August 18, 2025

Di seguito riportiamo integralmente il documento congiunto inviato dalle Segreterie Confederali CGIL, CISL e UIL, FILCTEM, FEMCA e UILTEC territoriali e dal Comune di Brindisi a Daniele Ferrari – Amministratore delegato ENI-Versalis, Matteo Renzi – Presidente del Consiglio dei Ministri, Federica Guidi – Ministro dello sviluppo economico, Michele Emiliano – Presidente della regione Puglia e alle Segreterie nazionali CGIL, CISL, UIL, FILCTEM/CGIL, FEMCA/CISL, UILTEC/UIL

 

 

Le Segreterie Confederali CGIL, CISL e UIL, FILCTEM, FEMCA e UILTEC territoriali ed il Comune di Brindisi nella persona del Sindaco dottor Cosimo Consales con il presente documento esprimono serie preoccupazioni a seguito della decisione di ENI di alienare il pacchetto di maggioranza della più grande azienda chimica italiana: VERSALIS per le negative conseguenze in termini produttivi, economici ed occupazionali.

 

Eni, la più grande azienda industriale italiana, il cui pacchetto di maggioranza ancora in possesso del Ministero del Tesoro e gestita da un management nominato dal Governo, non può privarsi del suo maggiore insediamento industriale, un sito produttivo all’avanguardia tecnologica globale, un pezzo cruciale della struttura economica locale dell’intero Mezzogiorno e del nostro Paese che, grazie ai diversi interventi realizzati negli anni, continua a produrre utili.

 

Riteniamo perciò che l’Italia non può permettersi di perdere un settore trainante del sistema industriale quale la chimica di base.

 

Da tale operazione possono derivare alcuni rischi:

  1. mancata attuazione degli investimenti di riconversione in alcuni siti nazionali e di consolidamento in altri previsti dal piano industriale nazionale per il periodo 2012-2018 depauperando e rendendo sempre meno competitivi e meno profittevoli gli impianti produttivi di cui Brindisi dispone;
  2. dover instaurare confronti con soggetti esteri che hanno messo a disposizione i loro capitali e che rispondono a logiche finanziarie e speculative diverse dalle attuali, la esperienza ce lo insegna;
  3. un effetto devastante anche per l’importante e qualificato indotto locale, cancellando un esempio di successo dell’integrazione tra grande impresa, imprese esterne e contesto locale, vedi Versalis, Basell, Jndall;
  4. definitivo disinteressamento di un’area industriale ben attrezzata nella quale, come più volte auspicato, se adeguatamente valorizzata in uno con l’elevato tasso di infrastrutturazione del territorio e la cultura industriale esistente in cui possono essere avviati processi virtuosi di sviluppo, consolidando l’imprenditoria locale e attraendo nuovi investitori.

 

In un momento in cui è indispensabile mettere in campo tutte le opportune azioni tese a diminuire il gap, da tutti riconosciuto, tra le aree del Nord del Paese ed il Mezzogiorno, la scelta annunciata acuirebbe maggiormente tale divario, compromettendo non solo la tenuta del sistema produttivo ma mettendo completamente in ginocchio l’economia e l’occupazione di un territorio già mortificato che, in questi ultimi anni ha visto chiudere importanti realtà aziendali con l’espulsione dal ciclo produttivo di centinaia di lavoratori, determinando in questo modo non pochi problemi di carattere sociale.

 

Onde evitare tutto ciò è necessario un immediato e deciso intervento del governo, invitando Eni a rivedere la propria posizione perché quanto evidenziato non accada, dissuadendola a portare a compimento tale malaugurata scelta e, nel contempo, aprire un confronto nel merito volto a conoscere quali politiche industriali lo stesso governo intende attuare per la ripresa dello sviluppo del nostro territorio.

 

 

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