September 25, 2025

A Brindisi si apre una fase che può segnare una svolta storica. Con l’avvio delle attività di Eni Storage Systems, la joint venture tra Eni e Seri Industrial, prende corpo l’idea di trasformare la città in un centro strategico per la transizione energetica. È stato annunciato un polo capace di produrre oltre 8 GWh all’anno di batterie litio-ferro-fosfato e di assemblare sistemi bess, gli accumulatori che permettono di immagazzinare energia e rendere più sicura la rete elettrica. Non è un dettaglio, perché parliamo di un settore destinato a crescere rapidamente, con l’ambizione dichiarata di coprire oltre il dieci per cento del mercato europeo delle batterie stazionarie. Numeri che, se davvero confermati, farebbero di Brindisi uno degli snodi industriali più avanzati del continente.

Eppure, accanto agli annunci, rimane una domanda che non può essere rimossa. Chi beneficerà davvero di questa trasformazione? Perché se è vero che il progetto apre scenari di sviluppo, è altrettanto vero che la città non può permettersi di restare ai margini, ridotta a semplice contenitore di un investimento deciso altrove. Brindisi ha già pagato in passato il prezzo di scelte calate dall’alto, con sacrifici ambientali e sociali che hanno inciso profondamente sulla comunità. Oggi serve un impegno chiaro e vincolante che garantisca lavoro stabile e qualificato, vero coinvolgimento delle imprese locali e percorsi di formazione capaci di trasformare l’innovazione in opportunità per i giovani e meno giovani.

Il rischio, altrimenti, è che la grande promessa dell’investimento per le bess e in generale per la transizione energetica, possa alimentare aspettative che potrebbero essere disattese. Non bastano le cifre roboanti, serve un cronoprogramma trasparente che dica come, quando e con quali strumenti il progetto diventerà realtà. Non basta sventolare il vessillo della transizione green, serve che la comunità brindisina ne diventi protagonista, che il tessuto produttivo locale venga valorizzato e che il sito non sia solo una fabbrica di batterie, ma anche un centro di ricerca, innovazione e riciclo, capace di chiudere il cerchio in un’ottica di economia circolare.

Preoccupa, in questo quadro, il silenzio del Governo, socio pubblico di Eni, che continua a rinviare confronti decisivi e a non assumersi fino in fondo le proprie responsabilità. Non basta celebrare i progetti a distanza, è necessario riunire subito un tavolo istituzionale permanente, che può essere quello già avviato sulle reindustrializzazione, che metta attorno allo stesso tavolo Governo, Regione, enti locali, aziende e parti sociali. È lì che si decidono le sorti di un territorio, non nelle conferenze stampa patinate o negli slogan.

Noi crediamo che Brindisi abbia diritto a giocare la sua partita fino in fondo. Non è accettabile che le ricadute economiche vadano altrove mentre qui restano soltanto le briciole. Non è tollerabile che il futuro venga raccontato senza dare risposte concrete su occupazione e sviluppo. Per questo continueremo a incalzare Eni e Seri Industrial, ma anche il Governo, perché la sfida dei bess non diventi l’ennesima promessa mancata.

 

Alessio Carbonella, consigliere comunale PD Brindisi

No Comments