto è partito dalla denuncia di un imprenditore di Monteroni che per anni ha pagato tangenti in cambio della sicurezza di ottenere appalti all’interno della centrale Federico II di Brindisi.
L’imprenditore ha raccontato nei dettagli quanto è stato costretto a subire per ottenere lavoro. In particolare – come riscontrato dagli investigatori – i cinque arrestati, in campo della concessione degli appalti ed un occhio di riguardo sulla loro esecuzione, avrebbero ricevuto alcune utilità. Tra queste assegni, una carta di credito prepagata intestata all’imprenditore, la cessione di un auto, l’acquisto di un telefono cellulare, lavori in abitazioni private.

 

Il procuratore Dinapoli ha sostenuto che il sistema era partito molto tempo prima e sono in corso indagini per verificare se vi sono altri rapporti e persone inserite nel sistema.
Tra l’altro, Dinapoli ha aggiunto che l’imprenditore è “entrato” in centrale come subappaltatore ed è stato subito avvicinato da uno degli arrestati con proposte che – evidentemente – non ha potuto rifiutare.

 

Tutto ha avuto termine quando Enel ha stretto le maglie dei controlli ed ha variato le modalità e gli uomini che gestivano gli appalti. E’ stato così che l’imprenditore leccese – non ottenendo altre commesse – ha denunciato prima alla polizia poi alla Gdf. L’uomo è lo stesso che il 7 Marzo scorso salì su una impalcatura nei pressi del nastro trasportatore della centrale di Cerano e minacciò di lanciarsi da un’altezza di circa 20 metri.

In quel contesto – anche dal comportamento e dalla reazione di Enel – fu chiaro che era già stata attivata un’indagine e che la società aveva già assunto le contromisure per cambiare il sistema di gestione delle commesse.

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