Il confronto sulla crisi del settore aeronautico continua a caratterizzarsi per equivoci ed errori.
Il primo grande equivoco consiste nel definire “locali” le aziende a cui Leonardo non ha più ritenuto di assegnare commesse. Di fatto queste aziende, almeno nella stragrande maggioranza, non sono locali. Al contrario, molte di esse hanno semplicemente svernato sul nostro territorio, intercettando risorse finanziarie altrimenti non conseguibili. Risorse che non di rado sono state utilizzate impropriamente, e comunque non per arricchire Brindisi o il Salento. Bene, non credo che questo localismo falso e posticcio meriti grandi battaglie ideali. Grandi battaglie meritano, invece, i lavoratori, essi sì!, locali, per i quali bisogna chiedere a Leonardo una internalizzazione seria e contratti dignitosi! Il che vuol dire stop al ricorso alle società interinali e al tempo determinato. E comunque deve essere chiaro che il futuro dei lavoratori si difende meglio puntando su soggetti imprenditoriali competitivi e non su imprese decotte.
Il secondo grande equivoco è rappresentato dall’illusorio convincimento che portando la questione sui tavoli romani si possa uscir fuori da questa gravissima congiuntura.
Ammesso, e non concesso, che sia ancora il tempo delle marce su Roma, una aspetto della vicenda dovrebbe essere ormai chiara a tutti: andare a Roma senza una idea precisa sul tipo di modello industriale che si intende realizzare a Brindisi per poter aspirare al ruolo di interlocutore privilegiato di Finmeccanica equivale a sciupare l’ultima occasione per salvare il salvabile. Anche perché l’interlocutore principale, piaccia o non piaccia, è quel Mauro Moretti tanto notoriamente allergico e insofferente alle pressioni politiche, quanto incline a valutare positivamente efficienza ed efficacia delle politiche industriali.
Terzo equivoco. Si continua a ripetere stancamente che l’azione di Finmeccanica è frutto della esigenza di contenere i costi! Premesso che anche se così fosse vi sarebbe da chiedersi dove sia lo scandalo, la questione, da quel che si desume, pare essere un’altra: Finmeccanica non può più consentire che l’aerospazio pugliese graviti intorno a livelli di produttività, e quindi di competitività, molto bassi. Il che è come dire definitivamente no ad un sistema industriale ad impronta assistenzialistica, e, pertanto, squisitamente parassitario.
Fin qui gli equivoci. Ma gli errori non sono da meno, uno soprattutto: quello di chiedere una moratoria di due anni per consentire la riconversione delle aziende.
Ci si rende conto della banalità di tale proposta? Due anni nell’attuale sistema globalizzato costituiscono una eternità. E quindi chiedere a Finmeccanica un impegno che si riverserebbe in negativo nei rapporti con gli altri suoi interlocutori, ad iniziare da Boeing, a me pare francamente una proposta a metà strada tra il comico e il bizzarro.
Un’ultima cosa. Leggo che soggetti dai quali ci sarebbe stato da attendersi molto di più, probabilmente a corto di argomenti sul tema, attribuiscono le critiche, peraltro corrette e pertinenti, che sono state fatte in questi giorni a obiettivi diversi da quelli finalizzati alla salvaguardia del sistema industriale brindisino e alla tutela dei lavoratori. E ciò dimostra la crisi di idee che a Brindisi caratterizza proprio chi, più e prima di altri, avrebbe dovuto comprendere l’involuzione del settore.
Si rassicurino, almeno per quanto mi riguarda, questi signori. Non vi è alcun fine politico dietro alcuni interventi. E se qualcosa di politico c’è, non è sicuramente legato a pretese elettorali. Semmai, è la dimostrazione concreta di come si dovrebbe effettivamente interpretare la politica. Meglio: la buona Politica.
Avv. Euprepio Curto
Commissario provinciale Udc Brindisi
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