May 15, 2025

Storia, arte, fede, prodigio: San Gennaro. Sono queste le parole chiave della conferenza “San Gennaro Patrono delle Arti”, che si terrà nel Castello Imperiali di Francavilla Fontana il 9 aprile 2016 alle ore 18,00. Organizzata dal Club per l’UNESCO di Francavilla Fontana, in collaborazione con il Museo del Tesoro di San Gennaro di Napoli e con l’Eccellentissima Deputazione della Cappella, avrà come relatori il dott. Paolo Iorio, Direttore del Museo di San Gennaro, l’Avv. Riccardo Imperiali di Francavilla, Deputato della Deputazione della Cappella, il Dott. Giovanni Colonna, Console del Touring Club Italiano e relazionerà il prof. Stefano Causa, docente di Storia dell’Arte presso l’Istituto Universitario “Suor Orsola Benincasa”, di Napoli. Introduce e coordina i lavori della conferenza il dott. Michele Clarizio, Presidente del Club per l’UNESCO di Francavilla Fontana.

 

Durante la conferenza verrà esposta la replica originale del Busto Reliquiario del Santo, in oro e pietre preziose, proveniente dallo scrigno dei preziosi del Museo di San Gennaro. Il Museo è un patrimonio unico al mondo per bellezza artistica e spessore culturale. Si tratta di un Polo Museale di altissimo valore storico artistico, culturale e spirituale dedicato alle straordinarie opere appartenenti al Tesoro di San Gennaro, ed alla bellissima Sacrestia con gli affreschi, tra gli altri, di Luca Giordano ed i dipinti del Domenichino e di Massimo Stanzione. Il Tesoro di San Gennaro custodito nel Museo di Napoli è frutto di donazioni che risalgono addirittura al XIV secolo e che, per unanime consenso degli esperti d’arte, è più ricco di quello della Corona d’Inghilterra e degli Zar di Russia.

 

Antichi documenti, oggetti preziosi, argenti, gioielli, dipinti di inestimabile valore, facenti parte del Tesoro di San Gennaro che, nel corso dei secoli, sovrani, papi, uomini illustri o persone comuni hanno donato per devozione al Santo, trovano in questa sede una propria collocazione e soprattutto consentono l’allestimento di mostre tematiche rare e straordinarie.

 

Non c’è città in Italia che non abbia il suo santo patrono, ma solo San Gennaro, protettore di Napoli dal sesto secolo, appare come uno speciale nume tutelare, venerato con un culto che fonde elementi cristiani e pagani. Al suo fianco ci sono 51 santi gregari, ciascuno legato a una protezione specifica (Santa Irene delegata alla difesa dai fulmini, Sant’Emidio dai terremoti), ma per impetrare una grazia speciale, per fermare un’epidemia, i napoletani si rivolgono all’antico vescovo di Benevento che fu decapitato nel 305 dopo Cristo, durante la persecuzione di Diocleziano. Con lui, nome originale Ianuarius, si è instaurato un rapporto personale, quasi fisico, in un misto di irriverenza e timore che non ha mai conosciuto flessioni, al punto che i doni preziosi offerti da papi, regine e imperatori non appartengono alla Chiesa ma alla Città di Napoli.

 

Tra il 1526 e il 1527, quando Napoli era afflitta da vari problemi (la guerra tra Spagna e Francia, la pestilenza e una violenta eruzione del Vesuvio) il popolo decise di fare un voto a San Gennaro: se il Santo li avesse protetti, i napoletani gli avrebbero eretto una nuova e più ampia Cappella all’interno del Duomo. Ma non si limitarono a questo, decisero di chiamare un notaio e redigere un vero e proprio contratto con San Gennaro (documento tutt’ora esposto nel Museo). Anche se il Santo non andò a firmare l’atto (per ovvi motivi), aiutò la città a superare le difficoltà che la affliggevano; il popolo mantenne fede al contratto, decidendo di costruire la Cappella del Tesoro. I fondi per la ricostruzione della Cappella del Tesoro non vennero affidati alla Curia, ma furono gestiti autonomamente dai cittadini, costituendo nel 1601 la Deputazione: questa è tuttora composta da due rappresentanti di ogni Sedile della città (antica istituzione amministrativa della città di Napoli), per un totale di dodici membri. La Cappella fu inaugurata nel 1646, e da allora, assieme al Tesoro che custodisce, è sempre appartenuta alla città di Napoli.

 

Il culto per questo santo si riconferma nella sua unicità ogni 19 settembre, quando la liquefazione del sangue a lui attribuito è salutato come buon auspicio. Si racconta, e lo documenta un quadro di Micco Spadaro, che la terribile eruzione del 1631 (100 milioni di metri cubi di lava e 3 mila vittime alle pendici del Vesuvio) iniziò a scemare proprio quando la statua di san Gennaro, durante la processione, fu rivolta verso il vulcano. Non sorprende quindi che, tra superstizione e fede, si attenda col fiato sospeso quel momento miracoloso, inutile girarci intorno: gente pia, miscredenti, atei, politici di ogni schieramento, nessuno ignora la solennità che si svolge nel Duomo. Tutti accorrono, aspettano l’esito scaramantico dell’evento che Lombardi Satriani lega «alla carica simbolica che il sangue ha nella cultura popolare e che si declina nell’immaginario come principio di morte e di vita». L’origine delle due ampolle riguarda l’uso di raccogliere una parte del sangue versato dai martiri cristiani durante le decapitazioni o altri supplizi e di deporlo nella tomba accanto alle spoglie. Così si è verificato per Ianuarius, anche se la sepoltura ha cambiato posto più volte. Attualmente, il cranio di san Gennaro si trova all’interno del busto d’oro e d’argento conservato nel Duomo, pagato da Carlo II d’Angiò 31 once e 11 tarì, e sotto l’altare maggiore riposano gli altri resti.

 

 

 

 

 

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