June 9, 2025

Ora che la polvere della comprensibile euforia post-elettorale si è depositata, credo sia utile tentare di capire i motivi di un successo, per trarne conseguenze virtuose sul cammino da intraprendere e per prevenire errori politici e bruschi risvegli, data la dimensione e la spigolosità dei problemi da affrontare.
A una riflessione più matura convince sempre meno l’analisi secondo la quale la lista guidata da Maurizio Renna abbia vinto per l’apporto numericamente decisivo degli alleati del PD.

 
Se facciamo parlare i numeri sembrerebbe che effettivamente Renna abbia vinto di “soli” 26 voti di differenza su Rizzo, al netto delle 936 preferenze degli alleati di centrodestra. Insomma, Renna, con l’autosufficienza del PD, avrebbe vinto “isa isa”!

A scanso di equivoci, va riconosciuto a questi alleati che, anche se su quattro loro candidati consiglieri ne hanno eletto solo uno, la quantità globale dei voti da essi raccolta è comunque notevole, se consideriamo che deve essere stato obiettivamente non agevole chiedere al proprio elettorato di votare una lista che annoverava gli stessi “nemici” di sinistra del PD, contro i quali per decenni essi hanno costruito le proprie fortune elettorali!

 

C’è da chiedersi però se questa evidenza basata sui numeri non costituisca un’illusione ottica.
Capovolgiamo perciò l’ottica. Proviamo a immaginare cosa sarebbe potuto accadere se a guidare una lista siffatta non fosse stato Maurizio Renna. Possiamo dare per scontato che con un’altra figura, esterna o interna che fosse, si sarebbe conseguito lo stesso risultato? Non si sta erroneamente sottovalutando il fatto che, probabilmente, senza Maurizio Renna, una parte non trascurabile dei 3.432 voti propri del centrosinistra, che disinvoltamente si dà sempre per acquisita nell’era della delusione, della disillusione e dell’astensionismo galoppante, non si sarebbe sentita “ri-motivata” al voto?

 

In cuor mio credo che il segreto della vittoria elettorale a San Pietro Vernotico vada più semplicemente e realisticamente ricercata in quella naturale empatia umana di Maurizio Renna (e famiglia), rimasta immutata nel tempo, che è capace di farsi aprire tutte le porte del paese, a prescindere.

 

A mio sommesso avviso Maurizio Renna è stato capace di creare quel magico contesto di predisposizione sociale all’accoglienza, della quale hanno beneficiato tutti i candidati del PD e dei gruppi “civici” di centrodestra, nonchè il candidato regionale locale.
Lo dice serenamente chi come me aborrisce le idolatrie, ma che sente la fondatezza di una primigenia intuizione estiva di alcuni/e, lealmente accompagnata, che ha scontato incomprensioni e qualche prezzo relazionale, e che però ha consentito di non correre il rischio di ri-perdere, permettendo poi a tutti indistintamente, anche a chi era contrario, di indossare la giacchetta della vittoria.

 

La scelta di Maurizio ha pure creato il contesto ideale affinchè fosse promossa una nuova generazione di amministratori, di ragazze e di ragazzi, ai quali suggerisco di non farsi intestare ad alcuno, a cominciare dai cosiddetti “portatori di voti”, la propria elezione, ma di fidarsi di più del proprio personale (e familiare) bacino relazionale, professionale, di amicizie e d’affetti. Lo dice con cognizione di causa chi come me è stato consigliere per quindici anni, eletto tanto con le quattro preferenze tanto con la preferenza unica.

 
Ma non basta vincere. Ora occorre convincere.
D’ora in poi non basta più l’empatia. D’ora in poi occorre la buona amministrazione ma, soprattutto, una “visione” della città che si pensa di ri-costruire” in un periodo di cinque dieci anni, alla quale conquistare un’intera comunità, magari facendola innamorare di un sogno collettivo, senza il quale la dura “prosa” della realtà può prendere rapidamente il sopravvento sulla “poesia” delle promesse.
Questa “visionarietà” non la può dare la capacità di raccogliere i voti, ma la buona e bella politica degli interessi generali, rispetto a quelli particolari, ai quali ultimi vanno richiesti tre passi indietro per il generoso passo avanti fatto nelle istituzioni.

 
A dicembre, con il racconto amministrativo “visionario” del Sindaco di Corigliano d’Otranto, Ada Fiore, si volle dare un’idea, tra mille altre realizzate che se ne possono portare ad esempio, di “una città possibile”.
Ora è tutta nelle mani della nuova compagine amministrativa e politica dimostrare, auspicabilmente da subito, come vivamente ci auguriamo, che non è impossibile “tutta un’altra storia” …….

 
Ernesto Musio

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