June 10, 2025

Verrebbe naturale chiedersi che Paese sarebbe l’Italia senza i Tribunali Amministrativi Regionali. Ci sono procedimenti amministrativi con decorsi interminabili, effetto proprio di ricorsi al TAR a volte apparentemente ingiustificati e arbitrari. Sovente però ci si vede obbligati a seguire le vie legali e interpellare il TAR di competenza se ci si accorge di una vistosa pecca, per non chiamarla eresia, derivante da un provvedimento di dubbia valenza. Chi ha memoria non può non ricordare l’infinita vicenda del progetto di un impianto di trattamento fanghi (da reflui civili) proposto dal Consorzio ASI tramite Termomeccanica EcologiaS.p.a.

L’investimento toccava i venti milioni di euro ed era parte di un programma mirato alla completa rifunzionalizzazione della Piattaforma polifunzionale per lo smaltimento dei rifiuti speciali, il cui importo superava i 50 milioni di euro. Un progetto aspirante alla tutela di un prezioso bene pubblico, ereditato dall’ allora Cassa del Mezzogiorno, e alla salvaguardia dei livelli occupazionali (30 dipendenti diretti più un cospicuo indotto).

Ebbene, il giorno 19 Dicembre del 2013 veniva convocata la Conferenza dei Servizi decisoria circa il rilascio o meno della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per il suddetto progetto. Si era arrivati a quella data consapevoli del fatto che l’infinito iter seguito, unitamente ai numerosi ritocchi che il progetto subì per ottenere i permessi, avrebbe consentito di acquisire le autorizzazioni per l’inizio lavori e il conseguente reimpiego delle unità lavorative, all’ epoca già con un copioso carico di precarietà alle spalle. Ma l’autorità competente, in questo caso l’Amministrazione Provinciale, decise di non concedere parere favorevole al progetto, vincolando lo stesso ad una serie di prescrizioni che di fatto trasformavano in buona sostanza il progetto proposto in uno completamente differente, come schema di funzionamento e prestazioni. La Provincia fondò il diniego sulla base di tre punti salienti:
1) insufficienza dei sistemi di abbattimento inquinanti;
2) mancata adozione del sistema di combustione fanghi a letto fluido;
3) insufficienza della quota del camino.

In prima istanza, si rammenta che il gestore (TM.E.) fornì  all’Amministrazione Provinciale, in occasione della Conferenza decisoria, parere pro-veritate da parte del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’ Università di Firenze, dal quale risultava che i sistemi di combustione e di abbattimento inquinanti proposti dall’azienda fossero perfettamente in linea con le Direttive comunitarie di settore, determinando oltre ad un rendimento ottimale anche un risparmio in termini di consumo di energia e di acqua. Nulla da fare, nonostante gli sforzi comuni per spingere alla riuscita del progetto (tra cui anche quello dell’allora Commissario dell’ente, dott. Castelli), la Provincia, con estratto di Provvedimento Dirigenziale del 19 Marzo 2014, esprime parere non favorevole di compatibilità ambientale. Fine del progetto e fine delle speranze per i lavoratori rimasti in forza alla Piattaforma. Chiunque abbia letto il provvedimento di diniego si sarà accorto però di come in esso le contestazioni mosse dalla Provincia siano carenti di motivazioni tecniche e di passaggi documentali, indispensabili per motivare una scelta piuttosto che un altra.

Ragion per cui l’ASI effettua ricorso al TAR competente avverso il sopracitato provvedimento, dopo che aveva già ricorso in precedenza per conoscere di chi era la competenza sul rilascio delle dovute autorizzazioni, e già in quella sentenza il TAR aveva stabilito che toccava all’Ente Provincia.
La sentenza, giunta il 17 Giugno scorso, appare di una severità spietata nei confronti dell’Amministrazione Provinciale di Brindisi, smontando di fatto tutti e tre i punti già pocanzi esposti, annullando l’atto impugnato. Nel merito, è riconosciuto come ottimale sia il sistema di abbattimento inquinanti che la tecnica di combustione (forno rotante) proposti dal gestore, menzionati dalle Bref di settore e dalle linee guida ex D. Lgs 372/99.
Come riporta la sentenza “..è evidente l’errore dell’Amministrazione, la quale ha dato come certe acquisizioni scientifiche contraddette invece dalla documentazione di cui essa stessa si è avvalsa per la formulazione del proprio giudizio negativo di compatibilità ambientale”. Infine il TAR definisce illogico l’ operato dell’Amministrazione quando tocca l’argomento quota camino: “..vi è in atti verbale di Conferenza dei Servizi del 19/12/2013, in cui il Consorzio ricorrente si è detto disponibile ad alzare la quota del camino.. se di ciò fosse dimostrata l’utilità, senza ottenere alcun tipo di risposta da parte dell’ Amministrazione”.
Quella che ai più potrebbe apparire come una delle tante scartoffie buone per avvolgerci il pesce, diviene in realtà una prova incontestabile della validità e della credibilità dell’idea progettuale proposta dall’azienda, che avrebbe trascinato con sè indubbi vantaggi sul piano occupazionale dei dipendenti diretti della Piattaforma e di molti altri che se ne sarebbero aggiunti in fase di cantierizzazione ed esercizio.

In data odierna, la Uiltec-Uil di Brindisi ha riunito in Assemblea i lavoratori per condividere un percorso necessario per richiamare l’attenzione degli Enti preposti e in particolare del Consorzio ASI e di Termomeccanica al fine di comprendere le volontà nel continuare a perseguire questo progetto.
Appare obbligatorio, alla luce del giudizio espresso dal TAR, rivendicare la bontà e la fattibilità del progetto valutandolo attraverso precisi strumenti di competenza e padronanza della materia, evitando di apporre veti di natura più ideologica e politica piuttosto che puramente tecnica.
E’ evidente il torto subito da chi, a causa di un provvedimento dimostratosi inattendibile, si vede negato il sacrosanto diritto al lavoro, dovendosi arrangiare alla meno peggio, con la fine del periodo di mobilità sempre più vicino.

Per questo la Uiltec-Uil in uno con i lavoratori ritengono necessario l’intervento di S. E. il Prefetto, affinché convochi, quanto prima, tutte le parti interessate per ridefinire un percorso che miri all’attuazione completa del progetto, andando così incontro non solo alle aspettative occupazionali, ma anche alle esigenze ambientali territoriali che potrebbero scaturire in riferimento alla chiusura del ciclo dei rifiuti della nostra Provincia.

UILTEC Brindisi

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