Archiviate queste elezioni regionali, credo che il dato certo, probatorio ed inconfutabile, con cui confrontarsi, è quello dell’astensionismo. Vi è un calo di circa 10 punti, una media del 49% di votanti: nelle regionali va quindi a votare un cittadino su due. Dato ancor più evidente se si mettono a confronto i dati delle comunali con quelli delle elezioni regionali: ci si rende conto che la partecipazione al voto dei comuni è molto più alta e sentita.
È la Regione che viene percepita, oggi, come qualcosa di estraneo ai cittadini, un luogo di corruzione per eccellenza, addirittura superiore al sistema politico centrale romano, determinando inesorabilmente il crescente distacco da parte dei cittadini rispetto al livello di governo regionale. Ma da fiero nostalgico della prima repubblica, ritengo che il dato sull’astensionismo ha radici ben più storiche e sostanziali: e cioè il venir meno della tensione ideologica che aveva contraddistinto il sistema dei partiti proprio della Prima e della Seconda Repubblica. Difatti, nella Prima si votava per la DC o contro il PCI, nella Seconda per o contro Berlusconi: nel primo caso ci troviamo in una naturale sede di contrapposizione ideologica, nel secondo ha già preso il sopravvento la personalizzazione della politica. Ma oggi per cosa si vota? E per chi si vota?
In queste elezioni il PD vede ridimensionata la carica propulsiva del renzismo: al di la del risultato numerico in termini di regioni conquistate, è evidente che la sconfitta in Liguria, le peculiarità della vittoria campana, il tracollo in Veneto e le forti sofferenze umbre non parlano sicuramente il linguaggio del trionfo, tutt’altro. Il governo ne esce maggiormente vulnerabile al confronto perché privo del consenso plebiscitario sin qui sbandierato dal premier.
In questa geografia politica, chiara ed ineluttabile, le forze che principalmente intercettano il consolidato disagio sociale sono la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle: entrambe assurgono il ruolo di competitor nei confronti della politica renziana e di governo: sono gli strumenti principali utilizzati dai cittadini in queste elezioni per segnalare il proprio malcontento, le proprie paure, le proprie disaffezioni per cercare di cambiare la situazione.
Nelle loro precise e tangibili differenze, mi pare che entrambe queste forze politiche si muovano sostanzialmente all’interno di una insofferenza vera, ma pur sempre prodotta dai media, maestri, spesso, nella interpretazione distorta della crisi. Con specifico riferimento al nostro progetto NCD-AP, regionale e provinciale, intanto dobbiamo salutare positivamente l’essere riusciti a costruire liste forti ed unitarie, alternative al centro sinistra, superando logiche personali e vecchi schemi partitici. Per quanto riguarda i risultati, mi pare evidente che otteniamo un risultato positivo là dove la lista riesce a rappresentare una proposta politica seria, di interesse partitico e collettivo; risultati negativi, là dove la lista ha una base politica molto ristretta, padronale, senza anima ed organizzazione, incapace di comunicare il senso, il significato sostanziale di un progetto politico.
In questa ultima situazione, veniamo percepiti come mera testimonianza di una posizione politica, spesso contraddittoria, certamente non come un progetto politico efficace ai fini del cambiamento sociale.
Ragione per la quale, in questo quadro, nella nostra regione e nella nostra città, è necessario uno scatto di orgoglio, un maggiore radicamento sul territorio, una presenza costante e non elettorale, uno slancio di virtuosismo e proposizione politica, dove il ruolo di NCD-AP deve essere chiaro, univoco, rafforzato e riqualificato. Un partito strutturato nei suoi vertici e nelle sue componenti cittadine, evitando che l’interlocuzione politica sia, seppur dignitosamente, rimessa ai singoli e non al partito medesimo.
Un partito che sia sintesi e rappresentazione di un nuovo modello di sviluppo che veda al centro il turismo, l’ambiente, l’industria eco-sostenibile, i trasporti, le imprese artigianali di piccole e medie dimensioni. Questo, per me, significa fare politica, essere al servizio della gente, ma soprattutto rappresentare degnamente il NCD.
Avv. Cosimo DE MICHELE
Componente Coordinamento regionale e provinciale NCD
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