Ci sono strumenti che sembrano fatti per restare nell’ombra e che invece, in certi momenti della storia, conquistano la scena con una voce tutta loro. È il caso del flauto dolce nella Napoli barocca, dove tra Sei e Settecento divenne protagonista di un repertorio di sorprendente ricchezza. A questo capitolo è dedicato il concerto “Il respiro di Partenope. La letteratura per flauto dolce nel Sud Italia”, in programma a San Vito dei Normanni, martedì 2 settembre alle ore 21, nel Chiostro dei Domenicani, con protagonista l’ensemble “Polypotron” guidato da Paolo Faldi (flauto dolce e concertatore), insieme a Pietro Fabris (violino primo), Gilberto Ceranto (violino secondo), Ludovico Armellini (violoncello) e Doralice Minghetti (clavicembalo).
Il concerto è il quinto appuntamento del “Barocco Festival Leonardo Leo”, XXVIII edizione, organizzato dalla Città di San Vito dei Normanni con il Comune di Brindisi, il Ministero della Cultura e la Regione Puglia, con il sostegno della Prefettura di Brindisi. I biglietti, al costo di 3 euro, sono disponibili sul circuito online Vivaticket e la sera stessa presso il luogo del concerto. Info: T. 347 060 4118.
La Scuola Napoletana è uno dei grandi capitoli del barocco europeo. Per fecondità creativa, per eleganza e per la sua capacità di rinnovare costantemente il linguaggio musicale, Napoli fu un laboratorio unico, capace di influenzare gran parte del continente. In questo contesto, il flauto dolce – spesso sottovalutato nei secoli successivi – raggiunse una stagione d’oro. Nelle corti e nei salotti aristocratici, nelle cappelle nobiliari come nei primi teatri, il suo timbro limpido si impose come voce privilegiata per l’intimità lirica e per il virtuosismo.
Il programma disegnato dall’ensemble “Polytropon” restituisce questa varietà. Apre Alessandro Scarlatti, figura centrale del barocco italiano, che nelle sue sonate e nei suoi concerti per flauto da camera mostra un equilibrio perfetto tra rigore contrappuntistico e libertà melodica. Accanto a lui, Francesco Mancini porta il flauto al centro della scena con un linguaggio cantabile e immediato: i suoi concerti sono conversazioni strumentali, nelle quali il solista dialoga con i violini in un continuo intreccio di domande e risposte.
Il percorso tocca anche Leonardo Leo, cui il Festival è intitolato, attraverso la “Sinfonia concertata per violoncello e archi”, esempio di un linguaggio che unisce eleganza e energia ritmica, e non trascura autori meno noti come Giovanni Battista Mele, capace di offrire pagine intrise di gusto galante ma ancora radicate nelle raffinatezze barocche.
Ascoltare oggi queste composizioni significa riscoprire un patrimonio prezioso che sfida l’immagine riduttiva del flauto dolce come strumento scolastico. Al contrario, nella Napoli barocca il flauto era un interprete colto, capace di esprimere intimità e brillantezza, rigore e fantasia. Un suono che affascinava allora e che, grazie alla ricerca filologica e alla passione di ensemble come “Polytropon”, torna a incantare. Nel Chiostro dei Domenicani il respiro del flauto dolce ridona vita a un capitolo fondamentale della storia musicale, con la forza di una voce che ha attraversato i secoli e che oggi, come allora, sa emozionare.
San Vito dei Normanni – Martedì 2 settembre, ore 21.00, Chiostro dei Domenicani
Il respiro di Partenope. La letteratura per flauto dolce nel Sud Italia
Ensemble Polytropon | Paolo Faldi direttore
Musiche di Leonardo Leo, Alessandro Scarlatti, Francesco Mancini, Giovanni Battista Mele
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