L’addio alla chimica di base nel nostro Paese mette a rischio 20mila posti tra lavoratori diretti e indotto e apre ad un potenziale effetto domino su tutta la filiera della petrolchimica che conta in Italia circa 12mila imprese con oltre 200mila addetti.
E’ l’allarme rilanciato dalla Cgil nel corso di una conferenza stampa sulla vertenza Eni Versalis per denunciare “le gravi conseguenze derivanti dalla decisione di dismettere i propri impianti petrolchimici”, che rappresenta “un duro colpo per il sistema industriale italiano,
per l’occupazione e per il futuro”.
Gli ultimi due impianti in chiusura sono a Priolo (Siracusa) e a Brindisi.
La Cgil non ha firmato il piano di riconversione al Mimit, il 10 marzo scorso Per il segretario generale della Filctem-Cgil, Marco Falcinelli, “il governo è complice di un delitto industriale perché sta assecondando il piano di Eni di dismissione della chimica di base dal nostro Paese. Un’operazione che mette in enorme difficoltà il Paese e che nulla ha a che vedere con la riconversione. E’ una operazione sbagliata che il governo deve fermare. O cercare un soggetto industriale che possa intervenire rilevando quegli impianti”.
Il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, rimarca che è “una vertenza emblematica rispetto a quello che sta succedendo nel Paese dal punto di vista industriale. Siamo convinti che ci sia una responsabilità del governo e al governo chiediamo conto”.
La Cgil chiede “di fermare il piano industriale di Eni per svilupparne uno indirizzato averso lo sviluppo della chimica di base e della chimica sostenibile; in alternativa di intervenire affinché Eni ceda gli impianti appartenenti al business delle poliolefine a un grande gruppo industriale che consideri la petrolchimica tra le sue attività prioritarie”
“Continueremo la nostra battaglia. Altrimenti saremo costretti ad andare in piazza”, ha concluso Gesmundo.
No Comments