Burroughs è lo scrittore che più di ogni altro, è stato determinante per la maturazione dello stile cyberpunk. Così come Ballard, lo scrittore predilige ambientazioni di frontiera, zone ibride o liminari, come l’Interzona, il luogo in cui prende vita il suo scritto più rappresentativo: Il pasto nudo. L’interzona è una dimensione di confine, dove si incontrano le realtà più disparate, qui dominano il disordine, l’anarchia, il degrado e la corruzione proprio come nello sprawl gibsoniano.
I personaggi del Pasto nudo sono proto-hacker nella misura in cui si muovono fra le pieghe oscure della società, traendo linfa vitale dai guasti che la affliggono; traffici illeciti, omicidi e perversioni. Come i loro successori cyberpunk, gli ambigui uomini burroughsiani si cimentano con una realtà crudele, dove il darwinismo sociale regna sovrano.
Altro punto di contatto con il cyberpunk è l’estetica dei personaggi e delle ambientazioni in cui essi abitano, entrambe caratterizzate dalla trasformazione; come ha notato Mark Dery: “sostenitore da lungo tempo delle mutazioni fai da te, Burroughs ha suggerito che il caos sociale e politico che vediamo da tutte le parti riflette una crisi biologica sottostante […].”1
Anarchia sociale, dunque, come sintomo dell’instabilità biologica degli individui che la abitano. Tale “disordine ontologico” è riproposto, allo stesso modo, nei romanzi cyberpunk. La mutazione qui è contemporaneamente: sintomo della crisi dell’uomo postmoderno e cura di tale malessere; Burroughs e cyberpunkers concordano nel considerare la trasformazione un passaggio evoluzionistico obbligato, verso una nuova umanità, rappresentata dal cyborg: la progenie biomeccanica del matrimonio fra uomo e macchina.
Il più grande lascito di Burroughs è senza ombra di dubbio individuabile nel massiccio uso della tecnica del cut-up, che consiste nello scrivere frasi o periodi, alterandone il senso, attraverso lo spostamento casuale delle parole. Così facendo, lo scrittore riteneva che il nuovo ordine semantico “desse allo scritto una prospettiva del tutto inedita, ne svelasse i significati impliciti ma normalmente invisibili, quasi che il cut-up permettesse una traduzione di qualcosa che era scritto in un codice segreto”.2
La letteratura cyberpunk ha metabolizzato questa tecnica, traducendola in un paradigma interpretativo, che ha permesso la creazione di un mondo polimorfo, le cui radici affondano nella scienza, nella religione, nella musica e nella filosofia. Il cut-up gnoseologico di Gibson diventa lo specchio della società in cui lo scrittore e i sui contemporanei, artisti cyber o meno, si sono formati. Unire elementi apparentemente inconciliabili come il ciberspazio, punta di diamante dell’empirico progresso scientifico, con divinità artificiali (le IA), è il tentativo di trovare un nuovo senso ad un mondo sempre più complesso e sfaccettato. Non a caso, l’intuizione gibsoniana è la stessa che ha animato illuminanti saggi come Techgnosis e La religione della tecnologia.
Altro filo conduttore che da Burroughs porta dritti al cyberpunk è lo spirito che pervade i personaggi dei romanzi, animati da una forte carica controculturale e sovversiva, creazioni letterarie che incorporano i tumulti del rock e del punk: figure ribelli, ambientazioni apocalittiche, abuso di registri informali tematiche forti e scottanti. In questo senso le opere dello scrittore sono una genuina espressione di quel rock che Sterling, in Mirrorshades, cita come una delle fonti di ispirazione del movimento.
1 Mark Dery, Velocità di fuga, tr. it. Feltrinelli, Milano, 1994, p. 326
2 Antonio Caronia, Domenico Gallo, Houdini e Faust. Breve storia del cyperpunk, Baldini&Castoldi, Milano, 1997, p.77
James Lamarina
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