La copertina di Agenda Brindisi del 10 luglio ha posto un quesito toponomastico: Via “XX” Settembre o “Venti” Settembre? A ben vedere, una domanda “culturale” perché, come dice Norberto Bobbio, il compito della cultura «è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze».
Ma la domanda, oltre alla soluzione di un problema linguistico, ne pone anche uno d’ordine pratico: l’invito a uniformare la scrittura delle quattro targhe che, a due a due, impudentemente si fronteggiano nella suddetta strada.
In altri termini, la decisione da prendere da parte del competente Assessorato è se fare uso dei numeri ordinali (XX) o delle lettere (Venti). E, di conseguenza, rimuovere le due targhe “sbagliate”.
A volere essere precisi non si può nemmeno scartare l’uso dei numeri cardinali. Prova ne è che al quartiere Casale esiste un caso simile a quello di Via XX (o Venti) Settembre. Qui la strada è indicata con i numeri ordinali (Via XV Novembre) e, dalla parte opposta della carreggiata, con i numeri arabi, sia per il giorno che per l’anno (Via 15 Novembre 1918)!
Queste circostanze mi hanno fatto riflettere sul pressapochismo con cui, a vari livelli, si affrontano i problemi anche spiccioli di vita quotidiana. Da una parte, infatti, non ci si rende conto che nella toponomastica cittadina, per indicare le cifre, vengono usati numeri (cardinali e ordinali) e lettere. Dall’altra mi riferisco a chi compete il posizionamento manuale delle targhe non si presta attenzione al fatto che quella distante solo pochi metri è scritta in maniera diversa.
A distogliermi per un po’ da questi pensieri è la decisione dell’ultima ora della Giunta capitolina del sindaco Marino di abolire i numeri romani nei documenti e nelle strade della Capitale. Ma come? C’è il problema di Mafia Capitale, quello del degrado e della sporcizia sbandierato a più riprese dal New York Times, quello degli scioperi in piena estate a Fiumicino, quello del continuo defilarsi di assessori, e si sta pensando di abolire anche i numeri romani? Francamente, davanti a questa “rivoluzione” il problema delle targhe di Brindisi diventa un non-problema!
Per una qualche attinenza con le targhe nostrane è però interessante leggere i commenti riportati da Il Messaggero su tale provvedimento. A cominciare da quello del ministro dei Beni Culturali: «Spero osserva Dario Franceschini che ci sia spazio per un ripensamento. I numeri romani sono un pezzo della nostra identità, in particolare a Roma. E mantenerli avrebbe un valore non soltanto culturale ma anche di memoria e educativo per le future generazioni».
Un tono più sferzante è quello di un celebre linguista ed ex ministro: Tullio De Mauro. «L’uso nobilitante delle cifre romane afferma De Mauro è andato avanti, senza problemi, per tanto tempo. Ora si è svegliato Marino, il quale farebbe bene a occuparsi invece del numero preciso, magari anche contandole con le cifre romane, delle buche nelle strade. Per poi procedere alla sollecita riparazione».
Invece il filologo Maurizio Bettini così spiega la sua contrarietà al provvedimento: «La numerazione romana è preziosa, perché posizionale. Se per esempio la stanghetta I la metti dopo XX, viene fuori ventunesimo. Se invece la metti in mezzo alle due X, viene fuori diciannovesimo.. Questa è una forma cognitiva interessante, da non perdere, perché lega le quantità numeriche alla disposizione spaziale. Queste forme ti aiutano a ragionare. Se le abolisci, perdi una forma culturale importante. È come abolire una lingua. Oltretutto vedendo le cifre romane nella segnaletica stradale, ti abitui a quel linguaggio numerico e poi davanti alla targa di un monumento capisci più o meno di che cosa si tratti».
Ma, a parte le strumentalizzazioni politiche sempre di grande attualità, come si esce da questa impasse? È molto semplice: riprendendo in mano la Grammatica italiana e lo Zingarelli!
I numeri cardinali si scrivono generalmente in lettere in un normale contesto discorsivo (ci vediamo alle tre…; andiamo a fare quattro passi…; te l’ho detto mille volte…). Si scrivono preferibilmente in cifre (che si chiamano “arabe” in quanto inventate dagli Arabi e portate in Europa nel Medioevo) per evitare parole troppo lunghe (l’anno è di 365 giorni…; gli alunni sono 627…) e soprattutto nell’uso matematico, tecnico e scientifico (3,14…; pagina 7…; 2230 m s.l.m…).
Si scrivono generalmente in cifre anche l’età e le date, come quella del 20 Settembre 1870. In certi casi il numero si può scrivere in lettere, specialmente in riferimento agli avvenimenti storici o alle festività: Cinque Maggio, Quattro Novembre, Venti Settembre…
I numeri ordinali si scrivono generalmente in lettere se sono minori di 10 o in contesti linguistici discorsivi o di significato convenzionale (Nibali è arrivato quarto…; la sera della prima al Nuovo Teatro Verdi…; il secondo tempo di Enel Basket Brindisi – Armani Milano…). Si scrivono invece con le cifre romane negli altri casi e, in particolare, per indicare nomi di imperatori, re, papi, oppure nomi di imbarcazioni o veicoli speciali.
I numeri romani si usano anche per indicare i secoli o certi particolari giorni del mese che si riferiscono a ricorrenze storiche: XXV Aprile, XX Settembre… È quindi in linea con l’impiego del numero ordinale il prof. Antonio Caputo quando, a proposito di Via XX Settembre, precisa: «… così denominata per commemorare il ricordo della presa di Roma ed al contempo l’epilogo del potere temporale dei Papi».
Da ciò si evince che le numerazioni usate per le due vie brindisine (ma potrebbero essercene altre) sono tutte grammaticalmente corrette. Si tratta solo di adottare un criterio di uniformità valido per tutte: Via 20 Settembre o Venti Settembre o XX Settembre.
Un po’ diverso è il discorso per Via 15 Novembre 1918, in quanto l’attuale targa NON celebra alcuna data storica. Per un errore (sembra più volte evidenziato a chi di competenza) la strada del Casale doveva essere dedicata al 12 Novembre 1918, giorno in cui l’ammiraglio Paolo Thaon di Revel firmò il “Bollettino della Vittoria Navale” della Prima Guerra mondiale (come si evince dalla targa bronzea posta sul lungomare). In questo caso, quindi, si dovrà dapprima eliminare il grave errore di data e, successivamente, provvedere a uniformare le targhe presenti lungo la strada!
Il mio parere sulla querelle tra numeri arabi o romani? I ricordi (mi riferisco a quelli delle Elementari…) mi portano ad assimilare al simbolo “XX” il suono “ventesimo”. Non mi pare perciò corretto (foneticamente) leggere: Ventesimo Settembre 1870… Ergo, preferisco le cifre arabe o, in alternativa, quelle scritte in lettere.
Guido Giampietro
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