Saluto il Sindaco, il Prefetto, le Autorità civili e militari presenti, e voi tutti amiche e amici.
L’anno giubilare che, come Chiesa cattolica, stiamo vivendo ci invita a intraprendere un pellegrinaggio di speranza in un tempo faticoso, buio e disseminato di macerie; perciò, abbiamo voluto in occasione della nostra festa elevare un grido di pace e di speranza, in un momento in cui non si può più restare indifferenti se non vogliamo diventare complici di tutto il male dilagante che sta producendo il pauroso naufragio di umanità a cui stiamo assistendo.
Perciò, questa sera, più che fare un discorso, voglio rivolgere un appello alla nostra città: ciascuno dei due nostri Santi Patroni manifesta una caratteristica che per noi può diventare fonte di ispirazione e di programma per il nostro vissuto personale e comunitario.
San Teodoro d’Amaséa, il santo soldato le cui reliquie sono approdate nella nostra città esattamente 800 anni fa, è andato incontro al martirio perché non ha voluto rinnegare la fede cristiana, come richiesto dall’Imperatore; dunque, è martire perché ha scelto l’obiezione di coscienza anziché un compromesso che gli avrebbe salvato la vita.
San Lorenzo, figlio della nostra città, frate Cappuccino e grande studioso della Sacra Scrittura, era anche un apprezzato diplomatico, incaricato dai regnanti del suo tempo e anche dal Papa di portare avanti missioni attraverso cui ricucire relazioni deteriorate in seguito a conflitti e tensioni.
Alla luce di questo, vorrei rivolgere il mio appello all’intera città di Brindisi, senza distinzione di religione, di appartenenza politica, di provenienza etnica, di ceto sociale: ripudiamo la guerra e la violenza, chiunque ne faccia uso; sono un’avventura senza ritorno e fonte di distruzione, di morte e di odio. Gli scenari desolati di morte e distruzione della Striscia di Gaza, dell’Ucraina, del Sudan, del Sahel, oltre alle continue violenze che interessano la Siria, lo Yemen, il Myanmar, l’Afghanistan, l’Etiopia, Haiti, i tanti paesi dove sono violati i diritti umani, le violenze dei cartelli della droga in America Latina, hanno riportato le lancette della storia indietro di decenni e segnano una inaudita strage di umanità che sta avvenendo in modo spettacolare e arrogante sotto gli occhi di tutti e con l’incerto e poco efficace impegno dell’Europa e dei Paesi del G7, che solo un anno fa erano qui sul nostro territorio per il loro vertice.
Amiche e amici di Brindisi facciamo una seria obiezione di coscienza verso tutto quello che ha il sapore di illegalità, di violenza, di prevaricazione, di uso della forza contro qualsiasi cittadina e cittadino e che condiziona lo sviluppo sereno del nostro territorio minando alla radice il bene comune, lo spirito di comunità e lo sviluppo economico, turistico e il benessere di tutta la comunità cittadina.
Chiunque di noi ricopre responsabilità di qualsiasi natura, rinunci ai toni violenti dello scontro e della contrapposizione di parte; costruiamo relazioni dialettiche ma disarmate e disarmanti capaci di esprimere posizioni diverse ma senza demonizzare chi non la pensa come noi.
Dobbiamo avere chiara la percezione che qualsiasi atteggiamento violento o linguaggio offensivo nei confronti dell’avversario, esercitato da chi ha responsabilità a qualsiasi livello, ha sempre una ricaduta soprattutto su tanti giovani e persone fragili psicologicamente che si sentono incoraggiati all’uso della violenza, al bullismo, all’odio, rendendosi protagonisti di atteggiamenti illegali che danneggiano le persone e la convivenza civile della comunità.
Facciamo una personale e collettiva obiezione di coscienza contro ogni forma di sfiducia, di disfattismo, di rassegnazione, di compromesso, di ricorso all’illegalità, quella dei colletti bianchi, di cura dell’interesse privato o di parte, per contribuire allo sviluppo di una città, Brindisi, arca di pace, porta aperta accogliente, comunità che della convivialità delle differenze fa la sua forza, laboratorio di sostenibilità ambientale, sociale, etnica, lavorativa, giovanile, per costruire un futuro di speranza.
Impegniamoci tutti a diventare seminatori di valori quali la libertà, la giustizia, la tolleranza, la solidarietà, la partecipazione; fautori di un atteggiamento positivo verso le persone di diversa religione, cultura e visione del mondo; avendo porte e finestre aperte verso il prossimo.
In altri termini: molti contatti personali, scambi di idee, dialogo, anziché violenza nella risoluzione dei conflitti.
Anche noi, Chiesa, politica, associazionismo, scuole, attività industriali, commerciali, terzo settore, volontariato, donne e uomini di buona volontà, scegliamo la strada di tessere con pazienza una rete di relazioni e legami che aiutino tutti a diventare protagonisti dello sviluppo della città, costruttori di bene comune, di percorsi condivisi nel rispetto della diversità ma convergenti nell’unico obiettivo di far crescere la città dove viviamo, perché sia sempre di più casa comune, nel solco della storia che l’ha caratterizzata, col vivo e condiviso desiderio di continuare a scrivere oggi pagine di storia che facciano emergere le potenzialità sommerse di cui questa comunità è ricca e che non fanno notizia.
Qui, questa sera, davanti ai nostri Santi Patroni, vogliamo tutti prendere l’impegno a contribuire, secondo le nostre capacità e possibilità, alla costruzione di una città pacifica dove, deposte le sterili contrapposizioni ideologiche e di parte, si possa contribuire a trovare le strade di un progresso e uno sviluppo che non lasci indietro nessuno e sappia portare il passo dei fragili, dei poveri, di coloro che fanno fatica nella vita e che tuttavia hanno diritto a integrarsi nella comunità cittadina.
Ritroviamo anche noi la limpidezza della coscienza e la bellezza di relazioni e legami tessuti con paziente costanza e così saremo degni discendenti del Soldato di Amasèa, martire fedele, e del Frate di Brindisi, figlio di questa santa terra, e come loro non cammineremo sulle strade polverose della storia facendo udire i passi arroganti del potere umano, ma lasceremo una scia di luce gentile che orienta alla speranza e alla pace, grembo di ogni sviluppo nella giustizia, nella dignità e nella verità.
Pace fra cielo e terra,
pace fra tutti i popoli,
pace nei nostri cuori.
A tutti auguro una serena festa.
+ Giovanni Intini
Arcivescovo di Brindisi-Ostuni
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