August 16, 2025

«Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». Mi piace chiudere così, con le parole di Cesare Pavese, una campagna elettorale difficile e bellissima, nella quale ho incontrato e ascoltato tanta gente. Con bisogni e speranza. E capito cosa serve per non deludere le sue aspettative.

 
Coniugare sentimento e tecnica, governo e sogno, scelte e ideali: non è una grande novità, del resto la politica ha sempre dovuto farlo. Ma oggi, soprattutto a Brindisi, il copione è particolarmente difficile e, si sa, le strade in salita non si percorrono mai da soli. Per questo la città ha bisogno di coesione. Appartenenza significa scoprire che i problemi si risolvono nello spazio comune. Mentre spesso a Brindisi le divisioni hanno seminato il peggiore immobilismo. E ancor peggio farebbe oggi un clima di conflittualità. La città ideale supera le questioni personali, il protagonismo dei singoli, i toni esasperati, e poi mette il futuro a fattor comune. Quello di una città più competitiva, bella, pulita e accogliente.

 

 

La spinta al positivo, all’unire, al crescere insieme è una partita che va oltre le stanze chiuse del Comune e si gioca nelle strade, nelle imprese, nelle famiglie, nei luoghi della solidarietà. La nostra idea di città è questa: una grande piazza senza divisioni nella quale ognuno faccia la propria parte, mettendoci faccia e passione. Vogliamo inaugurare una “stagione al plurale”, lo abbiamo già detto senza suggestioni retoriche. Ascolteremo tutti, non ci stancheremo di farlo perché è il lavoro che abbiamo già cominciato. Un buon amministratore deve essere attento a tutto ciò che accade in città, dalle periferie alle grandi domande che indagano il futuro. Vogliamo rovesciare lo schema di città pensata dal centro. Ragioneremo al contrario, suggerendo alla politica la nostra idea di centralità, ricucendo i quartieri, sostenendo il quotidiano, ripulendo il degrado e “piantando il decoro”. Non è facile ma ci proveremo.

 

Lavorerò a una squadra vincente senza personalismi, che sappia trascinare e coinvolgere, e soprattutto lavorare con competenza e determinazione. Ho l’ambizione che da uomo di sport mi fa pensare che nessun obiettivo è impossibile se c’è la volontà e la passione di inseguirlo fino in fondo. Ho l’entusiasmo giusto per offrire il mio dna manageriale e trasformare la macchina comunale in un modello di efficienza. La città aspetta innumerevoli risposte, quelle che la passata Amministrazione non ha saputo dare, ha lasciato in sospeso o, peggio, ha dato aggravando i problemi. Sono tanti i nervi scoperti, dal porto all’Università, dalla cultura allo sport, dall’igiene urbana alla sicurezza, dal turismo alla mobilità, dalla salute al lavoro, dalla legalità alle politiche giovanili, un complesso dossier urbano che il nostro programma passa in rassegna e nei prossimi mesi lo farà ancor più in modalità partecipata: i Comuni devono fare i conti con bilanci striminziti, per questo vogliamo dotarci di un ufficio con competenze esclusive in materia di finanziamenti europei e aprire un dialogo con la Regione, che detterà le regole su temi e tempi dei progetti da candidare.

 

Non ho promesse da fare se non quella di dedicare alla città tutto il mio impegno e la mia forza per risollevarla dal fondo. So che da soli non basteranno, allora chiedo ai brindisini di partecipare a questa esaltante sfida: vogliamo costruire una storia bella e pulita. Amare la città è sentire il dovere di mettersi in gioco. Amare la città è riprendersi l’orgoglio di sentirsi Brindisini.

 
Nando Marino

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